In questo progetto grafico animato di DjSadhu, basato sulle teorie dell’astrofisico indiano Pallathadka Keshava Bhat, si può constatare l’effetto visivo di un fatto largamente noto eppure spesso trascurato: il nostro Sole, come ogni altra stella, non occupa un punto fisso nello spazio. Non stiamo parlando dell’antico modello tolemaico, con la Terra al centro dell’universo e gli altri corpi celesti che gli ruotano intorno ma del semplice dato che l’immobilità, nel mondo naturale e cosmico, non esiste. Così come i pianeti girano intorno ai loro astri, quest’ultimi sono a loro volta parte di un sistema complesso e roteante, la galassia spirale barrata detta Via Lattea. Il tempo necessario perché il Sole percorra un ciclo completo di tale ambiente colossale viene stimato intorno ai 200 milioni di anni e nel contempo tutto ciò che si trova intorno a lui – le stelle vicine, le nebulose, i meteoriti, eccetera – si sposta nello stesso identico modo. Ciò significa che, da un punto di vista pratico orientato all’astrofisica umana, tale movimento è privo di alcuna conseguenza. Si tratta in sostanza dello stesso principio per cui, partendo dal terreno del nostro pianeta, uccelli ed aeroplani non devono preoccuparsi di rotazione e rivoluzione terrestri, già previste da un punto di vista inerziale nella loro traiettoria di partenza. Però personalmente, devo dire che se io vivessi su un granello di sabbia preso nel vortice di una palla di fuoco, sparata a 70.000 Km/h nel vuoto, vorrei saperlo…
C’è una tendenza del senso comune a ricercare il bello e conformarsi ad esso. Persino la matematica, scienza oggettiva per eccellenza, ci permette di definire una serie di proporzioni che naturalmente appaiono gradevoli e attraenti. L’uomo che domina l’universo, in modo fisico ma anche intellettuale, ha così deciso che 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55… Sono la base di tutto ciò che è vivo e significativo, ricorrendo inevitabilmente in ogni tipo di forma biologica o fenomeno minerale. Ma trovare spirali nei fiori e nelle conchiglie, in un certo senso, è già di per se un’astrazione; perché il mondo reale, a differenza delle analogie grafiche, si sviluppa in tre dimensioni e noi spesso ci dimentichiamo della profondità. Allo stesso modo, ci riesce più semplice, appagante e ordinato rappresentare le orbite dei pianeti come se fossero cerchi concentrici, con il Sole al centro. Persino più scientificamente utile. Eppur… si muove! Dal punto di vista filosofico, c’è un mare di differenza.