Non dev’essere stato facile succedere agli oltre 40 anni di regno di uno dei più grandi condottieri militari della storia, antonomasia stessa del concetto di monarca illuminato nella turbolenta Europa del XVIII secolo. Eppure questo fu il destino imprevisto di Federico Guglielmo II di Prussia (anni di regno 1786-1797) detto dai suoi contemporanei der dicke Lüderjahn (grassone buono a nulla) il nipote di Federico il Grande e che era diventato improvvisamente erede al trono in seguito alla morte di suo padre, un generale della guerra dei sette anni. Questo corpulento sovrano, elogiato in giovane età dal celebre zio per il suo comportamento esemplare durante l’assedio di Schweidnitz, passò alla storia come dongiovanni intemperante e sfrenato festaiolo, più appassionato al godersi la vita che nel gestire le complesse vicende storiche della sua nazione, minacciata in quegli anni dalle nuove forze politiche nate a seguito della Rivoluzione Francese. Appassionato di occultismo, legato a mistici e società segrete, si trovò a gestire una corte ricca di intrighi ed amanti, sempre condizionato dai vecchi e ostinati amministratori che erano rimasti in carica dai tempi dello zio. Ma una cosa e certa: Federico Guglielmo sapeva apprezzare l’arte. Ne è una prova la sua scrivania più famosa, detta scrittoio di Berlino, un capolavoro d’ebano meccanizzato con tanto di orologio prodotto dai fratelli Roentgen, costruttori di mobili tra i più importanti della loro epoca.
Nel 1792 David Roentgen, artista e uomo d’affari ormai a capo di una grande dinastia commerciale con sedi da Parigi a San Pietroburgo, conobbe il re di Prussia e venne nominato suo Commerzienratlf, ovvero agente commerciale per tutta la regione del Basso Reno. Il suo punto forte, nonchè ciò che l’aveva reso famoso, era la creatività nell’impiego della meccanica, un aspetto delle sue opere a cui lavorava insieme con il fratello Abraham e il socio orologiaio Kintzing. A quel punto era già stato il creatore di preziosi mobili per la regina Antonietta e per Caterina II, imperatrice di Russia, venendo negli anni riconosciuto come maestro dell’intarsio ligneo e dello stile Rococò. Eppure non aveva ancora creato quella che sarebbe stata forse la sua opera più importante: lo scrittoio di Berlino.
Che cosa teneva Federico Guglielmo nei molti cassetti segreti di questo vero e proprio mobile trasformabile, quasi un’automa in forma di arredo? Nascondigli posti dietro figure dipinte, nel doppio fondo di scatole e scomparti, a scorrimento o apribili con la pressione di semplici pulsanti… Spiccano in modo particolare i dodici cassettini di un piccolo mobile-nel-mobile, capace di apparire come per magia grazie a un sistema di contrappesi. E come gran finale, una superficie di scrittura fuoriesce dal frontale e si apre in pochi secondi, con modalità che sarebbero difficili da riprodurre persino oggi, con servomeccanismi e corrente elettrica a disposizione. Il mobile, insieme a molti altri capolavori, è attualmente in mostra presso il Metropolitan Musem of Art nella mostra Extravagant Inventions – The Princely Furniture of the Roentgens.