Fairchild Packplane: lo strano camion volante dei primi anni ’50

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Benchè il concetto di un aereo impiegato per il trasporto di merci, posta e materiali risalga inizi del XX secolo, il primo velivolo creato per questo specifico compito non solcò i cieli fino a tempi ben più recenti. Stiamo parlando degli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, l’epoca in cui due grandi compagnie americane si contendevano il nuovo settore commerciale dell’aviazione civile, impiegando incredibili colpi di genio ingegneristici e progetti innovativi. La Fairchild Aviation, azienda texana oggi famosa per il riconoscibile cacciabombardiere A-10 Thunderbolt, partiva con un significativo vantaggio: l’affidabile benchè poco potente C-82 Packet, un panciuto trasporto truppe, ospedale da campo volante e traino preferito per gli alianti usati dai paracadutisti nelle operazioni speciali. Dall’altra parte c’era il colosso aerospaziale Lockheed, fondato nel 1912 in California, creatore tra gli altri degli iconici caccia bimotore P-38 Lightning, imbattibili re dei cieli sul finire della guerra nel Pacifico. Come spesso capita nel campo delle innovazioni tecnologiche, tuttavia, la competizione del libero mercato si trasformerà presto in conflitto, finendo per mietere vittime inconsapevoli tra le più brillanti idee delle due parti contrapposte.

Siamo nel 1949 e la Fairchild sta per produrre uno dei suoi maggiori successi di quegli anni: una nuova versione del già citato C-82 Packet, più resistente e dalle prestazioni migliorate. Il C-119 era a tutti gli effetti un nuovo aereo, in cui anche la cabina era stata sollevata per incrementare lo spazio a disposizione nella stiva. Questa fu l’origine di quella forma particolare che gli valse il buffo soprannome di Flying Boxcar (vagone merci volante). Tale capiente e utile velivolo, subito adottato dall’aviazione militare degli Stati Uniti, verrà impiegato con successo per oltre 15 dei difficili anni della guerra fredda. Ma nel 1950, in concomitanza con lo scoppio del conflitto di Corea, gli ingegneri della Fairchild avevano realizzato una variante assai meno nota, uno strano aereo che avrebbe tuttavia potuto cambiare il mondo: L’XC-120 Packplane. Si trattava di un cargo volante in grado di scollegarsi dalla fusoliera, trasformando la stessa in un vero e proprio container autonomo, non dissimile da quelli impiegati oggi sulle navi da trasporto. Nasceva da un Boxcar modificato, il cui carrello era stato prolungato con un sistema pieghevole a forbice e le cui ali erano state rialzate. Un serie di speciali agganci a sfera, controllati dalla cabina di comando, permettevano il rilascio del carico una volta a terra, in modo tale che un semplice trattore o camion potesse trainarlo fino a destinazione. E’ facile immaginare cosa avrebbe voluto dire una produzione su larga scala di tale aereo: di fatto l’imposizione di uno standard unico di contenimento per le merci avio-trasportate, con un aumento dell’efficienza di settore esponenziale e mai vista prima di quegli anni. Sfortunatamente, nonostante il prototipo fosse risultato perfettamente funzionante e affidabile, venendo anche mostrato in numerosi air-show e cinegiornali dell’epoca, il concetto non prese mai piede e nel tempo l’unico esemplare fu smantellato. Il vincitore del primato commerciale per i cargo dei cieli non risulto essere, come è noto, Fairchild ma la Lockheed, anche e soprattutto grazie all’immortale C-130 Hercules, il quadrimotore da trasporto che a partire dal 1954 seppe meglio impiegare l’ultima innovazione nel campo della propulsione aeronautica: la rivoluzionaria turboelica a gas.

Ecco un secondo video che mostra più a fondo il funzionamento dell’XC-120 Packplane:

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