Ogni sera, al tramonto del sole, nel villaggio di Wagah viene eseguita da oltre 50 anni una cerimonia di stampo marziale che è anche una danza, il più significativo dei drammi teatrali e la vera e propria metafora di una colorata ma solenne battaglia. I soldati indiani della B.S.F. (Border Security Force) incontrano i Ranger del Pakistan nel punto più sensibile al confine tra i loro due paesi, con lo scopo di ammainare le rispettive bandiere all’unisono e chiudere un imponente cancello metallico, l’unico passaggio stradale nel raggio di migliaia di chilometri. La scena dura circa mezz’ora e costituisce meta di innumerevoli curiosi e turisti internazionali, avendo assunto a partire dal 1959 tutte le caratteristiche distintive di uno spettacolo popolare. In tempi recenti, per decreto di un maggior generale, è stato deciso di ridurre il grado di aggressività impiegata nel corso del rituale, non solo allo scopo di contenere l’ostilità percepita tra India e Pakistan, ma anche per i danni alle giunture dei partecipanti, dovuti all’intensità di alcuni suoi passaggi quotidiani, particolarmente energici e faticosi.
Un incaricato con microfono si occupa di incitare la folla all’entusiasmo, mentre il suono riconoscibile delle trombette bugle, squillante e monocorde, fa da preambolo all’entrata in scena dei soldati delle due parti, vestiti in uniforme da parata completa di caratteristici copricapi a ventaglio. Le tenute sono identiche in tutto tranne che nel colore. L’impeccabile pantomima, quasi perfettamente simmetrica, prevede allora una ricca serie di gestualità aggressive e grida, attentamente calibrate allo scopo di rappresentare l’imprescindibile contrapposizione istituzionale. Dopo la sfilata degli schieramenti, effettuata con uno stile di marcia minaccioso infarcito di calci all’indirizzo del “nemico”, i due rappresentanti più alti di statura per ciascuna parte recuperano in contemporanea le rispettive bandiere e si affrontano con sguardo torvo, mentre guardie armate, dette Jawan, si atteggiano come fossero pronte ad intervenire. Ma passato tale momento di coreografica inimicizia, i militari si stringono bruscamente la mano, chiudono la porta, si voltano e tornano al punto di partenza con tutto il loro seguito, tra il tripudio e l’esultanza degli spettatori. Al pubblico di ciascun paese non è assolutamente permesso di mescolarsi con l’altra parte o comunicare in alcun modo.
La cerimonia del villaggio di Wagah, centro abitato che venne letteralmente tagliato in due dall’istituzione del controverso confine del 1947, costituisce un simbolo di orgoglio nazionale che è tuttavia anche motivo di aggregazione, nonché l’esasperazione visuale di un’avversione teorica tra popoli un tempo uniti. Nella sua natura festosa si nasconde, ottimisticamente, il seme di una futura riapertura e unione.