Nella Saatchi Gallery e nel Tate Modern di Londra sono state recentemente esposte, almeno fino all’intervento della sicurezza, due opere d’arte nate da un raro tipo di processo creativo, del tutto accidentale: intitolate ufficiosamente “Doug” e “Michael”, si presentavano con l’aspetto di individui in camicia e cravatta, dagli occhi chiusi e con pallina gialla in bocca. Persone vere piuttosto che sculture iperrealistiche, all’insaputa dei molti visitatori presenti in quel momento nelle due gallerie, sono stati trasformati nel soggetto principale di innumerevoli fotografie e approfondite discussioni. Cosa avranno detto su di loro? Ma soprattutto, che avremmo pensato noi?
Perché al principio l’arte è movimento, dinamismo, vitalità. Nasce con un sentimento fantasioso che esplode dalla mente e scorre nelle mani del creativo, assumendo attraverso i suoi gesti forma materiale, affinché altri possano trarne giovamento e goderne a un qualche livello intellettuale. Ma al termine del lungo attimo della sua generazione, posato il pennello o gli strumenti da scultore, l’opera d’arte resta immobile e stazionaria, preservata in eterno come un fossile pietrificato o il manoscritto di un’irripetibile dottrina, soggetta da quel giorno allo scrutinio della sua posterità. Più di una persona è stata trascinata a sua insaputa dal vortice variopinto dell’arte: se non vuoi essere il creatore, diventi tu la creazione. Non potete renderla ridicola senza commentarla in un qualche modo, belle statuine. Ora fermi che vi faccio anch’io la foto.
Questa iniziativa di stampo goliardico si potrebbe dire una versione riveduta del concetto di guerrilla art, il processo che consiste nell’esporre anonimamente e senza permesso le proprie opere in un museo. L’operato di questi mattacchioni di YouTube, forse non poi così sprovveduti e inconsapevoli, aderisce al 100% alle tecniche di tale corrente sovversiva, creata negli anni ’70 sulla base delle opere di Banksy, l’artista graffitaro oggi famoso in tutto il mondo che appendeva le sue tele nei più importanti musei degli Stati Uniti.
Dal momento stesso in cui hanno addentato la pallina e si sono messi nel mezzo di una mostra, anche Doug e Michael sono entrati a farne parte – volenti o nolenti. A mio parere non dovrebbero sentirsene affatto sminuiti: vuol dire, in fondo, che qualcuno li ha notati.