Sulla città meridionale di Xichang, prefettura autonoma cinese di Liangshan Yi, incombe la possibile realizzazione di una catastrofe del tutto priva di precedenti. E con questo non intendo l’aleatoria profezia, o il vago timore per il mutamento climatico ed altre amenità altrettanto trascurabili, bensì la consapevolezza ormai diffusa tra la gente che in un giorno particolarmente sfortunato, l’improvviso verificarsi di un terremoto, il sabotaggio intenzionale o un madornale errore commesso dal personale di contenimento, potrà idealmente scatenare su di loro una quantità di creature paragonabile all’intera popolazione umana esistente, per la realizzazione tangibile di una vera e propria piaga biblica sulla Terra. Costruita, tuttavia, non sulle creature migratorie che da tempo immemore costituiscono il terrore dell’agricoltura, bensì un parente ben più subdolo e potenzialmente ancor più inaspettato e proprio in funzione di ciò, mostruoso: perché mai e poi mai, la natura avrebbe mai potuto permettere l’aggregazione di una simile quantità di scarafaggi. Ciò detto è formalmente chiaro come un’infestazione delle creature in questione, appartenenti color marrone scuro alla specie Periplaneta americana, rappresenterebbe un problema assolutamente trascurabile per la continuativa sopravvivenza della città; simili blatte, per quanto ci è dato sapere, non trasmettono malattie, non possiedono veleno e non hanno mai mostrato un’indole aggressiva… Fino ad ora?
Per comprendere in che maniera si è giunti alla costituzione di una simile spada di Damocle pendente, occorrerà quindi risalire all’inizio degli anni 2000, quando la progressivamente pervasiva diffusione di una cultura ecologica internazionale e norme legali contro l’esportazione delle specie a rischio ebbe il modo d’introdurre, nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC) alcuni significativi cambiamenti. Fino al punto che oggi, rispetto a una paio di decadi a questa parte, risulta comparativamente molto più difficile trovare quantità copiose di bile d’orso, corna di cervo ed ossa di tigre (davvero, in che MONDO viviamo?) costringendo i numerosi estimatori di questa antichissima disciplina a scavare ancor più a fondo nel canone lasciato dall’Imperatore Giallo degli Han (Huangdi Neijing) databile attorno all’inizio del secondo secolo dopo Cristo; libro in cui veniva citato, tra gli altri, l’effetto benefico garantito dalla consumazione di “creature complete in ogni loro parte” e per questo infuse della magica scintilla di tutti e cinque gli elementi dell’Universo. Da lì a riuscire a ricondurre un simile concetto, al più facilmente allevabile e riproducibile tra tutti gli insetti da allevamento, il passo a quanto pare si sarebbe dimostrato breve, dando inizio alla fioritura di svariate centinaia di “fabbriche” costruite secondo speciali e particolarmente originali canoni di architettura. Perché chi mai aveva pensato, prima di quest’epoca incerta, di mettersi ad allevare gli scarafaggi?
Un esempio decisamente interessante può essere individuato, a tal proposito, nello stabilimento di Li Yanrong presso il distretto di Zhangqiu in Jinan, costruito mediante l’impiego di un valido espediente operativo: come un castello medievale, il palazzo mostrato nel breve reportage di ABC News Australia si mostra infatti circondato da un fossato profondo alcuni metri, riempito di mostri terribili da cui è impossibile trovare scampo. Ovvero CARPE di un acceso color rosso fuoco, perfettamente in grado di mostrare la più veloce via per l’aldilà a vantaggio di ogni speranzoso detenuto a sei zampe, le cui abilità nel volo risultano essere, notoriamente, tutt’altro che eccellenti. Come arriverebbe tragicamente a scoprire, qualora dovesse mai tentare, per una dannata ispirazione del momento, a rintracciare la tortuosa strada per la libertà…
Non ci è dato conoscere, di contro, le specifiche misure protettive dell’allevamento di Xichang che è poi anche il più grande del mondo, costituente la sede del gruppo farmaceutico GoodDoctor, produttore di una rinomata “pozione curativa” utilizzata in oltre 4.000 ospedali in giro per il paese ed oltre i confini della Cina stessa. Ritenuta in grado di curare l’anemia, il mal di stomaco, l’afflizione di diversi organi e ogni tipo di malessere diffuso, tra cui ogni tipo di malattia capace di coinvolgere i sei organi ed i meridiani del Qi, l’energia spirituale di ogni essere vivente. Per una probabile associazione di concetti che potremmo ricondurre alla dottrina delle segnature, l’ideale convinzione umana che vi sia una particolare corrispondenza tra l’apparenza delle cose ed il loro effetto; per cui un essere resiliente, prolifico e diffuso come lo scarafaggio non potrebbe costituire altro che un’influenza positiva per l’organismo disposto ad effettuarne la disgustosa consumazione, offrendogli in cambio una parte della sua potenza innata, frutto di millenni immemori d’evoluzione. Il che, nel frattempo, è il massimo livello di connessione logica rintracciabile nella più influente pseudoscienza dei nostri giorni, che notoriamente