Tra il pubblico dei grandi eventi, quando c’è bisogno di parteggiare per la propria squadra di calcio ciascuno ci mette del suo, impiegando nel miglior modo possibile le capacità più degne di nota. Gli artisti disegnano striscioni, i poeti preparano canti e slogan, gli accentratori si trasformano in leader con lo scopo di incanalare e dirigere l’entusiasmo della folla. Lo sforzo collettivo può essere coordinato o meno, le diverse vie operative incontrarsi stilisticamente oppure non farlo affatto. Ma nei casi, fortuiti o meno, in cui l’intero spalto applichi un intento e una metodologia comune non c’è praticamente limite alla spettacolarità del risultato…Si possono delineare ondate con il movimento delle braccia, creare manovre collettive con grandi bandiere o realizzare cori tra i più lunghi e sofisticati. In Corea del Sud c’è anche un’altra possibilità: lo schermo LCD umano, in grado di raffigurare e dare movimento alle più varie scritte o immagini divertenti. Una soluzione talmente straordinaria che forse, occasionalmente, può addirittura sottrarre spettatori alla partita in campo. Si tratta di un improvvisato monitor semovente fatto di persone, ciascuna magicamente in grado di assumere a piacimento uno fra tre colori: fronte o retro della loro uniforme più a sorpresa un terzo, nascosto sotto lo speciale grembiule ribaltabile.
Un moderno televisore, diciamo un qualsiasi LG o Samsung, funziona in base all’applicazione del flusso elettrico su particolari sostanze intrappolate tra due vetri, i cristalli liquidi. Nella versione da stadio di tale concetto mancheranno i filtri polarizzanti e la retroilluminazione, ma ciò viene ampiamente controbilanciato dalla natura intelligente e autonoma di ciascun pixel, in grado per sua natura di spostarsi, quando previsto dal programma, tra le diverse celle della sua metaforica matrice. La precisione esecutiva dei figuranti e la più totale assenza di errori potrebbero far pensare all’impiego di un qualche sistema di temporizzazione distributiva, magari una app per smartphone o dei cercapersone, usati per segnalare quando muoversi o cambiare colore; non che l’eventuale conferma di tale ipotesi possa togliere alcun merito all’idea, sia dal punto di vista creativo che per la sua innegabile efficacia finale.
Di nuovo, come per le Olimpiadi di Pechino del 2008, osservando l’Oriente e le sue attività figurative di gruppo non si può fare a meno di constatare doti specifiche e un senso della collettività particolarmente degni di nota.