La terra dei draghi di basalto

800px-MH_battle

Monster Hunter è tra le più terribili rappresentazioni digitali del conflitto tra uomo e natura. Nato nel 2004 in Giappone, allo scopo di fornire una proposta online di action/rpg su Playstation 2, si è presto costruito una base di estimatori grazie alle singolari meccaniche di progressione del giocatore, al design artistico delle creature ed al livello di sfida tanto elevato quanto appassionante.  La storia di questa serie rispecchia un cambio di prospettiva importante nella concezione del gaming portatile in Giappone, e forse per la prima volta consente alla PSP di Sony di proporsi come valida alternativa ai prodotti Nintendo.

basarios

Gli anni successivi al 2000 avevano visto la caduta di una barriera tecnologica significativa nel mondo dei videogiochi: le limitazioni all’infrastruttura multigiocatore su console. Sull’onda del grande successo dei primi giochi su PC ad alto budget progettati espressamente per battaglie su Internet (Tribes nel 1998, Unreal Tournament e Quake 3 l’anno successivo) la Microsoft annuncia l’imminente uscita della console X-Box. La modernità di questo prodotto  va ben oltre le prestazioni notevoli del suo hardware: viene infatti promesso che entro l’anno successivo verrà dotato del servizio completo di matchmaking e community oggi noto come X-Box Live. Entro natale del 2002, grazie al supporto dello scenografico shooter robotico MechAssault e di un ottimo adattamento della serie di sparatutto Unreal, il successo ottenuto sul mercato degli Stati Uniti permette a Microsoft di espandere l’esperienza del gaming competitivo oltre il pubblico degli elitari PC gamer. Segue di poco la risposta commerciale del competitor Sony, che sfruttando l’alloggiamento di espansione della Playstation 2 introduce sul mercato un’adattatore ethernet dedicato, offrendo quindi ai suoi sviluppatori un kit per la produzione di giochi abilitati al multiplayer online. Proprio come per il visibilmente incompleto prototipo di controller  che all’ultima E3 è stato contrapposto in tutta fretta al fenomenale Natal, il colosso giapponese di Tokyo mancava delle funzioni più avanzate della concorrenza. Niente portale dedicato, lista amici, chat vocale o gestione del profilo integrata – per lo meno, il servizio era del tutto gratuito. Questo primo accenno di Playstation Network resta tuttavia significativo per alcuni titoli first-party di alta qualità, su tutti lo shooter tattico SOCOM, e soprattutto nella misura in cui la giapponese third-party CAPCOM seppe farne la sua piattaforma elettiva per l’online. In sostanza, stiamo parlando dei primi titoli multigiocatore di successo ad avere una matrice puramente nipponica.

broadbandhardware-ps2adapter1

La casa produttrice di Street Fighter era stata molto rapida nel capire l’importanza del multiplayer online, tanto da aver gia effettuato verso la fine degli anni 90 alcuni esperimenti sul pioneristico Dreamcast, l’ultima console prodotta dalla Sega e dotata di vecchi e limitati modem a 56k – in particolare Super Street Fighter X ed altri beat’em’up tradizionali. Ma cinque anni dopo, con tecnologia hardware e connessioni molto superiori, le potenzialità da sfruttare sono ben altre.
Nel 2003, lanciando Resident Evil: Outbreak la CAPCOM ripropone il più famoso franchise ammazza-zombie in un formato a quattro giocatori, basato sulla cooperazione tra personaggi dotati di armi e capacità differenti. Benchè lontano dall’immediatezza e spettacolarità del moderno Left 4 Dead, Outbreak ottiene un moderato successo commerciale in Giappone e Stati Uniti. La prima spiacevole conseguenza è un frettoloso adattamento per il mercato PAL, che in assenza di server per il nostro territorio ne forza l’uscita trasformandolo in gioco single player con l’assistenza dell’intelligenza artificiale.  Solo l’anno successivo, in preparazione per l’obbligatorio seguito, CAPCOM impiega a pieno le sue risorse per implementare un network dedicato su scala globale. Nel frattempo, un secondo team di sviluppo interno sta preparando il primo Monster Hunter: il gioco esce in Giappone a marzo del 2004, solo qualche mese prima che la Sony decida di irrompere sul mercato dei portatili con la PSP.

