È oggettivamente semplice notare come la specifica tolleranza di ciascuno nei confronti dell’inarrestabile ciclo stagionale sia inversamente proporzionale alla latitudine ove si risiede, rendendo i paesi inerentemente più gelidi più difficili da vivere nel corso dei lunghi ed oscuri mesi invernali. Sebbene superata una precisa soglia intellettuale, l’assenza di calore possa costituire l’anticamera per un certo tipo di situazioni ed esperienze, inerentemente caratterizzate da un elevato livello d’interesse per coloro che, negli anni, hanno imparato ad apprezzarle. Una di queste è senz’altro la pesca attraverso il ghiaccio, molto più che un semplice hobby o passatempo, bensì letterale stile di vita per coloro che possiedono la chiave d’interpretazione dei sussurri che riecheggiano nelle spoglie distese, di quella che in autunno era ancora la mera superficie di un lago. Mentre in questo finire del 2022 uno degli inverni più gelidi a memoria d’uomo cala sugli Stati Uniti settentrionali, dunque, un segreto senso d’aspettativa cessa di essere spiacevolmente insoddisfatto per le preferenze di un particolare strato della popolazione. Ed il suono di un motore non così potente, ma stranamente vicino al livello del terreno, ritorna lievemente a riecheggiare per le valli candide di un mondo nell’ovattata attesa di essere immediatamente riscoperto. Pratico, svelto, pronto all’uso. A patto di disporre di un rimorchio per portarlo fino al suo ambito elettivo d’impiego, una casa vicino alla costa di un lago incline a congelarsi, oppure la pazienza necessaria a percorrere il tragitto fino a un tale imprescindibile punto d’interesse. Entro una ventina di miglia, s’intende, poiché questa è l’autonomia concessa dal suo piccolo serbatoio all’insolito veicolo dal nome di Wilcraft, essenzialmente l’approccio inverso a quello usuale per un tipo di mezzo anfibio. Laddove non si tratta, in chiari termini, di un’automobile capace di galleggiare, quanto piuttosto una barca dotata di quattro ruote, come esemplificato dall’acronimo facente parte del suo nome che significa Water, Ice, Land (Acqua, Ghiaccio e Terra) dando esplicita espressione programmatica agli effetti possibili campi d’impiego. Tutti e tre nel corso della stessa escursione, così come capita fin troppo di frequente nel corso di una di queste complicate escursioni. Capitava in effetti da queste parti, ovvero non soltanto nello stato del Minnesota da cui proviene l’inventore del veicolo in questione, quanto in effetti l’intera fila di quelli posti a ridosso dei Grandi Laghi, il confine Canadese e al di là di questo, che annualmente pescatori sprovveduti s’inoltrassero coi propri SUV o ATV sopra la superficie solidificata di uno specchio d’acqua, con canna da pesca e trapano elettrico facenti parte della propria attrezzatura. Soltanto per scoprire, rovinosamente, come il ghiaccio non fosse poi così compatto quanto era incline a sembrare, finendo per mettere in pericolo se stessi e gli altri, o finendo nella peggiore delle ipotesi per annegare perdendo la vita. Da qui l’idea di Tom Roering, concepita per la prima volta all’apice degli anni Novanta, per la creazione di qualcosa che potesse al tempo stesso portare gli aspiranti pescatori a destinazione, proteggerli dal freddo e da loro stessi. Non permettendogli, sostanzialmente, di fare la fine di cavaliere Teutonico alla battaglia sulla superficie ghiacciata del lago Peipus. Con buona pace degli spiriti delle Nixie, Selkie, Naiadi o altri mitologici uccisori per affogamento del folklore irlandese…
Classificato essenzialmente come ATV a quattro ruote motrici e propulsione ibrida, per il possesso di un motore da 26,5 cavalli e 745 cc a quattro tempi, coadiuvato da un sistema d’iniezione elettrico della Kohler e una batteria Interstate serie 51, oltre a trasmissione e sospensioni idrostatiche resistenti al gelo, il Wilcraft è un’invenzione particolarmente ingegnosa che proviene dall’osservazione interna delle problematiche affrontate da chi pratica un particolare tipo d’attività. Dotato in tal senso di una forma strettamente utilitaristica con tanto di buco sul fondo, diversa da qualsiasi altro mezzo convenzionale e per certi versi capace di ricordare un Moon Buggy o rover marziano, esso è basso, piatto e leggero, proprio al fine di distribuire il peso in modo equivalente lungo l’estendersi di una spaziosa superficie ghiacciata. Il che dovrebbe permettergli, in condizioni ideali, di non incontrare neanche il principale problema sopra delineato, del trovarsi a sprofondare nelle acque ancora resistenti alla morsa implacabile dell’inverno, riducendo in questo modo