Alla ricezione di un segnale cronologicamente ineluttabile, la parte del cervello nota come ipofisi comincia ad operare il compito per cui è stata inclusa all’interno dell’organismo umano. Secernendo ormoni, stimola le gonadi, trasformando la funzione degli organi riproduttivi posseduti da entrambi i sessi, mentre il corpo dell’uomo si ricopre di peli e riempie di muscoli, la donna vede svilupparsi il bacino ed il seno. Il momento della pubertà rappresenta, sostanzialmente la perfetta metamorfosi, senza l’utilizzo di alcun bozzolo e soltanto lati positivi per il proseguire della propria esistenza. Ecco perché dal punto di vista del bipede sapiens, non c’è alcun tipo di ragione per ritardare o rinunciare a un simile processo. Pensate invece a un bruco, che spiegando le sue ali sa di essere entrato nell’ultima stagione della sua esistenza, essendo rimasto talvolta persino privo degli organi necessari a continuare a nutrirsi. Se quest’ultimo potesse rinunciare a un tale “onore”, potendo nonostante ciò dare un proseguo alla propria specie, pensate davvero che l’evoluzione avrebbe impedito quel cambiamento? Ciò di cui stiamo parlando prende il nome essenzialmente di neotenia, e consiste nel raggiungimento della maturità sessuale mantenendo nel contempo alcuni tratti esteriori, o caratteri biologici tipici dell’età infantile. Tale aspetto è presente nell’uomo soltanto in alcune caratteristiche, salvo malformazioni individuali, quali l’abilità di digerire il latte anche successivamente alla stagione in cui raggiunge l’età adulta. Ma c’è almeno una creatura, in Messico, che può dirsi l’effettivo Peter Pan del mondo naturale, assolutamente abituata a mantenersi giovane nel corpo e nella mente, per l’intera lunga durata dei 15 anni della propria esistenza. Molto superiore a quella di qualsiasi altra salamandra appartenente alla sua stessa famiglia.
Ambystoma mexicanum o più comunemente axolotl (assolotto) dall’appellativo del dio del fuoco e del fulmine secondo gli Aztechi, protettore dei mostri e dei gemelli, che si narra essersi trasformato in una di queste creature allo scopo di sottrarsi al sacrificio collettivo degli esseri superni, reso necessario dalla necessità di dare inizio al quinto Grande Ciclo dell’esistenza. Non che questo, a quanto pare, sia risultato sufficiente a salvarlo. Benché un qualche ottimo presupposto di riuscire a farlo dovesse pur essere stato presente, data la straordinaria capacità di rigenerazione posseduta da questi animali ormai rimasti allo stato brado soltanto in un singolo lago in prossimità di Città del Messico, che qualora dovessero riportare ferite o infortuni, possono ricreare agevolmente arti, coda e addirittura organi complessi, quali occhi, cuore e sistema nervoso. Mentre in laboratorio si è scoperto come possono persino incorporare tali “parti” prelevate da un loro simile, le quali mantenute a contatto con il loro corpo riacquisteranno gradualmente il 100% della funzionalità. Un altro vantaggio, se vogliamo, del restare in bilico prima dell’attimo fatidico della trasformazione, quando i vecchi errori vengono dimenticati e tutto può tornare alle condizioni ideali di partenza. A meno che…
Quello che state vedendo nella foto di destra qui sopra è in effetti sempre un assolotto, ma che per un assoluto scherzo del destino, ha visto terminare il suo stato di grazia. E ad un segnale irresistibile, ha terminato di svilupparsi. Verso l’ottenimento di quella che può presentarsi unicamente come una vera e propria salamandra scavatrice (gen. Ambystoma) morfologicamente non dissimile dalla parente prossima A. tigrinum, però priva della caratteristica livrea che l’ha resa amata nei terrari di mezzo mondo, qui sostituita da un semplice color nero opaco. Una condizione abbastanza poco comune, nei fatti, da motivare un’approfondita documentazione degli eventi futuri, al fine di poter raggiungere un consenso per gli altri appassionati che dovessero trovarsi a dover gestire questo tipo di evento…
Nota: l’axolotl mutato mostrato in apertura è Gollum, di proprietà dell’utente di Reddit, CollieflowersBark. Da qualche giorno possiede anche un canale Instagram.
