Una parte non indifferente degli attuali problemi sanitari potrebbero venire istantaneamente risolti, se il semplice gesto d’indossare un rettangolo di stoffa bianca su naso e bocca diventasse un simbolo di seduzione, utilizzato nelle occasioni sociali per fare colpo sull’altro sesso, ogni qual volta se ne presentasse l’occasione. Ed ancor meglio sarebbe, in un simile scenario meramente ipotetico, se tale apparato in grado di proteggere il respiro, proprio e degli altri, fosse una parte inscindibile del corpo umano, potendo scomparire a comando ogni qualvolta si dovesse presentare il bisogno di bere, nutrirsi o declamare versi poetici di fronte a una platea in attesa. Mutazione inquietante, orribilmente contro natura? Stranezza somatica mostruosa e indesiderabile? Niente paura, potremmo risponderci, visto come un simile processo evolutivo sembrerebbe aver coinvolto in precedenza almeno un’altra specie di mammifero, non più lunga di 55 millimetri e dotata di un gran paio d’ali membranose, del tipo comunemente associato ai sotterranei fiammeggianti del più crudele oltretomba. Un angelo caduto tuttavia non è, Centurio senex, quel “vecchio di cento anni” che costituisce poi l’appellativo, estremamente descrittivo, di una particolare specie di pipistrello. Che pur avendo un’areale piuttosto ampio, che si estende dalla parte sud del Messico, per tutto il Sud America e fino alle propaggini settentrionali della Colombia, risulta essere abbastanza raro all’interno di esso (oppur difficile da trovare, che è poi lo stesso in senso pratico) da essere stato sottoposto a studi scientifici non più di due o tre volte a memoria d’uomo. L’ultima delle quali, risalente a settembre del 2018 ma pubblicata soltanto pochi giorni a questa parte sulla rivista PLOS ONE sembrerebbe aver svelato e analizzato a fondo uno dei misteri più rinomati sull’argomento di questa squittente creatura facente parte della famiglia dei pipistrelli neotropicali dal naso a foglia (Phyllostomidae). Così chiamato nonostante la mancanza di una simile caratteristica anatomica, nel suo caso sostituita da una serie di piegature o solchi sul suo volto, tale da farlo assomigliare alla maschera glabra di un anziano rugoso, sormontata da un gran paio di orecchie tipiche del roditore volante. Un aspetto causato, come spesso capita, da necessità specifiche connesse strettamente, secondo l’ipotesi più accreditata, al metodo e l’approccio nutritivo di questo animale per lo più frugivoro, che per saziare la sua fame è solito tuffare la sua intera testa oltre la scorza di un succoso pomo, lasciando quindi che i propri bitorzoli ne guidino a destinazione il dolce contenuto, fin dentro la bocca costellata dagli aguzzi denti da chirottero vampiro. Questione già largamente nota, a differenza del comportamento osservato da Bernal Rodríguez-Herrera dell’Università del Costa Rica, strettamente interconnesso alla già citata “mascherina integrata” facente parte del suo mento, costituita essenzialmente da una piegatura di pelle sollevabile a comando, che esemplari di questa creatura erano stati osservati sollevare in specifici periodi dell’anno, con un qualche tipo d’intento interconnesso all’accoppiamento. Mai nessuno, tuttavia, aveva avuto l’occasione di assistere a una tale circostanza: l’improvviso e impermanente raduno di una certa quantità di esemplari, facilmente superiore alla decina, entro lo spazio chiaramente tranquillo di una piccola radura non distante dalla località turistica di San Ramon. Completamente pervasa, per l’occasione, dal suono del battito d’ali e una serie di trilli acuti, la cui frequenza ultrasonica impediva di essere udibili per l’orecchio umano. Il che non ebbe l’occasione di precludere, d’altronde, l’interesse da parte di una guida locale, che colpita dalla presenza di queste creature mai viste prima, avrebbe compiuto il primo passo per portarle all’attenzione di un amico esperto ed attraverso il suo consiglio, direttamente fino al professore del rinomato istituto d’istruzione di San Pedro Montes de Oca. Il quale avrebbe attribuito al surreale sabba demoniaco, senza eccessive esitazioni, un nome specifico e inerentemente carico d’implicazioni…
Un lek è il puntuale raduno, durante specifici periodi dell’anno, di una certa quantità di esemplari sia maschi che femmine appartenenti ad una specie volatile, generalmente facente parte alla classe degli uccelli (Aves) interessati a determinare, in tale frangente, chi tra loro abbia il diritto e le qualità considerate necessarie per trasmettere il suo codice genetico alle future generazioni. Un’occasione, in altri termini, affinché le femmine possano scegliere il proprio meritorio spasimante, benché nel caso del Centurio senex la questione possa presentarsi in maniera diametralmente opposta, data la quantità proporzionalmente assai maggiore di esemplari appartenente alla metà marziana del cielo. Maschile ma non guerrafondaia, come vorrebbe lo stereotipo, data la bizzarre metodologia usata al fine di prevalere nell’ardua tenzone; che ormai avrete capito includere, come strumento utile alla seduzione, quel particolare gesto di tirarsi fin sopra gli occhi l’incorporata mascherina ricoperta di candidi peli, dotata a tal fine di uno speciale strato trasparente in corrispondenza dei lucenti bulbi oculari, oltre a ghiandole odorifere capaci di emettere un irresistibile quantità di feromoni. Richiamo di per se inaudibile cionondimeno accompagnato, come dicevamo, dagli ultrasuoni ritmicamente emessi dal pipistrello, accompagnati dal suono dell’aria spostata dalle insolite membrane delle sue ali, caratterizzate da una struttura pieghettata che ricorda vagamente lo strumento musicale della fisarmonica.
