L’esercito dei piccoli vampiri corazzati che sciama nell’intercapedine tra i continenti e il mare

Il dolore rappresenta quel segnale inviato dall’organismo utile a prevenire il prolungarsi di una situazione lesiva. Da un punto di vista evolutivo, esso non poteva fare a meno di essere tanto spiacevole, persino a discapito della chiarezza dei pensieri e la capacità di affrontare le situazioni in base alla comune percezione delle cause ed effetti latenti. Quando l’organismo fallisce nell’inviarci un segnale, perché siamo distratti, eccessivamente concentrati o il tipo di sollecitazioni fisiche sfugge semplicemente alla capacità istantanea di essere rilevato, le conseguenze possono crescere esponenzialmente in modo indipendente dal contesto. Fece notizia nel 2017 la storia della disavventura incontrata da Sam Kanizay, ragazzo di Melbourne in Australia. Accompagnata dalla documentazione fotografica della maniera in cui, dopo un breve periodo trascorso sulla spiaggia, fosse stato ridotto da cause non immediatamente apparenti: sdraiato, l’espressione ansiosa, i piedi fino alle caviglie letteralmente ricoperti di sangue, ma non per la presenza di una o due ferite. Bensì, letteralmente, milioni di minuscole perforazioni subite dalla sua epidermide, per l’effetto di mandibole non del tutto apparenti. Tanto che i titoli su Internet indicarono, in modo appena un filo sensazionalistico, il colpevole come appartenente alla misteriosa genìa dei “pirañas” o squali della sabbia, benché la vera identità delle creature responsabili non fosse di suo conto, in alcun modo meno terribile o affascinante.
Per non dire Mostruosa… Avete presente la classe animale degli isopodi? Un tipo di crostacei adattati alla sopravvivenza nel sostrato, riconoscibili per il possesso di un esoscheletro rigido e segmentato, del tipo che fin da bambini impariamo ad associare al cosiddetto porcellino di terra alias roly-poly, artropode la cui famiglia prende il nome di Armadillidiidae. Di cui versioni ben più grandi rientrano nella popolazione molto variegata delle bestie marine, benché i nostri protagonisti, membri della vicina ma distinta categoria dei Cirolanidae, appartengano decisamente alla metà più compatta dello spettro proporzionale. Con i loro 0,8 cm mediani che in condizioni comuni, tenderebbero a renderli del tutto inoffensivi nei confronti dell’imponente popolazione umana. Se non fosse per l’indole naturalmente predatoria, la tendenza a moltiplicarsi ed il possesso di un sistema di masticazione sufficiente a perforare ogni materia ragionevolmente morbida di questo ingrato mondo. Incluso, neanche a dirlo, l’umano…

La notizia è di un tipo che ricorre in molti dei paesi che si affacciano sugli oceani Atlantico e Pacifico, vista la distribuzione cosmopolita e la capacità inerente di queste voraci creaturine di formare dei letterali sciami, trasportati da fattori non sempre acclarati per lunghi e inesplorati tratti interstiziali degli ecosistemi terrestri. Per poi restare, come tipica prerogativa vista l’incapacità di muoversi nuotando, strettamente legati a particolari spiagge o tratti di costa, dove occasionalmente vivono periodi di proliferazione spropositata, giungendo a permeare letteralmente la matrice granulare che costituisce la loro dimora. Uno dei territori maggiormente colpiti è la California, a causa della sua vecchia e sgradita conoscenza della specie Excirolana chiltoni, abbastanza diffusa da giustificare la pubblicazione di linee guida comportamentali da tenere presenti qualora ci si trovi a condividere con lui/loro un tranquillo pomeriggio di spiaggia, sole e mare. Indicazioni molto semplici, come quella di osservare attentamente il bagnasciuga e non restare immobili per tempi eccessivamente lunghi, agitando ritmicamente i piedi e le gambe. Ben più che semplici consigli essendo simili propositi alla base di una buona pratica, come anche avviene per chi ben conosce il fastidio delle pulci di mare (Talitrus saltator). Ancorché gli isopodi che si muovono semplicemente camminando, in questo caso, possano rappresentare un rischio di gran lunga più significativo, soprattutto per giovanissimi ed anziani. Una volta che un cospicuo gruppo di crostacei ha deposto le sue uova sotto il suolo, esso si trasforma infatti in un’agente in cerca dei suoi simili per enfatiche e coordinate battute di caccia. Zigzagando a una velocità notevole, mentre si mimetizzano in mezzo ai granelli, questi plotoni cercano ed in seguono qualsiasi corpo estraneo gli riesca d’incontrare sulla propria strada, avventandosi in natura soprattutto su pesci o meduse spiaggiate, vermi ed altri invertebrati della stretta striscia in corrispondenza del bagnasciuga. Mordendo nel contempo i piedi dei bagnanti ma non disdegnando al tempo stesso di percorrerne le gambe, entrando ad esplorare nella biancheria intima o tra gli indumenti delle persone. Particolarmente impressionante, a tal proposito, il caso di un bambino di due soli anni a Newport, che nel 1993 venne trovato dai propri genitori con il pannolino letteralmente invaso dai voraci aggressori (per fortuna, prima che alcunché di grave potesse effettivamente verificarsi).
Eppure nonostante il problema che rappresentano, nessuno studio specifico del mondo accademico per il controllo della popolazione dei Cirolanidae è stato pubblicato in tempi recenti, forse proprio per la natura occasionale, piuttosto che continuativa, delle loro invasioni ricorrenti. Una situazione che potrebbe presto o tardi variare, grazie alla rilevanza mediatica ottenuta su Internet dal verificarsi di tali incidenti.

Ecco, dunque, il sempre utile spunto d’analisi sulla realtà: la natura non è buona o malvagia, ma di sicuro non agisce con misericordia nei confronti dei suoi soggetti. Neppure quelli che, a fronte degli innumerevoli traguardi raggiunti, tendono a considerarsi superiori alle comuni regole che condizionano l’interazione vicendevole del mondo animale. Per questo le zanzare, singolo animale più letale a noi noto, traggono un supremo beneficio dalle sostanze anestetiche, di cui irrorano la pelle prima di procedere a suggerne il prezioso nettare vermiglio. Un passaggio che del resto non appartiene al sistema nutritivo degli isopodi, perché per loro costituiamo poco più che un semplice bersaglio d’occasione. Il che non ci rende in alcun modo meno ghiotti o benvenuti nel ridotto, ma ubiquo spazio permeato dalla loro zampettante presenza. Ed i fatti provano che dovrà essere proprio il dolore, inteso come segnale dell’origine del problema, il nostro principale alleato nel profilarsi di un così spiacevole incontro, col dominatore della sua sabbiosa dimora.

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