Setsubun è il nome di una festa giapponese che si tiene ogni 3 febbraio per celebrare l’arrivo della primavera. Si tratta di un’occasione particolarmente gradita ai bambini, che secondo l’usanza ricevono il compito di scacciare i buffi e innocui Oni (orchi) dalla propria casa, lanciando manciate di fagioli contro degli adulti mascherati. Ma nei luoghi più sacri del paese, in grado di suscitare l’interesse di ben altre creature, occorre schierare guerrieri più formidabili e addestrati. Nell’isola di Shikoku, regione caratteristica e rurale, ci sono cittadine sperdute in cui tutto è ancora possibile e gli eroi leggendari, da un momento all’altro, sono pronti a ritornare in vita. Questo singolare numero scenografico, opera del tempio di Izumo-Taisha presso Matsuyama, vede un entusiastico monaco vestire i panni di un antico dio, per affrontare la versione in forma ridotta del più terribile mostro giapponese: Yamata no Orochi, il gran serpente. Il video, che si accompagna ad una serie di variopinte fotografie, è opera di The Roving Ronin, blogger viaggiatore. La storia da cui nasce, frequentemente reinterpretata attraverso i secoli e nei moderni manga e videogames, merita un breve approfondimento.
Secondo la dottrina shintoista, la dinastia degli imperatori giapponesi discende dalla dea solare Amaterasu e si basa su tre meriti fondamentali: la saggezza, la benevolenza ed il valore. Ciascuno di essi, tradizionalmente, si accompagna ad una sacra insegna del potere, ovvero uno dei cosiddetti tre tesori: lo specchio ottagonale di bronzo, la gemma magica e la spada. Quest’arma esiste ancora, si chiama Ama-no-Murakumo-no-Tsurugi (Spada delle nubi celesti) e, ovviamente, non è un’arma come tutte le altre. Tanto per cominciare, il fondatore di Yamato l’aveva ricevuta in dono da Susanoo, il dio del mare e delle tempeste.
Costui, fratello irrequieto e dispettoso di Amaterasu, era solito infatti vagabondare per il paese, lasciando che le acque si calmassero dopo una delle sue molte malefatte. Si narra che un giorno, per caso, avesse incontrato una coppia di anziani kunitsukami, divinità minori, che vivevano insieme alla figlia nella regione di Izumo, a sud del Giappone. A colloquio con l’intera famiglia presso le acque del fiume Hii, il giovane eroe chiese loro perché stessero piangendo. “Un tempo avevamo 8 figlie” Rispose il vecchio “Ma ogni anno, il serpente gigante di Koshi viene a farci visita e reclama in sacrificio il sangue del nostro sangue. Questa ragazza è la Principessa Inada, ormai nostra unica erede. Presto, verrà anche lei divorata.”
Susanoo, spinto da uno spontaneo senso della giustizia, decise che era giunto il momento di porre fine alle loro sventure. Ma prima di entrare in azione, chiese quale fosse l’aspetto di quest’orrida creatura…
“I suoi occhi sono rossi come la bacca dell’akagahachi, ha otto teste ed otto code. Su di lui crescono muschi e licheni. La lunghezza del corpo è pari a quella di otto valli ed otto monti. Il suo ventre è perennemente infiammato” Ora, a parte l’ultimo dettaglio che, diciamo, può essere interpretato in vari modi, non c’era alcun dubbio sul fatto che si trattasse di una bestia spaventosa. Susanoo decise quindi di usare un espediente. Mettendo a frutto i suoi poteri trasformò la ragazza in un pettine, che ebbe istantaneamente nome Kushinada (kushi-pettine+Inada) e se lo mise nei capelli. Poi fece disporre otto barili di sakè di fronte alla dimora degli sconsolati genitori, mettendosi in agguato tra gli alberi della foresta. Quando il mostro venne alla ricerca del suo agognato pasto, non trovando nessuno ad attenderlo, cedette alla tentazione di ubriacarsi e cadde subito addormentato.
Susanoo, in quel periodo, usava in battaglia un’enorme coltellaccio detto Totsuka-no-Tsurugi (la lama lunga 10 spanne) che aveva portato con se dal palazzo del cielo. Sfoderato il temibile arnese, si avventò quindi sul mostro e cominciò a farlo a pezzettini. Il fiume Hii diventò presto rosso sangue. Secondo il racconto fu allora che, all’interno di una delle code, Susanoo trovò con sua estrema sorpresa Ama-no-Murakumo-no-Tsurugi, la spada leggendaria che fece subito sua. Passati molti anni e innumerevoli avventure, Susanoo decise infine di donare quest’arma magica agli uomini, che seppero farne buon uso.
E la principessa-pettine? Secondo alcune versioni del mito, un bel giorno tornò ragazza e si sposò con lui.