Provando un momentaneo senso di rimorso, il soldato delle colonie americane Ezra Lee tornò a chiedersi come esattamente fosse giunto a mettersi in una situazione tanto disperata, nell’autunno dell’anno del nostro Signore 1776. Mentre girava vorticosamente con la mano sinistra la manovella posta all’altezza dello stomaco nel tentativo di restare immerso, la destra intenta a pompare la sentina. Le labbra strette attorno a un rigido boccaglio di legno e pedalando forsennatamente, nel tentativo possibilmente vano di contrastare la corrente alla foce dell’Hudson River. Il tutto racchiuso all’interno di quella che avrebbe potuto essere definita come una scatola di sardine, se non fosse stato per la forma oblunga vagamente simile a una ghianda gettata sul pelo dell’acqua, per poter fare ciò che alle ghiande riesce meglio: affondare. Ma poiché molto chiaramente, alla macchina propagandista dell’esercito rivoluzionario non sarebbe di certo piaciuto un simile termine di paragone, non a caso il suo atipico mezzo di trasporto era stato chiamato dall’inventore “la Tartaruga”. Come l’animale che pur sembrando apatico, nuota agilmente nelle tenebre di una notte senza luna. Si addentra lieve all’interno del punto d’approdo. E come un ninja del distante Oriente, attacca una carica esplosiva temporizzata sotto lo scafo del suo galleggiante nemico. Perfida, perfida nave del vasto impero dove “Non tramonta mai il Sole”…Ma ciononostante i suoi marinai dovranno pur dormire. Ed proprio questo il momento in cui l’infernale macchina di David Bushnell, inventore, patriota, amico di George Washington in persona che l’aveva conosciuto per il tramite del governatore del Connecticut Jonathan Trumbull, avrebbe potuto riuscire in quello per cui era stata concepita. Affondare un’intero vascello di linea dell’imbattibile marina inglese, niente meno che la nave ammiraglia HMS Eagle dell’ammiraglio Howe, con il suo carico distruttivo di 64 cannoni pronti a scaraventare tutta la propria furia sul porto di New York. “Non oggi… Non… Finché io posso fare ancora qualcosa” Ansimò tra se e se il temerario, mentre rallentando lievemente il suo pompaggio, come nell’addestramento precedentemente effettuato, lasciò che il sottomarino s’inabissasse ulteriormente, mentre la tenebra inghiottiva completamente l’abitacolo, precedentemente illuminato da quattro piccoli oblò situati a ridosso della botola superiore. Ora potendo fare riferimento unicamente alla bussola magnetica, l’indicatore di profondità ed il cronometro, illuminati da una piccola quantità del cosiddetto fuoco delle fate, un fungo fluorescente scelto appositamente per quello scopo, Ezra percepì un cambiamento nel modo in cui la corrente avvolgeva e tentava di capovolgere il sottomarino. “Ci sono… Devo esserci!” Pensò a voce alta, togliendo la mano dalla manovella dell’elica anteriore, per attivare il trapano situato all’altezza della sua spalla sinistra. Ora tutto quello che doveva fare era pregare che le cose andassero per il meglio. Ed entro lo scadere del tempo prefissato, potesse raggiungere una distanza di sicurezza prima che l’ordigno avvitato al fasciame di provenienza ostile procedesse nella devastante deflagrazione, sufficiente ad affondare, annientare, potenzialmente uccidere l’enorme scafo posto a profilarsi dinnanzi alle coste americane. Senza nessun tipo d’invito pregresso, né alcuna intenzione benevola nei confronti dei suoi abitanti.
Costruito mediante le più avanzate risorse tecnologiche della sua epoca e grazie all’ingegno notevole di due sole persone, il sommergibile Turtle fu l’istantaneo detentore di una significativa serie di primati. Primo mezzo subacqueo militare, primo ad esser dotato di un’elica rotante, descritta nei documenti a corredo con la dicitura di “remo speciale concepito per spostarsi in avanti”, esso integrava inoltre un grande numero di meccanismi costruiti grazie al significativo contributo di Isaac Doolittle, celebrato orologiaio e lavoratore dei metalli di New Haven, Connecticut, che lavorando assieme a Bushnell aveva reso possibile l’integrazione dei numerosi sistemi necessari al battello per portare a coronamento la sua singola ragione d’esistenza: mostrare l’inferno ad un invasore dai mezzi superiori, l’esercito più forte e ben collaudato, la sicurezza garantita da una quantità spropositata di vittorie. Ma che non aveva ancora fatto i conti, come in una lunga serie di opere della cinematografia di genere, con la ferrea volontà ed il coraggio di un gruppo di uomini determinati, guidati dalla passione ed il desiderio intramontabile per la libertà. Costruito lungo un periodo di mesi ed in gran segreto nell’anno 1775 all’interno della fonderia del facoltoso Doolittle, dove vennero perfezionate tutte le parti meccaniche, la costruzione dell’involucro esterno del sommergibile richiese invece la partecipazione di un bottaio incaricato di curvare le lunghe doghe di quercia, poi fissate mediante l’impiego di resistenti anelli di metallo. “Sembra proprio una tartaruga” viene riportato aver detto l’inventore di fronte all’aspetto finale della sua creatura. Sebbene possa anche essersi trattato di una leggenda. È infatti altrettanto possibile che Bushnell avesse già perfettamente chiaro nella sua mente cosa stesse costruendo, essendosi ispirato direttamente all’opera dei suoi insigni predecessori e costruttori di sommergibili Cornelis Drebbel (Olanda – 1572-1633) e Giovanni Alfonso Borrelli (Italia – 1608-1679) sebbene a nessuno dei due fosse mai venuto in mente d’impiegare un simile apparato al servizio di un conflitto bellico, semplicemente perché entrambi non si erano mai trovati dalla parte che stava per perdere il diritto all’indipendenza nazionale.