L’effettiva mutazione dell’A. mexicanum, animale carnivoro e predatorio che si nutre di vermi, molluschi, piccoli pesci e larve d’insetto, è un evento dunque scarsamente documentato, ma che sappiamo derivare da una serie di specifici fattori esterni. Pur essendo l’effettiva conseguenza di una predisposizione genetica, più o meno presente al moment della nascita in ciascun singolo esemplare, essa deriva molto spesso (ma non sempre) da un periodo di stress elevato e comunemente imprevisto nella vita dell’animale. Una delle prime annotazioni scientifiche in materia ci giunge, ad esempio, dall’importante naturalista Julian Huxley, parente del più famoso scrittore Aldous, che all’inizio del secolo scorso si era fatto spedire a Londra alcuni esemplari della simpatica creatura da utilizzare in una serie di non meglio specificati esperimenti (e forse… Meglio così?) Se non che al momento di aprire le scatole in cui esse erano contenute, piuttosto che la forma a lui ben nota degli assolotti, scorse un’equivalente quantità di striscianti salamandre nere, del tutto indifferenti al fatto di trovarsi immerse in acqua o fuori da essa. Benché tutti gli appartenenti a questa specie siano infatti dei veri e propri anfibi, essendo perfettamente in grado di respirare l’aria mediante l’uso dei polmoni, la loro forma più comune “eternamente infantile” prevede un particolare adattamento alla vita acquatica, con grandi branchie esposte ad albero e una lunga pinna dorsale, che si estende dal collo fino alla punta della coda. Mentre una volta andati incontro al loro inaspettato periodo di mutazione, gli assolotti acquisiscono una forma affusolata, le zampe diventano più lunghe e forti, le branche spariscono ed assieme ad esse alcun accenno di superficie dorsale utile a nuotare agilmente. In altri termini, diventano delle vere e proprie lucertole (un chiaro esempio di convergenza evolutiva) sebbene ciò sembri avere per loro anche un costo: una capacità molto meno eccezionale di rigenerarsi, oltre a una durata della vita sensibilmente accorciata. Ed è questa la ragione, sostanzialmente, per cui l’ideale discendente del dio Xolotl è di per se del tutto incapace di indurre l’indesiderata trasfigurazione adolescenziale, data l’assenza di un ormone prodotto dalla sua tiroide necessario a dare inizio alle danze. Una sicurezza ragionevole, ma non assoluta di poter restare per sempre bambini: caso vuole che l’effettiva metamorfosi, in effetti, possa derivare anche dall’ingestione di sufficienti quantità di iodio, ad esempio in acque contaminate o all’interno di un habitat artificiale calibrato in modo erroneo. Più di un proprietario di questi animali, molto amati nell’hobby dell’allevamento ricreativo ma anche quello con finalità scientifiche, si è ritrovato a gestire la versione alternativa dello stesso essere successivamente a un improvviso guasto del proprio impianto di filtratura, tale da indurre l’inizio dell’inaspettata concatenazione di eventi. In una circostanza documentata online, un membro dell’associazione ambientalista Alcaldía Xochimilco operativo presso il lago omonimo descrive enfaticamente le difficili condizioni e l’assenza di finanziamenti governativi per continuare a preservare questa rara specie, mentre mostra una preziosa moltitudine di esemplari prossimi, o successivi alla reintroduzione in natura. Il gruppo di salamandre, tutte di colore rigorosamente nero comunque possibile anche negli axolotl in perfetta salute, mostrano alcuni tratti intermedi tra lo stato giovanile (presenza di pinna dorsale) e quello metamorfizzato (assenza di branchie esterne) lasciando intendere una condizione ambientale o precedente tutt’altro che perfetta. Il che non dovrebbe sorprendere nessuno, visto come il lago Xochimilco sia ormai ridotto ad una serie di canali paludosi, mentre l’unico altro habitat precedentemente noto di questi animali, il lago Chalco, è ormai da tempo stato prosciugato per l’impiego eccessivo della sua acqua e una presunta necessità di prevenire gli allagamenti.
L’axolotl dell’epoca moderna vive dunque un’insolita ma non inaudita dicotomia, che lo vede ormai giudicato a rischio critico d’estinzione da parte dello IUCN ma cionondimeno estremamente comune in cattività. Questo per l’innata resilienza e capacità di adattamento degli esemplari tenuti in cattività, notoriamente facili da nutrire, far sopravvivere ed agevolmente riprodurre all’interno di un ambiente domestico. Anche considerata la capacità della femmina, una volta fecondata tramite ricezione dello spermatoforo, di deporre fino a 200 uova per ciascun singolo evento. Abbastanza da far guadagnare molti, molti soldi ad un allevatore sufficientemente oculato. Aggiungete a questo l’aspetto notoriamente grazioso dell’axolotl (si tratta, dopo tutto, di un “cucciolo” che tale rimarrà per tutta la vita) e l’utilità dimostrata da queste creature come organismi modello per la ricerca scientifica, a causa della grandezza ed osservabilità delle loro cellule, ed avrete in mente il tipo d’animale che è semplicemente impossibilitato ad estinguersi, almeno finché l’uomo continuerà a poter trarre un significativo beneficio dalla sua esistenza. Il che non significa, d’altronde, che sarà possibile continuare ad osservarlo nel suo ambiente originario d’appartenenza. Il che è un po’ una piccola morte della specie, se vogliamo, nonché un danno irreparabile per le generazioni a venire. E non c’è nessun corso di mutazione, in tal senso, che possa essere abbastanza significativa da riuscire a capovolgere la situazione. Né alcun tipo d’ordinanza in grado di salvare il lago Xochimilco ed i suoi piccoli abitanti dal continuativo espandersi della tentacolare Città del Messico, destinata a sovrascriverlo nel giro di pochissime generazioni.
Peccato. Che non sia possibile decidere di dominare il corso degli eventi, mantenendo al tempo stesso l’intuito e l’attenzione ai dettagli di un bambino. A meno di possedere, nel proprio arcano genoma, il principio imprescindibile della salamandra. Capace di rigenerare la sua mente, oltre al corpo. Senza dover necessariamente rinunciare, in funzione di tutto ciò, al progresso.