Entra in una mano, l’arboreo e variopinto alligatore della foresta mixteca

Tra le meno conosciute rappresentanti del subordine degli anguimorfi, i cui membri più imponenti includono i varani ed il mostro di Gila, le lucertole del Nuovo Mondo del genere Abronia si distinguono in modo particolare per la propria sfortunata, alta desiderabilità nel commercio internazionale di rettili a scopo di collezionismo. La motivazione è duplice è può essere rintracciata nelle loro dimensioni contenute, inferiore nel caso delle varietà maggiormente apprezzate ai 15 cm di lunghezza (coda inclusa) ed il loro aspetto indubbiamente memorabile, caratterizzato da una disposizione delle squame sovrapposte, che ricorda vagamente quella dei dinosauri o in alternativa, l’armatura di un cavaliere del nostro Medioevo. Insettivore, preferibilmente notturne, arboricole ed inclini al mimetismo in tenera età, causa predazione da parte degli uccelli tra cui la temibile averla impalatrice, esse non possiedono tuttavia particolari strategie d’autodifesa fatta eccezione per la capacità di gettarsi repentinamente a terra, riuscendo a sopravvivere nella maggior parte dei casi. Detto ciò, trascorso il periodo giovanile caratterizzato dalla livrea tendente al marrone spento simile ai tronchi degli alberi, virano nel caso della tipologia messicana gradualmente verso una colorazione maggiormente accesa, che vede i maschi di un acceso color smeraldo e le femmine tendenti al verde acqua o un azzurro simile al mare d’estate. Forse con intento aposematico, magari per la percezione istintiva delle creature troppo visibili come potenzialmente lesive e velenose, una percezione in questo caso erronea che ha portato le popolazioni locali a soprannominare le Abronia come escorpion de arbol, scorpioni degli alberi. Particolarmente presso gli altopiani della zona Sierra Madre de Oaxaca, ove risiede la specie non simpatrica ad altre delle A. graminea, così chiamate dal naturalista E.D. Cope a partire dal 1864, con probabile riferimento alle piante graminacee sopra cui egli ne aveva avvistato i primi esemplari. Questo nonostante le lucertole alligatore siano maggiormente associate, quanto meno nell’osservazione moderna, alla famiglia delle bromeliacee utilizzate localmente per l’alimentazione umana fin dai tempi delle popolazioni Inca ed Azteca. Uno studio scientifico stranamente limitato nel corso delle decadi, tanto che oggi possiamo vantare una conoscenza tutt’altro che approfondita in merito alle abitudini e caratteristiche di buona parte delle 29 specie riconosciute, principalmente derivanti dagli esemplari tenuti, loro malgrado, in cattività. Tali da farne un animale domestico le cui esigenze vengono generalmente soddisfatte da ogni punto di vista, benché le circostanze della vita all’interno di un terrario risultino essere raramente ideali…

Allo stato attuale, benché regolamentato, il commercio di questa particolare specie è fortemente regolamentato dall’ente internazionale del CITES, pur continuando ad essere consentito dalla maggior parte dei governi d’Occidente. Ci sono naturalmente dei possibili vantaggi nell’adattamento alla vita in cattività di una parte di popolazione di specie considerate a rischio moderato d’estinzione, come nel caso di queste lucertole per via della riduzione e sfruttamento dell’habitat, nonché la pessima ed immeritata reputazione nella società rurale mesoamericana. Inclusa l’opportunità di far conoscere la verità in materia, in un’opera di divulgazione occasionale, ma anche garantire una discendenza in grado di riprodursi lontano da un’ambiente tendenzialmente destinato a diventare inospitale nelle prossime decadi, a causa della crescita urbana, agricola e industriale dei loro territori originari d’appartenenza. Tenere in casa la lucertola alligatore, d’altra parte, viene considerata un’attività dalla difficoltà non propriamente trascurabile, causa l’esigenza di condizioni altamente specifiche in termini di temperatura ed umidità. Siamo di fronte nel caso specifico al tipo di rettile per cui un’interruzione di corrente in un qualunque paese della zona paleartica può costituire un pericolo di sopravvivenza, per quanto fedele ed isolato possa risultare il micro-clima del suo terrario. Uno spazio preferibilmente verticale piuttosto che orizzontale, al fine di garantire spazio per arrampicarsi all’animale facendo uso delle loro lunghe zampe e coda prensile dalla significativa muscolatura, nonché generosi spazi ombrosi dove rifugiarsi dalla pressione dei suoi benevoli, ma pur sempre imponenti carcerieri umani. Tenendo sempre a mente come simili creature, particolarmente schive allo stato brado, vadano preferibilmente lasciate libere dal contatto forzato o frequente, fatta eccezione per il momento dell’alimentazione, che le vede preferire un’ampia varietà d’insetti, ivi incluse le tipica blatte della Guyana dubia, grilli e locuste. La durata della vita in condizioni ideali è piuttosto lunga, potendo raggiungere e persino superare i 10 anni, il che ha probabilmente contribuito al raggiungimento di prezzi particolarmente elevati per le coppie riproduttive, agevolmente fissati a cifre tra i 1.000 e 1.500 euro/dollari a seconda dei casi. È altrettanto vera, a tal proposito, la maggiore abbordabilità degli esemplari ancora giovani, non soltanto causa vulnerabilità in fase di trasporto ma anche l’impossibilità di conoscere, anticipatamente, quanto intensa potrà diventare la loro colorazione in seguito alla maturità futura. La nascita dei piccoli, nel frattempo, è di tipo viviparo con il parto di piccoli già completamente formati nonostante le piccole dimensioni e dotati del notevole grado d’indipendenza necessario a poter lasciare il cavo degli alberi del proprio nido e sopravvivere agevolmente in natura. Ciò detto, l’effettivo stile di vita della specie messicana è sorprendentemente poco studiato dalla scienza, lasciando allo stato di mere ipotesi o tentativi d’inferenza ogni possibile disquisizione in materia.

Complessivamente singolari a causa della larga quantità di caratteristiche degne di nota, le lucertole del genere Abronia occupano nicchie ecologiche molto diverse tra loro. Che le vedono diffuse a partire dalla cima degli alberi, come nel caso della specie di Oaxaca, a situazioni per lo più terricole facendo riferimento ai sotto-generi del settentrione A. Barisia ed A. Gerrhonotus. Senz’altro degno di nota il singolo episodio della A. Fimbriata originaria del Guatemala individuata mentre cacciava piccoli organismi sott’acqua, nuotando in prossimità del fondo di un ruscello. Chiara evidenza di come, al pari delle altre lucertole della famiglia degli anguidi, siamo di fronte a degli esseri dalle molte risorse ed un’indole potenzialmente opportunista, che le renderebbe inerentemente adattabili al mutamento climatico ed il cambiamento progressivo delle condizioni in essere. A patto che queste ultime non sottintendano ingombranti colate di cemento, e la crescita dei capannoni e grattacieli che tendono a conseguirne. Per quanto a lungo, dunque, sarà ancora possibile misurare le armonie cromatiche divergenti di simili agili, ma non velocissime percorritrici degli spazi forestali sopraelevati? Finché esisterà la foresta, possibilmente. Sempre che non finiscano prima, tutte o quasi, sottovetro.

Lascia un commento