Il senso di scoperta, la curiosità, l’intraprendenza. Ma soprattutto, la comprovata capacità di non uscire MAI dal personaggio, essendo il primo a prendere sul serio, ancor più dei propri spettatori, l’improbabile serie di scoperte ed incontri che tendono a verificarsi, senza falla, sul finire dei suoi brevi resoconti video all’interno di alcune delle più notevoli foreste d’Inghilterra. Perché ci sono già fin troppe creazioni artistiche diffuse a mezzo web, che sostanzialmente non sono altro che una trasposizione digitale di modalità espressive già esistenti: persone che dipingono, scolpiscono, costruiscono costumi sotto l’obiettivo della videocamera, mentre schiere di commentatori danno il proprio contributo enfatizzando i meriti dell’uno o l’altro creativo. Mentre quasi nessuno, nel vasto e variegato universo di Internet, si preoccupa di trasportare chi ha intenzione di seguirlo all’interno del proprio stesso mondo, nella maniera in cui riesce notevolmente a fare Erwin Saunders, misterioso personaggio comparso su YouTube all’incirca tre anni fa, per poi scomparire nel primo terzo del 2020 (non è difficile immaginarne la ragione) per ricomparire all’improvviso la scorsa primavera, ancor più laborioso, consapevole e competente di prima. Un personaggio totalmente fuori dal comune, questo signore di mezza età con lunga barba e cappello d’esploratore nonché un contegno eccezionalmente inglese, nell’accento, il modo di fare e il senso dello humour, che racconta di aver dedicato gli ultimi 20 anni ad una singolare, quanto importante missione: catturare sullo schermo quello che l’intero mondo sembrerebbe aver dimenticato. Folletti, ovviamente, gnomi ed altri esseri fatati. Creature uscite dalle fiabe oppure che all’interno di esse sono penetrate, come tutti i vampiri o fantasmi di leggende ben più oscure, a seguito d’occasionali avvistamenti sperimentati dagli abitatori delle circostanze più opportune. Con una significativa differenza, tuttavia, rispetto ai suoi predecessori: il piccolo dettaglio di riuscire EFFETTIVAMENTE a trovarli.
E se doveste aspettarvi, a tal proposito, la solita ripresa mossa e sfocata di forme indistinti visibili sulla distanza, che potrebbero o meno corrispondere a cespugli vagamente antropomorfi, vi consiglio di scorrere rapidamente il ricco repertorio di quest’uomo, in cui non soltanto i principali soggetti delle sue ricerche compaiono regolarmente al centro della telecamera, ma lo fanno in piena luce, condizioni di messa a fuoco (più o meno) ideali ed occasionalmente interagiscono col proprio cercatore, non sempre in maniera del tutto amichevole se non addirittura ostile. Una visione che sembrerebbe essere stata considerata almeno in determinati circoli con il beneficio del dubbio, per molte settimane e mesi, tanto da giustificare innumerevoli trattazioni di consumati debunkers ed altre testate di contro-informazione, al fine di contrastare la dilagante convinzione che il popolo fatato stesse per tornare alla ribalta in mezzo agli uomini, in aggiunta alla pletora di ulteriori problemi di questi ultimi anni di travagliate vicende globali. Un approccio forse ingenuo alla faccenda, che trova tuttavia parziale giustificazione negli straordinari meriti di questo artista. Che inizia ogni suo video, della durata variabile tra i 5 e i 15 minuti, nella maniera più naturale e spontanea possibile, proprio come un anziano gentleman convinto dal suo amico o vicino “Tom” a caricare i risultati delle proprie ricerche online, affinché la gente possa finalmente conoscere una delle principali “verità nascoste” della nostra epoca. Finché nel corso di ciascuna passeggiata, mentre illustra approfonditamente le caratteristiche ed il comportamento degli gnomi, molto spesso finisce per scorgerne qualcuno sulla distanza, puntando con la massima attenzione il teleobiettivo per mostrarcelo, come se fosse la cosa più naturale del mondo. La sua recitazione è perfetta, mentre si mostra competente ma opportunamente sorpreso, alla maniera in cui un ricercatore potrebbe reagire all’avvistamento di un animale ritenuto estinto. Ed è qui che l’arma segreta del suo canale appare in tutta la sua ineccepibile efficacia procedurale: poiché l’essere in questione fa la sua immancabile comparsa in un contesto credibile e con l’esatto aspetto che ci si potrebbe aspettare, perfettamente animato fin nei minimi dettagli, tanto da sembrare in apparenza qualsiasi cosa, tranne che un mero artificio realizzato tramite l’impiego della grafica 3D informatizzata. Ed in fondo, chi può dire veramente cosa abiti tutt’ora i boschi più profondi ed ombrosi recessi di foreste millenarie, ultimi residui di quello che un tempo doveva essere l’intera Europa, prima che l’inarrestabile ricerca di spazi e risorse trasformasse completamente il suo volto, relegando gli antichi popoli lontano dagli occhi, il cuore e l’immaginazione degli umani…