Profondamente colpito dalla scoperta, il Prof. Rodríguez-Herrera ha quindi intrapreso un’osservazione approfondita della densa foresta di San Ramon, scovando una quantità di esattamente 53 punti di raduno per questi confronti comunitari del chirottero in amore, confermandone l’insolita propensione all’utilizzo dei lek in pieno stile aviario, comunque non del tutto sconosciuta all’interno del suo ordine di mammiferi dotati dell’invidiabile capacità del volo notturno. Qui praticata per un periodo capace di estendersi tra l’inizio e la fine di ottobre, prima di scomparire totalmente tra gli alti alberi e senza ripresentarsi, purtroppo, neanche l’anno successivo, sottraendosi per il momento ad ulteriori approfondimenti o sondaggi da parte del mondo accademico in solerte attesa. Tutto ciò benché il Centurio sia solito accoppiarsi, per quanto ci è dato sapere grazie a osservazioni precedenti, lungo un periodo capace di estendersi tra gennaio ed agosto, con l’attività maggiore concentrata nel mese di marzo. Così possiamo dire di conoscere già piuttosto bene, grazie a osservazioni precedenti, il seguito biologico di questa storia che vede la femmina leggermente più grande mettere al mondo, dopo un periodo di 8-9 mesi un singolo cucciolo già dotato di un certo grado d’indipendenza, grazie agli occhi e le orecchie aperte, la fitta peluria e una prima serie di denti atti alla nutrizione, qualora il latte materno non dovesse rivelarsi abbastanza. Una volta raggiunta l’età adulta i Centurio potranno quindi fare affidamento su un’ulteriore caratteristica fisica degna di nota, descritta per la prima volta in uno studio del 2009 di Elizabeth R Dumont e colleghi: la loro struttura cranica particolarmente larga e dotata di forti muscoli, capaci di sviluppare il morso più potente all’interno dell’intera famiglia di appartenenza. Un superpotere funzionale, a quanto è stato ipotizzato, a consumare cibo non ancora maturo nei periodi di magra come il coriaceo Sideroxylon capiri o frutto dell’albero di Tempisque, oltre fagocitarne senza eccessive difficoltà i semi stessi, normalmente disdegnati dai pipistrelli.
Una frequente leggenda metropolitana vuole dunque che l’attuale condizione pandemica del mondo sia una criticità derivante, per uno scherzo del destino, dall’avventata decisione di un asiatico di fagocitare la carne di un malcapitato pipistrello (a seconda delle versioni, cotto al vapore, crudo o addirittura ancora vivo, come in una scena degna di un film della serie Indiana Jones).
Non sarebbe allora giusto, ed in qualche maniera straordinariamente meritorio , se il suggerimento per risolvere la gravissima questione potesse provenire dallo stesso ramo squittente dell’albero della vita? Situato molto giustamente all’altro capo del mondo, dove la cucina tradizionale non preveda la consumazione occasionale di queste incolpevoli bestiole, per le quali indossare mascherine è un semplice passaggio necessario durante l’organizzazione di un pregno e odoroso raduno. Poiché apre la strada, come unico sentiero possibile, all’occasione imprescindibile di riprodursi. E i pipistrelli farebbero di tutto, pur di raggiungere il bersaglio in quel particolare tipo di tenzone. Persino nascondere, per tutto il tempo necessario, gli splendidi lineamenti di cui Madre Natura li ha dotati…