Assos e il segreto dei sarcofagi che divoravano le spoglie mortali

Sarkos: carne + fàgos: divorare! L’utilizzo continuativo di un termine composito non può necessariamente sottintendere la comprensione istintiva della sua etimologia, specialmente quando esso proviene dal greco antico, una lingua più distante dai moderni idiomi di quanto possa dirsi quella degli antichi Romani. Pur trovando la sua principale giustificazione, dinnanzi agli occhi dei filologi e gli altri studiosi del linguaggio, da un particolare brano in latino facente parte dell’opera di Plinio il Vecchio, Naturalis historia. Nel cui ventisettesimo capitolo, egli fa menzione di un particolare materiale proveniente dalle cave della Troade, la penisola che costeggia lo stretto dei Dardanelli giungendo quindi ad affacciarsi sul Mar Egeo. Ove sorgeva un tempo una città splendente, fondata da coloni della vicina isola di Lesbo, che si erano trasferiti sulla terraferma tra l’XI ed il X secolo a.C. Soltanto per scoprire, ed in seguito trarre un significativo giovamento, dalle locali e profonde cave di steatite, pietra di origine vulcanica simile al basalto utilizzabile in un’ampia gamma di applicazioni. Di cui una, soprattutto, sarebbe stata destinata a rimanere negli annali: la costruzione di tombe, intese come scatole entro cui deporre le spoglie dei propri defunti, affinché le loro anime potessero essere liberate. Ciò di cui Plinio parla nel 77 d.C, riportando probabilmente una nozione facente parte del senso comune della sua epoca, relativa al modo in cui i suddetti sarcofagi sembravano in qualche maniera accelerare la decomposizione delle salme, trasformandole in scheletri completamente scarnificati entro un periodo di appena 40 giorni; contro le decadi, o persino secoli comunemente necessari al fine di raggiungere il coronamento di tale processo. Ma qual era, esattamente, la ragione di questo strano fenomeno e perché veniva giudicato desiderabile a quei tempi? Molte sono state le ricerche compiute in materia, negli estensivi scavi archeologici condotti presso questo sito diventato prosperoso in età Ellenistica beneficiando delle riforme effettuate sul finire del IV sec. da Ermia di Atarneo, schiavo eunuco al servizio di Eubulo, banchiere della Bitinia. Nonché allievo del celebre Platone, avendo ricevuto da lui un’educazione che l’avrebbe indotto a incoraggiare la venuta di studiosi e sapienti tra le proprie mura cittadina, inclusa la figura fondamentale di Aristotele, un suo vecchio compagno di studi. Il quale a sua volta, proprio ad Assos avrebbe fondato la sua prima scuola, essendo destinato ad annoverare tra i propri allievi Alessandro Magno in persona…

In quegli anni fondamentali per la storia dell’intero mondo occidentale dunque, molte erano le attrazioni degne di note nella grande città di Assos. Un grande tempio dedicato ad Atena nell’acropoli fortificata, con particolari colonne doriche prive di termini di paragone nell’intera Asia Minore. Un estensivo ginnasio, o scuola per i giovani con spazio dedicato alle attività fisiche, dinnanzi alla vasta agorà o piazza centrale. Il notevole teatro all’aperto da 5.000 posti a sedere, con cavea posta ad affacciarsi sulle rive del vasto mare. E naturalmente, la celebre necropoli costruita appena fuori le mura, su di un colle destinato a mantenere viva la memoria delle trascorse generazioni. Non ci è del tutto chiaro, in effetti, come tali mausolei di pietra e i relativi sarcofagi dovessero essere disposti anticamente, dato il tragico ed estensivo saccheggio compiuto attraverso i secoli dalla fine del Rinascimento, quando l’inizio della coscienza archeologica ed il conseguente viaggio con scopi turistici avrebbero creato una nuova classe di cacciatori di tesori senza scrupoli, probabilmente responsabili dello stato non propriamente integro delle suddette tombe. All’interno delle quali furono ritrovati anche una grande quantità di manufatti, tra cui specchi ed altri manufatti resi lucidi grazie all’impiego dell’allume, un prodotto della lavorazione dell’alunite affine al moderno solfato di alluminio. Costituendo una delle possibili spiegazioni offerte ad oggi, nei lavori pubblicati da archeologi come il locale Nurettin Arslan, per la leggendaria capacità accelerata dei sarcofagi di ridurre i corpi umani in ossa scarnificate; sebbene studi scientifici in materia non siano ancora stati pubblicati, sembra infatti che tale sostanza chimica possa avere capacità corrosive, soprattutto quando posta all’interno di uno spazio privo di ossigeno e sepolto lontano dal sole.
L’epoca d’oro di Assos sarebbe andata dunque incontro alla sua fine nel 345 a.C, quando i persiani la misero sotto assedio e riuscirono a conquistarla, mettendo a morte Ermia e la grande maggioranza dei suoi sostenitori. Ma non Aristotele, destinato a trovare rifugio presso il regno di Macedonia, governato dal suo vecchio amico Filippo II. La città, riconquistata 11 anni dopo da Alessandro Magno, venne dunque incorporata nel regno di Pergamo, di cui continuò a far parte come centro commerciale secondario fino alla conquista da parte dei Romani nel 133 a.C. Il che influenzò i commerci verso il Mediterraneo, mentre si diffondeva la fama di una particolare esportazione di queste terre. Ciò in quanto nella Roma tardo repubblicana cominciava ad affermarsi un’usanza, particolarmente diffusa tra i patrizi e gli altri facoltosi membri della classe laica, di abbandonare l’antica propensione ai riti funebri culminante con la cremazione della salma, scegliendo piuttosto di farsi inumare all’interno di grandi e monumentali tombe di famiglia. All’interno delle quali, l’elemento di maggior pregio era proprio il sarcofago, non più dall’aspetto anonimo e funzionale di un tale oggetto proveniente dalla Troade, bensì decorato con motivi vegetali, immagini mitologiche o talvolta scolpito addirittura con l’effige della persona che l’aveva commissionato durante la propria vita. E sebbene non ci sia dato sapere quanto effettivamente la pietra steatitica di queste lande contribuisse ad una rapida e “pulita” disgregazione del corpo dei defunti, lo scritto di Plinio ci permette d’immaginare una società in cui la steatite di Assos era giudicata altamente desiderabile, massimizzandone il valore all’interno di un mercato che diventò capace di estendersi nell’intero Mar Mediterraneo.

Nessuno, d’altra parte, avrebbe il desiderio di andare incontro ad una lenta decomposizione, restituendo alle forze della Natura la preziosa energia vitale che ha permesso al nostro corpo ed alla mente di funzionare all’unisono per l’intero estendersi di una transitoria esistenza. Pur prendendo, e continuando a beneficiare, i doni magnanimi di quei batteri, muffe, muschi e licheni, che proprio dalla morte traggono la propria rigenerazione, costituendo un filo ininterrotto della storia centomila volte più antico e stratificato di quanto possano vantarne le alterne peripezie della razza umana. Ed i residui, spesso criptici ed inesplorati, lasciati dalle plurime generazioni di coloro che per primi vennero, ponendo chiare basi a sempiterna memoria.

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