Così durante le molte prove effettuate ad Ayer’s Point nel fiume Connecticut, il pilota ideale fu individuato nel fratello più giovane di David Bushnell, per una mera coincidenza di nome Ezra esattamente come colui che avrebbe infine affrontato la difficile impresa per intercessione del generale George Washington in persona, che aveva individuato nel Sig. Lee una figura sufficientemente eroica, nonché fisicamente preparata, da poter riuscire a portare la bomba a destinazione. Fin dal primissimo momento, tuttavia, il pilota si rese conto di quanto fosse remota la realizzazione di un simile obiettivo. Con soltanto 20 minuti d’aria all’interno dell’abitacolo prima che fosse costretto a riemergere, Ezra si avvicinò spostandosi contro corrente, riuscendo ad eludere lo sguardo delle sentinelle. Giunto al momento culmine in cui doveva trapanare lo scafo da sotto, per potervi assicurare il barilotto di tritolo, si scontrò con l’impossibilità effettiva di riuscire a farlo. Sulla ragione di tale ostacolo, le cronache coéve appaiono concordi: pare che i vascelli britannici avessero infatti iniziato recentemente a proteggere il proprio scafo dai parassiti marittimi mediante l’impiego di una copertura di rame o ferro, destinato ad agire in questo caso come una sorta d’armatura impenetrabile. Sebbene le nozioni di cui disponiamo parrebbero indicare per tale orpello uno spessore pari o di poco superiore a quello di un foglio di carta, che difficilmente avrebbe potuto fermare il trapano del sommergibilista. Per cui le analisi a posteriori parrebbero aver spostato l’origine del problema ad una parte metallica impiegata per sostenere il timone, piuttosto che più semplicemente alla mancanza di pratica o la debolezza dovuta all’inalazione eccessiva di anidride carbonica da parte di Ezra Lee. Il che, ad ogni modo, aveva un’importanza relativa. Di fronte al fatto che la prima missione militare di un sommergibilista, nonostante l’importanza storica nella creazione di un precedente, andò formalmente incontro ad un fallimento.
Considerato ancora a posteriori come un genio dalle molte notevoli doti da George Washington, che così lo descrisse ancora in una celebre lettera invita a Thomas Jefferson nel successivo 1785, Bushnell aveva a quel punto già trovato una collocazione stabile nell’armata rivoluzionaria, grazie all’istituzione ad-hoc del nuovo corpo dei Genieri e Minatori Marittimi, di cui diventò il supremo comandante e supervisore. Una posizione consolidata lavorando negli anni successivi soprattutto al perfezionamento delle sue bombe a tempo impermeabili, un’altra invenzione avveniristica per l’epoca, che l’avrebbe portato incontro ad un ulteriore coinvolgimento significativo nella storia della guerra. Nella famosa Battaglia delle Botti (1778) in cui i suoi uomini ne liberarono alcuni esempi trasformate in mine per il fiume Delaware, lasciando che la corrente li portasse all’indirizzo di un gruppo d’imbarcazioni inglesi. Tra le quali, a quanto sembra, venne colpita soltanto una scialuppa facente parte del corredo della HMS Cerberus, mentre le uniche vittime umane furono un paio di bambini che si trovavano sfortunatamente a riva.
Il conseguente panico ed il livello di paranoia dimostrato successivamente dai marinai britannici, che a quanto pare iniziarono a “sparare per sicurezza a qualsiasi pezzo di legno che galleggiava sul fiume” venne giudicato come un vantaggio per lo sforzo bellico, al punto da essere immortalato in una famosa ballata dell’autore e politico Francis Hopkinson. Un altro piccolo contributo, all’impegno collettivo di quei padri fondatori che sentivano di aver ricevuto l’incarico manifesto di prevalere contro gli ostacoli della Storia. Per riuscire al termine di un lungo, drammatico spargimento di sangue, ad ottenere un riconoscimento internazionale dei propri diritti. Almeno.