L’utilizzo di macchinari a controllo numerico e dispositivi automatici per la produzione di alta precisione, un tempo appannaggio esclusivo di catene di montaggio e grandi realtà aziendali, grazie al progresso tecnologico sará presto un aspetto quotidiano della nostra vita. Così come la stampa digitale, ormai messa in pratica in tutte le case attraverso diffuse quanto economiche periferiche informatiche ha modificato (cartucce d’inchiostro a parte) il valore percepito delle creazioni tipografiche e pubblicitarie, i teorici non esitano a intravedere nelle sempre più popolari stampanti a estrusione e deposizione l’affermarsi futuro di una nuova rivoluzione industriale, non più creata da ingegneri specializzati e autorevoli fabbriche ma sfornata pezzo per pezzo, modello tridimensionale per creazione tangibile, dal nostro comune PC. Nessuno ancora sa se veramente un giorno tutti noi potremo “scaricare” soprammobili, modellini o parti di ricambio, producendoli semplicemente tramite l’applicazione tecnologica di polimeri e resine solidificate ma una cosa è certa: ciò che è virtuale, se veramente lo merita, fin d’oggi può assumere forma materiale e occupare a pieno merito le sale di un museo. Come nel caso del piccolo grattacielo PX-T-13, opera prima del grafico e artista olandese Pieter Léon Vermeersch.
Questo affascinante modellino è stato realizzato con 1.845 componenti, progettati al computer e tagliati al laser, assemblati nel corso di un periodo di circa un anno. L’opera è stata poi selezionata tra quelle di oltre 4000 candidati per essere messa in mostra durante l’evento Canvascollectie del 2012, tenutosi presso il museo Bozar di Brussel.
Il concetto stesso del rendering tridimensionale è già, da un certo punto di vista, più simile al modellismo che alle arti grafiche: l’aspetto più affascinante di questa iniziativa è il modo in cui costituisca la realizzazione materiale e solida di tale analogia. In senso del tutto letterale.
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