La trattazione di Erwin Saunders risulta quindi essere puntuale, dettagliata ed approfondita, all’interno di un contesto geografico largamente indefinito. Benché sarebbe lecito immaginare simili scenari nelle regioni di Devon e Cornovaglia, tradizionalmente associati alle leggende pregresse in materia. I soggetti del suo costante andare a passeggio sono membri del popolo delle pixies (termine inglese che vuol dire letteralmente “fatine”) appartenenti al genere Magnum morsu, così chiamati per il possesso di una serie di denti acuminati di grandezza superiore a quanto sarebbe lecito aspettarsi vista la loro altezza massima di appena 25 cm. Esseri di chiara intelligenza primitiva e con abitudini chiaramente delineate, che includono la costruzione di armi e strumenti, case all’interno degli alberi e sopra di essi, veri e propri templi scolpiti nella roccia e l’addomesticazione, con varie finalità, delle lumache. Ma anche una voracità evidente per tutto quello che ha un sapore dolce, con particolare predilezione per un tipo di biscotto a forma di UFO con ripieno di crema Sherbet, da lui utilizzato con successo in più di un’occasione per attirare e catturare nelle immagini l’uno o l’altro esponente del piccolo popolo dimenticato. Godibili come una sorta di serie a puntate, in cui gradualmente appare più chiara la natura ed il comportamento degli esseri umanoidi in questione, i video dell’autore mostrano un aumento progressivo di fiducia reciproca tra le due specie, mentre gli avvistamenti iniziano a farsi più frequenti all’inizio, nella parte centrale e verso la fine dei brevi documentari. Finché a luglio del 2019, in uno dei suoi video maggiormente memorabili, Erwin inizia improvvisamente a tagliarsi capelli e barba nel mezzo della foresta. La ragione viene subito spiegata al pubblico digitale comprensibilmente esterrefatto: un morsu, o altro abitatore indefinito della foresta, l’ha colpito con una minuscola freccia cosparsa di una sostanza psicotropica, che ha causato in lui un comportamento temporaneamente irrazionale. Per cui non ha altra scelta che estrarre una pistola giocattolo con proiettili di gommapiuma (la famosa NERF gun) al fine di proteggersi da eventuali assalti successivi. A questo punto e per la prima volta, si sente la voce fuori campo di una donna, probabilmente un’escursionista, che gli chiede perché stia riprendendo le foglie in mezzo all’assoluto nulla: “Niente” risponde lui, “Soltanto un blog sulla natura.”
Da quel momento stranamente significativo Erwin scompare per un periodo di quasi un anno, con l’unica eccezione di uno strano video con musica celtica e una tomba riportante le sue iniziali in alfabeto runico. Intere comunità digitali tra cui un gruppo di Facebook uniscono le proprie forze, nel difficile tentativo di trovarlo e mettersi in contatto. Fino alla fine dell’aprile scorso, quando ricomincia improvvisamente a postare con encomiabile regolarità. I nuovi video hanno un tenore maggiormente professionale nel montaggio e le inquadrature, con tanto di colonna sonora aggiunta e movimenti della telecamera opportunamente stabilizzati. Lo stesso misterioso “Tom” fa finalmente la sua comparsa e diventa un personaggio ricorrente, come studente di materie cinematografiche che ha scelto di seguire il suo mentore in un ambito decisamente… Collaterale. Eppure, benché dotate di un aspetto meno improvvisato, le avventure del ricercatore del mistero non perdono in alcun modo la propria spontaneità, continuando ad apparire memorabili nella maniera in cui ogni cosa sembra succedere per una ragione, verificarsi secondo le precise leggi della fisica applicate ad un mondo più magico, ed imprevedibile, di quanto l’odierno metodo scientifico vorrebbe portarci a pensare. Il suo bestiario fantastico si arricchisce persino di una nuova tipologia di bestie, il “verme” o erede dell’antica genìa draconica, che i due incontrano all’interno di una caverna, dovendo battere rapidamente in ritirata. Il che riesce a coinvolgere in maniera inaspettata, soprattutto quando si considera gli elmetti comicamente ricavati per l’occasione da un paio di pentole da campeggio.
L’esecuzione è quindi magistrale, il messaggio, condivisibile ed interessante. Perché se soltanto mantenere fervida l’immaginazione può servire a conoscere la verità sul mondo e tutto quello che contiene, che cosa dovremmo pensare della scevra civiltà delle apparenze, l’irrispettoso rapporto contemporaneo tra l’uomo e l’antichissima natura? E direi che chiunque tenti di “sfatare” i mistici e incredibili ritrovamenti di quest’individuo eclettico, ha mancato totalmente il punto delle sue realizzazioni. Benché risulti comunque opportuno citare la possibile connessione, individuata a più riprese dagli approfonditi analisti delle circostanze, tra le sue bizzarre escursioni ed il curriculum creativo dell’artista digitale Paul Smith, co-fondatore della compagnia di grafica digitale britannica CGEye. Che non viene ovviamente citata all’interno di alcuna delle sue opere, poiché altrimenti, è inutile dirlo, cesserebbe totalmente la magia.
Quando nella nostra epoca, se c’è un qualcosa che possediamo in quantità eccessiva, è proprio la chiarezza. Mentre tutto appare certo e inconfutabile, attraverso l’unico passaggio giudicato necessario di essere stato pubblicato online. Ed allora, direi che ci sta bene: tornare a credere alle fate, per comprendere di nuovo quanto sia facile sovvertire le certezze precedentemente acquisite. Per scrutare, con enfasi palese, dentro l’occhio assai riconoscibile dell’irrealtà.