significativamente il rischio d’imprevisti. Ma poiché il problema maggiore per chi progetta mezzi di trasporto resta sempre quello del componente situato tra il sedile e il volante, soprattutto nella situazione ecologica attuale in cui gli inverni diventano sempre più brevi e discontinui, con conseguente solidità carente delle lastre di ghiaccio da percorrere con gli pneumatici prima di dare inizio alle operazioni, sarebbe ragionevole affermare che il veicolo in questione sia a tutti gli effetti foolproof (infallibile ed al tempo stesso, “a prova d’idiota”) in quanto dotato, come dicevamo, della capacità non trascurabile di galleggiare. Ed in caso di necessità una trazione sufficiente a tirarsi fuori dai guai, sebbene al costo di un’integrità necessariamente compromessa della riva lacustre sotto le sue possenti ruote, inerentemente soggetta a multa variabile da parte delle autorità di diversi stati. Con una capacità di tirarsi fuori dai guai che non è d’altra parte, l’unica freccia nella faretra del singolare apparato, concepito come forma semovente di un letterale rifugio capace di resistere al gelo più intenso, permettendo d’intrattenersi nelle proprie attività di pesca anche quando la temperatura esterna si trova molto al di sotto dello zero. Questo per la maniera in cui una volta giunti presso il proprio sito elettivo e praticato il foro per la pesca con il necessario trapano d’ordinanza, si può procedere all’abbassamento delle sospensioni idrauliche di cui è dotato il mezzo parcheggiato ad arte, al fine di creare un sigillo ermetico ed impervio al passaggio dell’aria dal basso. Mentre l’utilizzatore potrà fare affidamento, per il resto, alla pratica capote estensibile dotata di finestre trasparenti, entro cui rinchiudersi previa accensione dell’impianto di riscaldamento presente all’interno. Giungendo così a costituire l’effettivo ed utile strumento di una capanna situata esattamente dove ce n’era il più significativo bisogno, tutt’altra storia rispetto al classico secchio rovesciato sopra cui i praticanti più “prudenti” erano soliti sedersi mentre lasciavano cadere la propria lenza nel buco di pesca.
I vantaggi di un sistema simile sono, molto evidentemente, significativi. Sia dal punto di vista della sicurezza e del comfort, come fin qui delineato, che nell’estensione pratica della stagione di pesca di cui si può essere annualmente i protagonisti elettivi. Perché potendo sfruttare l’inerente versatilità di Wilcraft, diventa pienamente ragionevole inoltrarsi a pesca anche sul finire dell’autunno e l’inizio della primavera, quando i pesci sono molto più attivi a costo di un maggiore rischio di sprofondamento. Oppure nelle più cupe profondità dell’inverno, a temperature normalmente poco sopportabili dall’organismo umano. Mentre un ricco corredo di optional veicolari, aggiunti alla proposta tecnologica nel corso degli anni, permettono d’incrementarne in modo significativo i propositi di autosufficienza, con dotazioni come sci per le ruote davanti, cingoli al posto di quelle posteriori, pannelli isolanti e fari addizionali. Per un prezzo fatto e finito che oscilla normalmente tra i 25.000 e 27.000 dollari sul mercato attuale, mentre particolari allestimenti possono superare anche di un terzo tale cifra già abbastanza significativa. Ponendo le basi di ottimi margini di guadagno, tali da giustificare pienamente la lunga operatività dell’omonima impresa produttrice, soprattutto a partire dal boom mediatico del 2017 a seguito della partecipazione di Tom Roering allo show televisivo Adventure Capitalist della CNBC, in un episodio a seguito del quale avrebbe ricevuto un ingente finanziamento da niente meno che Bode Miller, titolare statunitense di 6 medaglie olimpiche e 4 titoli mondiali, generalmente considerato come uno degli sciatori più grandi di tutti i tempi. Qualcuno, insomma, che l’inverno lo conosce e certamente avrà incontrato lo stesso tipo di problemi e preoccupazioni che hanno portato all’elaborazione di questo intrigante approccio veicolare.
Ma per chi volesse procurarsene uno, possibilmente da impiegare in limitati specchi d’acqua nelle quote più elevate degli ambienti alpini, è importante sottolineare come allo stato attuale delle circostanze l’esportazione di Wilcraft sembri risultare piuttosto complessa. Proprio perché classificato, a quanto pare, come potenziale mezzo dalle applicazioni militari non meglio definite. Il che ci lascia, come principale speranza, soltanto l’eventualità che qualcuno provveda a sviluppare valide o possibili alternative per il mercato europeo. Sempre che le temperature non continuino, imperterrite, ad aumentare…