Monster Hunter è un gioco a missioni quasi del tutto privo di trama. Un numero di cacciatori variabile tra uno e quattro riceve di volta in volta il compito di sconfiggere creature pericolose o leggendarie, con il solo scopo di aumentare il proprio status presso la gilda e le ricchezze a disposizione. Una volta sul campo, l’azione di gioco è del tutto in tempo reale e soggetta al controllo diretto. Non c’è nulla di automatico o semplificato, e la riuscita della battuta di caccia dipende quasi sempre dall’abilità dei giocatori nell’impiegare equipaggiamento ed armi.
L’aumento condizionato della propria forza in battaglia non è soggetto a punti di esperienza o  al livello dei personaggi o delle skill, come nella maggior parte dei CRPG, ma dipende dalle protezioni e dall’arma in uso. Il miglioramento di questi elementi, a sua volta, consegue dal raccoglimento di materie prime di ogni tipo, tra cui parti lavorate degli stessi mostri oggetto della caccia. Il giocatore integra queste risorse portando a termine attività di pesca, raccolta di piante e prospezione mineraria. E’ un concept semplice e limitato, ma ha diversi punti di forza. In primo luogo, l’assenza di un protagonista definito permette la totale immedesimazione nel proprio avatar. Secondariamente, risulta estremamente adatto a sfruttare un tema molto apprezzato dai videogiocatori Giapponesi: il collezionismo. Così, mentre nel sommamente popolare Pokèmon di Nintendo ogni sorta di creatura fantasiosa può teoricamente diventare il fedele compagno del giocatore, qui egli è chiamato ad uccidere giganteschi e terrificanti mostri, per poi indossarne o brandirne i resti. A parte le implicazioni truculente, la correlazione è diretta e significativa. In Monster Hunter più che mai, Gotta Catch’em’All.
A questo punto, la strada è aperta. Nel giro di due anni, attraverso il rilascio di un’espansione stand-alone e dell’ottimo seguito, la nuova serie riscuote continui successi di critica e pubblico, in modo particolare nel suo paese di origine. Nel 2005, la rivoluzione: Monster Hunter Portable, la prima iterazione per PSP della serie, è forse il gioco migliore e di maggior successo per questa nuova e potente console portatile. Adattamento fedele del primo episodio per Playstation 2, non scende ad alcun tipo di compromesso di grafica o gameplay, al di fuori del sacrificio di una funzione apparentemente fondamentale: l’online. Ancora una volta un gioco multigiocatore CAPCOM giunge sul mercato senza ciò che ne giustificava la stessa esistenza, ma i risultati sono completamente differenti. L’inerente praticità nell’utilizzo del sistema PSP nell’organizzare partite in Wi-Fi AdHoc  rende questo gioco un vero must nell’informatizzato Giappone. Il paese in cui una panchina su due trovava ragazzi più o meno giovani a scambiarsi Pokèmon e farli combattere aveva trovato un nuovo hobby nazionale.
Il MMORPG ufficiale, uscito nel 2007 per PC con il titolo Monster Hunter Frontier, pur riportando la serie online non raggiunge lo stesso status di culto, ed è per questo ancora in stand-by per il mercato occidentale, sul quale probabilmente non vedrà mai la luce.

750px-MHFseason4_1_1280

L’ultimo seguito/espansione per PSP invece, Monster Hunter Portable 2nd/G, detiene attualmente il record di vendite per questo sistema. Si parla di oltre tre milioni e mezzo di copie nel solo Giappone. La progressiva aggiunta di contenuti e features, tra cui un’intera campagna di missioni pensate per il single player e la possibilità di allevare e portare con sè in battaglia bizzarri gatti umanoidi come aiutanti, hanno fatto di questo gioco un’epopea dalla longevità quasi infinita. Un giocatore dotato delle armi adatte a combattere le creature più impressionanti ed i draghi anziani può facilmente aver investito oltre 200 ore di gioco, avendo di volta in volta importato il proprio salvataggio sull’episodio più recente. Oggi inoltre, attraverso servizi di tethering dedicati come Xlink Kai ed Adhoc Party di Sony (per ora disponibile solo su PS3 giapponesi) la community di Monster Hunter è riuscita nuovamente a farne un gioco online orientato alla cooperazione, e si riunisce quotidianamente su Internet allo scopo di completare le più difficili e svariate battute di caccia: in un dato momento, è probabile che diverse centinaia di giocatori siano online allo stesso tempo tra i due diversi provider. Il prossimo episodio, che ha gia sbancato tutti i record di vendita su Wii in Giappone, riporterà la serie alle origini con una versione per console fisse ed un servizio online first-party fornito dalla stessa CAPCOM. Voci ottimistiche prevedono addirittura la possibilità che quest’ultimo venga offerto gratuitamente, per lo meno qui in Occidente – nella versione attualmente disponibile in Oriente è previsto il pagamento di un canone mensile. Il gioco ha ricevuto un’impressionante votazione di 40/40 sul magazine d’intrattenimento Famitsu, ed integra innovazioni significative come una grande quantità di nuove creature, un numero maggiore di categorie di armi, avventure sottomarine ed uno stile grafico rinnovato e tecnicamente più moderno. A seguire lo straordinario trailer:

[youtube lcmuWbwrBh4]

Ancora una volta verrà il momento di visitare la mitica terra di Minegarde, affilare il ponderoso spadone d’osso o la katana forgiata nelle terre vulcaniche infestate di granchi Ceanataur. Mettendo da parte Wii Sports, Wii Fit, Wii Resort ed ogni altra sorta di attività tranquille e rassicuranti,  i milioni di possessori della bianca console Nintendo dovranno infine mettere alla prova la propria costanza, abilità di combattimento e furia omicida al cospetto di alcune delle creature più pericolose e difficili da uccidere del mondo dei videogame. Ci sarà da divertirsi!

Lascia un commento