In principio, era l’acqua. E non c’è nulla che l’uomo avrebbe potuto concepire, per poter costruire un territorio abitabile integrato con tale elemento. A meno che fosse, in qualche modo, galleggiante. Quindi attorno all’undicesimo secolo d.C, gli abitanti dei Paesi Bassi ebbero una sorta di rivelazione: che costruendo attorno ai confini di un bacino idrico, potevano drenarne agevolmente il contenuto. E trasformare vasti territori in quello che viene localmente definito un polder: terra reclamata, non creando cumuli emergenti. Bensì rimuovendo l’elemento liquido che avrebbe ricevuto la mansione naturale di circondarli. Vi sono poi, casi particolari come i laghi di Vinkeveen, nella provincia di Utrecht. Una riserva naturale naturale, e zona d’accoglienza dei turisti al tempo stesso (pare una contraddizione in termini) conseguente dai secoli trascorsi ad estrarre torba per il beneficio dei mercanti olandesi. Fino a lasciar emergere dal pelo della palude lunghe strisce di terra, trasformate in seguito in punti di approdo per gli sport acquatici preferiti dai visitatori europei. Laddove in base a presupposti simili, gli abitanti dell’adiacente Frisia al confine geografico e culturale con la Germania, sembrerebbero aver voluto rispondere alla domanda: e se in un luogo simile, piuttosto, si scegliesse di vivere per l’intero arco dell’anno? Conseguenza: Het Brekkense Wiel di Lemmer, all’imboccatura dei fiumi Rien and Zijlroede, dove le acque semi-limpide del più vasto lago artificiale d’Europa, lo IJsselmeer, lasciano il posto a una ridente cittadina di circa 10.000 abitanti. Ed a partire dal 1992, uno dei quartieri più bizzarri e riconoscibili, al punto da ricomparire periodicamente nel discorso internettiano sull’architettura sostenibile e le soluzioni urbanistiche perfettamente calibrate sul territorio. Il che è in realtà piuttosto ironico, quando si realizza come la “Ruota Spezzata”, questo il significato dell’appellativo nella lingua locale, altro non costituisce che una trasformazione del concetto di villette multifamiliari a schiera, in cui a una parte raggiungibile in maniera tipica attraverso autoveicoli, ne corrisponde un’altra che si affaccia direttamente su una serie di canali navigabili dal pescaggio di circa un metro e cinquanta. Abbastanza, in effetti, per piccoli motoscafi e barche personali, evidenziando l’importanza della zona come un punto d’approdo affine a Vinkeveen per uso in termini situazionali e nel corso dei mesi estivi. Il che costituisce soltanto una metà dell’ingegno conferito al piano regolatore: questo per la conformazione a mezza luna di ciascuna palazzina, affinché ogni gruppo di residenti possa beneficiare del proprio cortile fronte-lago in armonia e pacifica convivenza. Un luogo che persegue determinati obiettivi con esplicita chiarezza e riesce a farlo, senza dubbio, fino alla totale realizzazione dei propri intenti…
La piccola città di Lemmer, situata a circa un’ora di macchina da Amsterdam è non soltanto uno dei luoghi preferiti dagli abitanti della capitale per trovare una seconda residenza, ma una destinazione assolutamente di primo piano per il turismo proveniente dalla Germania, i cui viaggiatori sono soliti affollare nella stagione alta alberghi e bed & breakfast locali, nonché una parte rilevante dei caratteristici appartamenti della Het Brekkense Wiel. La cui configurazione esterna ed interna per quanto risulti visionabile su Internet, benché manchino nozioni approfondite in merito ai loro costruttori e designer, dimostra un livello di rifinitura certamente superiore alla media con qualche concessione al lusso, vista l’ampiezza media di almeno 90 mq con multipli bagni e camere da letto. Tanto che il sito ufficiale del consorzio, creato oltre una decade a questa parte, riporta un avviso esplicito contro la suddivisione o il sub-affitto di un immobile, costituente un rischio di sovraccarico per il sistema di distribuzione dell’energia elettrica tra il reticolo degli angusti canali. Per il resto, la Ruota costituisce l’ottima e moderna realizzazione di un’entità abitativa a metà tra le isole artificiali di Dubai ed i palazzi dell’antica Venezia, sebbene non condivida la vulnerabilità al mutamento climatico e l’imprevedibilità del Mediterraneo soggetto a fenomeni meteorologici sempre più difficili da prevedere. Essendo come dicevamo collocata sulle coste di quello che gli Antichi Romani chiamavano il lago Flevo, ricreato all’inizio del XIX secolo mediante l’installazione della colossale diga Afsluitdijk. Il tipo di approccio che avrebbe concesso alla stessa Lemmer una funzione importante, nel mantenimento in condizioni asciutte del territorio frisone a partire da un fatidico e successivo momento. Sto parlando dell’inaugurazione, intercorsa nel 1920, alla presenza della longeva monarca Wilhelmina, della stazione di pompaggio di Wouda, capolavoro degli albori dell’industria contemporanea, nominato non a caso un patrimonio culturale protetto dall’UNESCO a partire dal 1998. La cui singola, svettante ciminiera utilizzata un tempo per smaltire i fumi del carbone usato per far funzionare la sala macchine, poi sostituito col petrolio, risulta perfettamente visibile dalle finestre situate al primo piano di una buona parte delle case costruite sui mezzi anelli di terra. Suscitando un desiderabile senso di rassicurazione latente, in merito al fatto di dormire in bilico sul confine di un bacino idrico perfettamente imbrigliato dalla tecnologia, nonostante la sua selvaggia ed incontaminata apparenza. Non che tuffarsi, in prima persona, nelle acque dello IJsselmeer sia normalmente consigliabile, pur costituendo comunque un’alternativa migliore alla Senna parigina di recente ed olimpica memoria.
Che un luogo tanto ameno e singolare, sebbene meno rivoluzionario per scala e portata rispetto a quello che la mente collettiva internettiana sembrerebbe credere, possa trovarsi proprio a Lemmer non è d’altra parte una sorpresa. Il villaggio di un tempo costruito nella remota epoca medievale, in un luogo concepito fin da subito come il punto d’incontro tra due popoli nettamente distinti: i frisoni di lingua tedesca e gli olandesi localmente detti, i cui lord costruirono castelli entro i rispettivi e sempre più prossimi confini. Strutture in seguito cadute in disuso e superate, per utilità e durevolezza, dai primi spazi abitabili costruiti all’inizio dell’epoca moderna. Finché l’incombenza dei grandi conflitti armati del Novecento li avrebbero sottoposti a danni strutturali e bombardamenti, nella costante ricerca di un predominio strategico sul Settentrione. Liberando spazio per possibili margini di miglioramento. E così via, a seguire… Finché acqua e asfalto potessero incontrarsi in una ragionevole approssimazione di armonia. Creando luoghi a nostro umano beneficio, dove un tempo soltanto i flutti offrivano la propria residenza al popolo del mare. Pesci senza arte, né barche.