Convergenza: l’incrocio di una multipla sequenza di fattori che, in determinate circostanze, può instradare il senso dei momenti verso la trasformazione dei rapporti tra causa ed effetto. Cambiando le regole, alterando le aspettative, inducendo a nuove connessioni tra le idee. Il tipico escursionista arrampicatore del geoparco dell’entroterra montagnoso nello Hunan, noto con il termine di Shiniuzhai – 石牛寨 (“Villaggio della Mucca di Pietra”) era solito ad esempio giungere al momento cardine della propria spedizione trasportando il carico non certamente indifferente di almeno un paio di litri d’acqua. Ovvero il fabbisogno giornaliero tipico, rivisto verso l’alto in funzione dello sforzo necessario a giungere nel punto panoramico al termine di quel piccolo pellegrinaggio. Mentre a partire dal 2018, in modo indubbiamente inaspettato, un nuovo approccio risolutivo alla questione ha scelto infine di palesarsi; come un orologio a cucù a 119 metri da terra, come una casetta per gli uccelli, come il locale di servizio abbarbicato sulle mura della fortezza per il massimo vantaggio dei suoi abitanti. Ma nel caso specifico, la fonte inalienabile del consumismo, un luogo sacro dove la pecunia può essere scambiata con servizi, oggetti, accoglienza. O più semplicemente ed in modo assai rilevante, provviste per alimentare gli organi e la mente fino al concludersi dell’avventura, acqua, cibo ed energy drink.
Capito, che idea? Fondamentalmente nient’altro che il particolare tipo di rifugio, nella sostanza tutt’altro che infrequente, che viene usato lungo il corso delle vie ferrate come punto di appoggio per chi sente la sua presa indebolirsi lungo il corso verticale di quei difficoltosi tragitti. Con l’aggiunta importante di un intero staff di guide alpine trasformate in commessi e addetti all’approvvigionamento, all’inizio un po’ per gioco. Finché non si è scoperta su Internet l’incredibile risonanza mediatica dell’iniziativa, con un misurabile aumento dei turisti e potenziale clientela sul sentiero della propria realizzazione fisica e personale. Tutti interessati, incidentalmente, a fare compere nel luogo diventato celebre come “il negozio più scomodo al mondo”. Ma ha davvero senso una tale definizione ingenerosa, quando si considera l’eventualità della sua assenza?
Il Minimarket sulla Scogliera di Pingjiang 湖南平江悬崖便利店 (P. xuányá biànlì diàn) rappresenta dunque il tipo di visione troppo eccezionale per essere contestualizzata senza una didascalia, pur rispondendo a una necessità pratica oggettivamente riscontrata nel suo effettivo luogo d’implementazione. Per l’iniziativa di chi ne aveva, probabilmente, sperimentato la reale necessità, pur avendone prefigurato l’occorrenza in quello che avrebbe potuto sembrare una proposta improbabile dinnanzi alle autorità locali. Che comunque, amministrando il rinomato geoparco ed i percorsi maggiormente individuati dai suoi fruitori, avevano di certo riscontrato l’esigenza di una pluralità di punti di approvvigionamento affini al concetto del compatto diàn. Ed è qui che si ritorna al concetto, menzionato in apertura, di risolvere più di un problema allo steso tempo. Poiché resta innegabile l’opportunità alternativa di collocare la suddetta realtà operativa all’inizio, o al termine della scalata verticale sulla parete rocciosa dove gli addetti hanno provveduto ad imbullonarla. Ma difficilmente essa avrebbe potuto vantare, in tal caso, la stessa capacità di stimolare la fantasia del pubblico, diventando nei fatti un’attrazione imprescindibile dell’intero rinomato Shiniuzhai. Già sorto agli onori delle cronache internazionali nel 2014 per la conversione dell’originale ponte sospeso in legno da 300 metri e 540 di altitudine di Haohan Qiao in una delle prime versioni del famoso attraversamento cinese tra speroni rocciosi, con pannelli in vetro temperato per terrorizzare e qualche volta paralizzare i turisti. Una soluzione, chiaramente, nata dallo stesso tipo di sensibilità che ha portato all’installazione del negozio sospeso più in là nel tragitto, offrendo nel contempo l’opportunità oggettivamente utile agli addetti, esperti alpinisti, di fornire eventuali soccorsi a chi dovesse incontrarne l’esigenza individuale. Un’impresa non scevra di un sincero intento di sacrificio e abnegazione, vista l’assenza certamente non facilmente tollerabile di servizi igienici all’interno dell’angusta cabina. Il tutto senza un aumento esponenziale dei costi, o almeno così riportano le trattazioni più recenti, rispetto agli altri punti vendita situati entro i confini di un così notevole parco sul territorio dello Hunan. Ma mantenendo anzi l’acqua a costo zero ed in almeno un caso, offrendo le tradizionali torte lunari della Festa di Metà Autunno in occasione di tale importante ricorrenza, accompagnate dallo slogan lievemente ironico: “Sono vostre… Se avete il coraggio di venirle a prenderle.”
Ciò che lascia maggiormente basiti nell’analisi a posteriori dell’intera faccenda risulta dunque essere il fatto di come, fino al mese di settembre del 2023 e probabilmente ancora adesso, il drugstore sospeso risulti ancora operativo all’interno di una struttura esteriormente un po’ diversa, abbellita con un’insegna rossa e il tetto verde in lamiera, potenzialmente utile a combattere le infiltrazioni dovute alla pioggia. Lasciando trasparire un intento di mantenere totalmente in funzione l’eclettica attrazione, nonostante la percorribilità variabile stagionalmente tra la decina scarsa e il centinaio di clienti al concludersi di una faticosa giornata di lavoro. E nonostante sia stata provata l’efficacia del sistema alternativo di lasciare semplicemente i prodotti all’interno, accompagnati da codici QR onde provvedere al pagamento con l’onnipresente sistema asiatico del pagamento mediante smartphone. Un approccio potenzialmente migliore, quando si considera l’opportunità in tal caso di ciascun cliente di entrare fisicamente all’interno dell’angusta cabina, riducendo il rischio di caduta oggetti sulla testa dello scalatore successivo. Non particolarmente elevato, a patto d’impiegare il giusto grado di cautela, eppure mai davvero pari allo zero.
Difficile quantificare, dunque, l’utilità di una tale surreale presenza. Al tempo stesso rispondente a un’esigenza pratica, contribuendo alla visibilità e popolarità di un luogo, con tutti i gradi di tutela che tendono a derivarne. Provvedendo inevitabilmente a modificarlo, mentre si perde quell’unicità e senso di solitudine che lo avevano originariamente caratterizzato. Ma questo non è forse vero per qualsiasi altro segno del passaggio dell’uomo? Di per se stesso un ospite di ogni cosa che occupa i preziosi spazi del cosmo, come il sistema della Triade titolare al centro di tante immagini poetiche o filosofie cinesi. Eppur non sempre, o necessariamente, indesiderato.