Indubbiamente le foreste del Sud-Est asiatico sono divise dalle traiettorie d’innumerevoli creature scollegate dai pesanti limiti connessi alla difficile questione della gravità. Scoiattoli, lucertole oltre agli uccelli e insetti d’altri luoghi e si, persino rettiliani abitatori della cima di quegli alberi, gli oblunghi esseri carnivori che l’evoluzione sembrerebbe aver creato per riuscire a dominare anfratti angusti e l’ingombro territorio in mezzo a sterpaglia, foglie, radici ove nascondersi e giacere in agguato. Ma sapete cos’altro offre anonimato quando viene l’attimo di prepararsi a ghermire la preda? La distanza. E come sappiamo di gran lunga troppo bene, c’è un modo migliore di ogni altro per attraversarla. L’attimo sfrenato in cui si lascia indietro il punto dove i piedi toccano il terreno. Compiendo l’ulteriore passo, verso il vuoto e l’infinito. Eppure osservando all’opera il Chrysopelea ornata d’India, Vietnam, Cina, o una qualsiasi delle altre quattro specie meno comuni appartenenti allo stesso genere, la tipica impressione può sembrare quella di stare vedendo le conseguenze di un incidente; non c’è molto di aggraziato, simmetrico e dinamico del comportamento di simili rettili in volo. Mentre si agitano e contorcono a parecchi metri da terra, avendo lasciato la sicurezza di un ramo sopraelevato con l’apparente quanto inevitabile destino di precipitare al suolo. Finché nel prolungarsi di quell’attimo che tende alla catarsi, la parabola pare allungarsi ancora, e ancora fino all’estensione massima di una ventina di metri. Con l’ideale linea tratteggiata al passaggio dell’animale diviene simile al balzo di Icaro, fermamente intenzionato a lasciarsi alle spalle l’intricato carcere della bestia muggente. Un’operazione, in altri termini, già lungamente collaudata e che parrebbe trarre il più ampio beneficio dalla particolare configurazione fisica dell’affusolato protagonista, le cui molte costole ampiamente mobili possono allargarsi rispetto all’asse dello scheletro centrale. Cambiando ed appiattendo il suo profilo. Verso la creazione di un perfetto foil aerodinamico non dissimile da quello di un velivolo creato dall’uomo. Ciò benché si sappia già a partire dal 2005, grazie a uno studio pubblicato da Socha, Dempsey, LaBarbera, che la questione risulta essere molto più complessa di come appare. Laddove un fedele modello in plastica della creatura, lanciato in posizione inerte da un punto sopraelevato, si è semplicemente capovolto, precipitando rovinosamente a molti metri dal bersaglio ideale. Permettendo di comprendere come le molte mosse inesplicabili dell’originale, soltanto in apparenza casuali, avessero in realtà uno scopo cinetico estremamente funzionale all’obiettivo di riferimento…
Ecologicamente parlando dunque, il genere Chrysopelea occupa una nicchia ambientale precisa, in cui il sostentamento deriva dalla cattura di lucertole, pipistrelli, piccoli roditori all’interno di un territorio ricco di vegetazione ad alto fusto, con le piattaforme di partenza preferite individuabili in palme da cocco ma anche ripide pareti rocciose, che scala con estrema facilità grazie ai movimenti sinuosi del suo corpo dai molti colori. Lungo dagli 11,5 ai 130 centimetri, a seconda dell’età, sesso e specie d’appartenenza tra le cinque possibili, il serpente volante del Sud-Est Asiatico è molto prevedibilmente diurno, dovendo fare necessariamente affidamento sulla propria vista funzionale all’obiettivo d’individuare le possibili prede, contro cui adottare la specifica strategia di predazione con balzo accuratamente mirato. Un’impresa che prevede il posizionamento preventivo su di un punto di partenza sporgente, da cui il rettile si sporge con una caratteristica posa che ricorda la forma della lettera “J”, mentre si appiattisce e allarga per un’estensione in grado di raggiungere il doppio di quella normale. Allorché comprimendosi come una molla, grazie all’uso dei suoi muscoli allenati, si proietta innanzi, finalmente libero dai preconcetti normalmente interconnessi alle creature striscianti. Ed e proprio qui che la questione cinematica, come viene definita scientificamente, diviene improvvisamente complessa. Poiché nella propria configurazione in divenire, il serpente volante non assume alcun tipo di postura simmetrica, ma piuttosto muove la sua testa in alto, basso, destra e sinistra, mentre le spire continuano rapidamente a sovrapporsi, quasi stesse cercando di contrastare la corrente di un fiume impetuoso. Non sarebbe a tal proposito in alcun modo irragionevole, affermare che il suo stile di volo sia diverso da quello di ogni altra creatura di cui abbiamo notizia. Offrendo scorci interessanti, come tende inevitabilmente a verificarsi, per la costruzione di nuovi approcci ingegneristici al decollo. Ne parla estensivamente un più recente studio del 2022 proveniente dall’Università della Virginia, con partecipazione dello stesso Socha assieme ai cinesi Gong, Wang Zhang e Dong, finalizzato all’individuazione dei vortici d’aria, le perturbazioni e l’ondulazione di frequenza generati dal nostro piccolo amico. Presumibilmente (l’articolo della rivista Physics of Fluids è nascosto dietro la Grande Muraglia del paywall) conduttivi ad ottimi propositi di riproduzione.
Che potrebbero, come al solito, trovare l’applicazione nel campo della robotica con la finalità di offrire soccorso in caso dei non meglio specificati disastri naturali di vari natura. Quanti mai ne potranno avvenire, e quanto diversi tra loro, da poter utilizzare le innumerevoli bizzarrie contrastanti concepite dagli ingegneri delle università di mezzo mondo!
Per quanto concerne d’altra parte ciò che segue l’atterraggio del serpente in questione, possiamo affermare almeno di conoscere il sistema con cui il Chrysopelea ghermisce ed immobilizza la preda. Dato il possesso di un leggero veleno, che sappiamo non possedere effetti particolarmente nocivi per l’uomo come dimostrato accidentalmente nel caso di una donna morsa in Sri Lanka mentre chiudeva la sua finestra nel 2013. Riportando unicamente un tempo di coagulazione del sangue rallentato per qualche ora ed un torpore latente. Ovvio che, nel caso delle piccole creature facenti parte della dieta naturale dell’animale, la situazione possa risultare assai diversa e le conseguenze costituire l’antefatto di un rapido passaggio a miglior vita. Proprio questa, dopo tutto, è l’inflessibile legge di natura. Che vede uccelli del paradiso (all’altro capo del mondo) e serpenti del paradiso condividere ampiamente la necessità di distaccarsi da punti d’appoggio per sopravvivere. Angeli e diavoli dello stesso mondo assai tangibile ed inevitabilmente condiviso. Tra i bisogni di colui o coloro che tranquillamente esistono. Assieme agli avversari ricoperti dalle dure scaglie, per cui venne coniato il detto: canis canem edit. E non solo.