Le fortezze corrugate della vecchia Merv, prima metropoli sulla Via della Seta

Quanto popoloso poteva essere, davvero, un antico centro cittadino? Senza i vantaggi della sanità moderna, senza i i servizi di manutenzione, mezzi di trasporto, comunicazione a distanza… La verità è che gli uomini hanno sempre avuto delle ottime ragioni per vivere all’interno di collettivi adiacenti. Ed eccezioni confermarono, attraverso le epoche, i limiti che abbiamo preventivamente delineato: Babilonia, Roma, Costantinopoli, il Cairo, Baghdad, Pechino, Kyoto. Ogni volta che le cose assunsero proporzioni spropositate, è possibile individuare un’ottima ragione culturale, religiosa, strategica o commerciale. E qualche volta la perfetta comunione di ciascuna di esse, sebbene esistano dei luoghi che il senso comune sembrerebbe aver deciso di dimenticare. Perlomeno quello globalizzato che tende a far capo, nella stragrande delle circostanze, alla limitata prospettiva d’Occidente. Se volete gentilmente superare questa roccia d’arenaria nell’Asia Centrale, vicino l’oasi e città che nell’odierno Turkmenistan viene chiamata Mary, scorgerete all’orizzonte un’intrigante commistione di edifici. Quella è Merv, centro della satrapia di Margiana durante l’impero degli Achemenidi, quindi al termine dell’epoca ellenistica, capitale incontrastata dei Selgiuchidi a partire dall’anno Mille, per un periodo di due secoli durante cui divenne probabilmente il singolo insediamento più gremito al mondo, abitato da oltre 200.000 anime, disseminate tra elevate regge, palazzi fortificati e zone adiacenti.
Ecco dunque palesarsi, al passo successivo nella direzione indicata, la più vasta struttura ancora in piedi di questo luogo topico, negli anni successivi messo a ferro e fuoco dai Mongoli e poi necessariamente abbandonato, successivamente avrebbe guadagnato il nome di Grande Kyz Kala. Il più importante esempio di köshk (o kushk) ovvero un tipo di fortezza costruita con mura parzialmente in terra al di sopra di una piattaforma rialzata, che in origine avrebbe contenuto le magnifiche sale ed i molti tesori di una figura di alto rango nella classe dirigente coeva. Una creazione dalla merlatura evidente, un tempo sormontata da quattro torri di guardia in legno che dominavano il terreno antistante, ed il cui maggior elemento di distinzione risulta senza dubbio essere la forma zigzagante della cinta muraria esterna costruita con mattoni, in grado di raggiungere i 15 metri di altezza. Un progetto dall’apprezzabile valenza decorativa, il cui scopo principale probabilmente andrebbe individuato nel rafforzamento ulteriore della solidità strutturale, come noto attraverso i secoli ai costruttori di opere murarie non lineari. Un simile castello, risalente al XI secolo in base alle monete ritrovate dagli archeologi all’interno e fronteggiato a un centinaio di metri da una struttura simile chiamata la Piccola Kyz Kala, non costituisce tuttavia altro che il primo biglietto da visita, di un sito e parco archeologico dalle proporzioni misurabili in chilometri, la cui antichità e rilevanza hanno continuato ad affascinare gli archeologi anche successivamente alla chiusura dei confini turkmeni…

Molti furono i nomi di questo luogo. La perla del deserto, l’incontro di ogni cosa, la madre del mondo, la città sovrana del Khurasan, nonché polo dove ebbero a convergere artigiani, architetti, costruttori di meraviglie. Di cui la prima, in ordine tempo, sarebbe sorta attorno al VII secolo a.C. nello stile di una fortezza persiana dalla pianta circolare, di cui oggi resta unicamente il terrapieno sopraelevato e che successivamente al passaggio semi-leggendario di Alessandro Magno sarebbe diventata l’acropoli di un polo urbano concepito in base ai canoni dell’Occidente. Tanto che all’arrivo successivo dei Parti, e quindi i Sassanidi che ne avevano fatto capitale di una satrapia, fu ritenuto opportuno costruire ulteriori cinte murarie distinte, relegando l’originale fortezza al ruolo di ultimo bastione difensivo.
Successivamente alla rivoluzione Abbaside che aveva rovesciato uno dei maggiori califfati della storia islamica nel 746, lo spostamento dei rapporti di forza ed influenza politica giunse a fare di questo luogo un centro politico, oltre che commerciale, di primaria importanza. Durante questo periodo, che vide tra le altre cose la costruzione delle due Kyz Kala, lo storico arabo Al-Muqaddasi descrisse Merv come “Gradevole, magnifica, vasta ed elegante”. Con il trasferimento in questi lidi del settimo califfo abbaside Al-Mamun, tra l’813 e l’818, la città diventò nei fatti temporanea capitale del mondo islamico, acquisendo un prestigio che non sarebbe presto passato in secondo piano. Nel XII secolo il geografo al-Idrisi lodò estensivamente la qualità del suo cotone e della seta, semplicemente superiore a quella di qualsiasi altro luogo a lui noto.
La conquista da parte dei selgiuchidi turkmeni avvenne nel 1037 e senza senza alcuno spargimento di sangue, con l’arrivo del capo Tughril accolto a gran voce dalla popolazione, fortemente in disaccordo con le scelte del precedente governante, il sultano Mas’ud I. Successivamente governata, in un primo periodo, dal fratello di Tughril, Chagri, entro la fine dell’XI secolo l’estensivo centro si era trasformato nella capitale di tutto l’Impero. Fu in quest’epoca che essa vide il sorgere della sua iterazione maggiormente estensiva e grandiosa, che prende oggi il nome di Sultan Qala (o Soltangala) ovvero la fortezza del sultano. Essa fu l’epoca del sorgere e moltiplicarsi di una pletora di köshk, ma anche strutture di rappresentanza o dal carattere sacro totalmente immutato al trascorrere di numerose generazioni. Meritevoli di essere citati in modo esplicito, in tal senso, il mausoleo dedicato ai due compagni del Profeta, al-Aslamī ed al-Ghifari, e quello edificato per il sultano selgiuchide Ahmad Sanjar, un atipico costrutto cubico sormontato da una cupola finemente ornata, con cerchi geometrici ed interessanti geometrie.

Nominata finalmente patrimonio dell’UNESCO nel 1999, il primo ad essere situato all’interno dei confini del Turkmenistan, Merv avrebbe potuto trarre beneficio da tale qualifica, vedendo un incremento delle incessanti, sempre necessarie opere di restauro per i suoi edifici più svettanti e indeboliti dal passaggio degli anni. Fino all’istituzione di un piano di sei anni per la conservazione “dell’antica Merv” finanziato entusiasticamente dal governo nazionale.
Probabilmente una delle proprietà più stratificate e complesse dell’intero catalogo, resta ad ogni modo particolarmente difficile giudicare l’autenticità e fedeltà di alcuni dei siti più estensivamente ricostruiti, già lungo il trascorrere dei secoli antecedenti all’epoca odierna. Il che non diminuisce, come potrete facilmente immaginare, in alcun modo la straordinaria importanza di quello che fu secondo alcuni il principale assembramento umano fino all’epoca del tardo Medioevo, lungo le acque vivificatrici del fiume Murghab. Sebbene le cronache che guardano attualmente addietro, da una prospettiva qualche volta limitata, preferiscano anteporre nomi maggiormente celebri a beneficio di fattori collaterali, come il campanilismo territoriale o la preferenza per culture più vicine alla nostra. Laddove l’attuale impiego delle attrezzature di approfondimento tecnologico può riuscire, almeno in questo, a venirci in aiuto.

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