così tanti danni è riuscita ad arrecare a un vasto numero di specie animali, soprattutto nelle recenti decadi maggiormente organizzate nella pratica di crudeli metodologie di sfruttamento. Dal quale punto di vista, resta senz’altro indubbio, lo scarafaggio costituisce un evidente margine di miglioramento, vista la relativa semplicità ed estrema diffusione di una simile creatura, la cui estinzione risulta ad oggi assai meno probabile della nostra. Indicativo, a tal proposito, risulta essere il caso della casalinga trentasettenne Yuan Meixia della provincia di Fujian, che prima del 2014 era solita sbarcare il lunario facendo lavori occasionali finché non ebbe l’iniziativa di acquistare 20 Kg di scarafaggi vivi della specie Eurycotis floridana (anche detta Palmetto bug) al prezzo di 10.000 yuan, per accoglierli tra le sue mura e lasciarli prosperare fino alla quantità stimata di 100.000, vendendo il suo raccolto ogni due mesi a un costo approssimativo di 40 dollari al Kg. Qualche volta invece, come nel caso della fattoria di Xin Da nello Shandong, l’investimento di partenza non è neanche necessario, potendo fare affidamento sulle fortunate sinergie del momento, come quella che l’imprenditore ebbe quando, qualche decina d’anni fa, il suo allevamento di scorpioni e coleotteri, venduti come prelibatezze culinarie, venne accidentalmente invaso da una colonia di scarafaggi. Permettendogli di scoprire come questi ultimi, grazie alle molte applicazioni nel campo della MTC, avessero un valore significativamente superiore. Naturalmente la costruzione di una fattoria per questi insetti richiede alcuni specifici accorgimenti, che altrettanto facilmente potrete immaginare essere tutt’altro che complicati. La blatta di qualsiasi specie ama infatti ambienti umidi e cupi, con un alto numero di pertugi in cui rifugiarsi assieme ai suoi simili, sfruttando la sicurezza dettata dal numero. Ragion per cui, come gigantesche arnie per le api ma tenute rigorosamente al buio, simili edifici assumono l’aspetto di parallelepipedi riempiti di scaffali sovrapposti, ciascuno dei quali oberato da fogli successivi di cartone corrugato. In mezzo ai quali, ragionevolmente indisturbati, possono prosperare gli zampettanti insetti e vie d’accesso per la prosperità futura. Negli stabilimenti più imponenti come quello di Xichang, nel frattempo, soluzioni tecnologiche come l’intelligenza artificiale vengono impiegate per l’analisi su larga scala delle condizioni di temperatura e umidità vigenti in ogni parte dell’edificio, al fine di massimizzare la rapidità di crescita delle blatte fino all’ottenimento del miglior raccolto possibile. Ciò benché il naturale clima della Cina meridionale risulti essere, già di per se, pressoché perfetto come biosfera d’adozione per gli scarafaggi americani. La processazione di questi ultimi, una volta selezionati quelli adulti che hanno raggiunto dimensioni idonee, consiste quindi nell’inserimento all’interno di apposite macchine per la triturazione ed il successivo imbottigliamento, in confezioni di polvere o veri e propri infusi, come il “latte di scarafaggio” che tanto successo sembrerebbe avere, ancora oggi, a multipli livelli della popolazione estremo orientale.
Al di là del discorso medicinale, la cui efficacia può essere considerata discutibile in assenza di conferme di alcun tipo da parte del mondo scientifico, l’allevamento intensivo di scarafaggi risulta comunque essere tutt’altro che inutile. Con applicazioni in campo cosmetico, soprattutto per la presenza di sostanze simili alla cellulosa nelle inefficienti ali di questi insetti. Nonché l’innata capacità di convertire cibi incommestibili o avariati in deliziose proteine pronte all’uso, sia nel campo dell’alimentazione di animali di fattoria che a vantaggio degli umani stessi, sempre più inclini a rintracciare soluzioni alternative per l’incombente stagione di futura carestia e scarsità. Ed il tutto a un costo che potremmo definire… Prossimo allo zero. Poiché quale può essere mai il rischio, per chi sceglie di allevare scarafaggi in batteria? Fatta eccezione per la potenziale fuga, s’intende.
Come quella verificatosi accidentalmente, ed assai famosamente, nel 2013, quando la fattoria di Wang Pengsheng a Dafeng, considerata non a norma perché “troppo vicina a territori agricoli protetti” venne improvvisamente soggetta a demolizione da parte delle autorità locali, mentre gli impiegati si trovavano a pranzo. Operazione compiuta senza prima preoccuparsi di compiere il passaggio, niente meno che essenziale, di raccogliere e mettere da parte gli scarafaggi… Potrete immaginare quello che successe di lì a poco, con un panico capace di coinvolgere l’intera popolazione locale e il necessario intervento tempestivo di un alto numero di società di disinfestazione, per fortuna senza conseguenze durature e misurabili sull’ecosistema locale. Ma nessuno può davvero affermare d’immaginare cosa potrebbe succedere, se lo stesso evento finisse per coinvolgere una comunità di sei miliardi di zampettanti individui, nella serena fabbrica della città di Xichang!