Come ben sanno gli abitanti di Roma e tutti coloro che siano passati di recente per la stazione Termini, raffigurare in forma di statua un’importante figura religiosa può portare a significative e giustificate controversie. La mente d’artista infatti, per sua natura incline a ricercare soluzioni innovative e fantasiose, talvolta sceglie di veicolare i suoi messaggi attraverso immagini strane e sorprendenti. Ed è forse questo il motivo per cui, grazie all’opera del (troppo) criticato Oliviero Rinaldi, un papa finisce per vestirsi di un imponente quanto malaccetto manto stilizzato a guisa di campana. Ma chi avesse creduto che tale giustapposizione fosse il massimo dell’assurdo dovrà oggi ricredersi: da qualche giorno infatti, nella lontana e popolosa città cinese di Suzhou una statua lignea in un parco raffigura il saggio Lao-Tzu, sacro fondatore del taoismo filosofico, mentre sgrana gli occhi e mostra l’enorme lingua sporgente con indifferenza piuttosto noncurante, suscitando molte proteste e lasciando basiti gli abitanti della zona.
Dal Tao Te Ching
Alla nascita l’uomo è molle e debole, | alla morte è duro e forte. | Tutte le creature, l’erbe e le piante | quando vivono son molli e tenere | quando muoiono son aride e secche. | Durezza e forza sono compagne della morte, | mollezza e debolezza sono compagne della vita.
Nel suo testo venerabile, ricco di nozioni pragmatiche e concisi quanto misteriosi discorsi sulla Natura, l’antico filosofo descrive attraverso numerosi esempi la sostanza del Tao, l’intangibile, invisibile e ineffabile Via attraverso cui, secondo la sua dottrina, si manifestano l’Universo materiale e quello metafisico. Molte parole sono state spese nel tentativo di comprendere e analizzare i fondamenti del suo pensiero, ma un aspetto in particolare è sempre apparso chiaro: ciò che è fluido, cedevole, vuoto arrivato un giorno prevarrà in eterno sulle cose dure, forti e resistenti. E allo scopo di rappresentare chiaramente questo concetto, viene tramandata da tempo immemore una leggenda particolarmente rilevante.
“Maestro, che cos’è il Tao?” Questa fu la domanda posta in un pomeriggio di primavera, 2500 anni fa, da un giovane Confucio al venerato e ormai anziano Lao-Tzu. Si narra allora di come il sapiente immortale abbia risposto semplicemente aprendo la bocca, ormai priva di denti, per mostrare a sorpresa la lingua. Poi, senza proferire parola, con lo stile incomprensibile e misterioso caratteristico dei profeti leggendari, il vecchio saggio si voltò per iniziare il lungo cammino verso l’alta dimora montana in cui risiedeva, lasciando tutti i presenti senza ulteriori indizi o segnali rivelatori.
Agli altri discepoli allora, turbati e perplessi, Confucio spiegò con un sorriso: “Vedete, dove un tempo c’era la durezza dei denti oggi resta solo il morbido della lingua. Il molle vince sul duro: questo è il Tao!“
Eppure, benchè tale aspetto del pensiero taoista sia certamente noto alla maggior parte dei cinesi, un abitante di Suzhou commenta: “Sembra di vedere il fantasma di Lao-Tzu che si è impiccato e cerca di spaventare i passanti!” Davvero l’arte migliore è aperta a molte, varie e divergenti interpretazioni. Chissà se questa statua seguirà il destino inglorioso dei suoi predecessori, le strane figure antropomorfe rimosse, per unanime plebiscito popolare, dallo stesso parco in riva al lago Jinji di Suzhou.