Orbene tutti sanno, o quanto meno dovrebbero nascondere tra gli alterni cassetti della memoria, che l’aria e l’acqua sono fluidi, benché il primo sia gassoso ed il secondo liquido, pur essendo entrambi contenibili all’interno di una semplice bottiglia. Il che comporta, questo è inevitabile, una fondamentale differenza del loro comportamento: poiché se la prima, stessa trasparente cosa che accogliamo nei nostri polmoni, è per sua natura comprimibile in maniera significativa, la nostra bevanda preferita ha una massa che rimane tale, benché la forma sia soggetta a variazioni infinite. Il che comporta alcune implicazioni degne di nota per quanto concerne l’interazione reciproca, in linea di principio utili a risolvere un ampio ventaglio di problematiche degli umani. Vedi, per esempio, la proposta di Quint, entusiasta titolare dell’omonimo canale, già realizzatore di soluzioni tecniche “fatte a mano” quali il generatore elettrico alimentato con l’acqua della sua grondaia o il proiettore laser per animare la musica dell’autoradio. Preoccupato, in questo caso, dal bisogno di gonfiare periodicamente gli pneumatici del suo veicolo soggetti a una perdita d’aria lenta ma costante, eventualità a seguito della quale deve periodicamente far ricorso al compressore elettrico che tiene in garage, dovendo fare avanti e indietro in maniera poco pratica, o almeno questa è la premessa (un po’ improbabile) della sua idea. Soluzione che potremmo definire a pieno titolo fondata sull’adagio, assai noto, secondo cui la mentalità dell’ingegnere sarebbe pronta a tutto pur di ridurre la fatica necessaria a compiere un’impresa ripetitiva, ivi compreso l’intraprendere una strada che comporti sforzi fisici e mentali ben superiori al bisogno di partenza. Come dimostrare in modo semplice nonché evidente, tramite un palloncino bucato attaccato a una bottiglia, riempita quindi successivamente attraverso il suddetto pertugio, come sia possibile spostare l’aria semplicemente impiegando l’acqua, seguendo in modo parallelo il principio da noi citato in apertura. Il che comporta, nel caso delle ruote, una serie di passaggi ulteriori che se non altro, dimostrano a pieno l’imprevista percorribilità dell’idea, sebbene dal senso di vista pratico essa lasci comprensibilmente a desiderare. Ma dal punto di vista scenografico, invece… Guardate: Quint misura, per prima cosa, il volume effettivo della prima gomma sgonfia per poi calcolare mediante un manometro la pressione complessiva di tre atmosfere. Il che porta ad un totale di incremento necessario, sottratta l’atmosfera nominale del pianeta Terra, di quattro volte le 10 bottiglie da 2 litri di cui dispone per condurre l’esperimento, da lui artisticamente collegate a un’asse di legno dotata di tubicini per costituire un sistema chiuso per l’acqua e l’aria. Un punto di partenza che una volta posto in essere, dovrà condurre dritto all’implementazione del proposito bizzarro, più velocemente di quanto si possa riuscire a dire effetto Coandă…
Strane reminiscenze, pensieri recuperati e ricordi dei tempi di scuola. Prima di proseguire nell’analisi di quanto realizzato dall’eclettico YouTuber, sarà opportuno qualificare l’effettivo fondamento idrodinamico della sua curiosa iniziativa. Nient’altro che l’applicazione, non conforme, del principio di Archimede mediante l’impiego di un liquido piuttosto che oggetto solido propenso al galleggiamento, un qualcosa che appena 300 anni dopo la morte del famoso filosofo/scienziato di Siracusa, il suo esimio collega del I sec. d.C. Erone di Alessandria sarebbe riuscito a portare alle più estreme conseguenze. Egli che, sperimentando con ingranaggi e meccanica dei fluidi, è passato alla storia per aver creato, nel’ordine: il primo distributore automatico per bevande; un sistema capace di cambiare rapidamente le scene teatrali mediante carrucole e pulegge; l’incredibile e quasi anacronistica eolipila o “motore di Erone” capace di precorrere di quasi un millennio il concetto della macchina a vapore. Meraviglie nei confronti delle quali non può che apparire subordinata la sua meno celebre fontana, nondimeno utile a dimostrare una tra le caratteristiche meno intuitive dell’interazione tra i diversi stati della materia. Oggetto, più o meno grande, fatto funzionare mediante un principio piuttosto semplice, ovvero l’impiego da tre recipienti o ampolle, collegate tra di loro da una serie di tubi o serpentine simili concettualmente a quella usati da Quint nel suo compressore, benché posizionate in modo che la gravità impedisca loro di riempirsi allo stesso tempo. In modo che, una volta colmato d’acqua il primo degli spazi vuoti e voltato l’apparato per trasferirla al secondo, un’aggiunta di ulteriore liquido provveda a spostare l’aria (per definizione non soggetta a limiti di tipo gravitazionale) lungo ed oltre il terzo recipiente, creando un vero e proprio zampillo potenzialmente “infinito” almeno nel caso in cui l’acqua venga recuperata e reimmessa nel sistema. Benché le regole imprescindibili sul moto perpetuo ci lascino intuire come ciò non sia realmente possibile, corrispondendo nei fatti ad uno svuotamento progressivo del recipiente centrale fino al fermarsi dell’intero meccanismo.
Per quanto concerne la missione del gonfiare la ruota dell’automobile, del resto, tale ricerca programmatica dell’eternità sarebbe quanto meno ridondante, risultando nei fatti sufficiente il semplice dislocamento dell’aria dal “primo” recipiente (tutte le bottiglie tranne l’ultima) al “terzo” (lo pneumatico) mediante tutta la forza contenuta nel passaggio intermedio della decima bottiglia, soggetta a una pressione non del tutto chiara benché sufficiente a raggiungere le auspicate tre atmosfere (è opportuno ricordare come la pressione sia sempre proporzionale alla velocità).
Un approccio che del resto implica, almeno in potenza, il pericolo potenziale di un’esplosione della stessa a più riprese durante la procedura, con conseguente proiezione di frammenti di plastica in tutte le direzioni. Che pur non essendo pericolosa quanto il vetro, inficia in maniera addizionale l’effettivo impiego della procedura per un qualsiasi scopo diverso da quello sperimentale o dimostrativo. Senza contare come, secondo alcuni dei commenti al video, questo approccio possa risultare colpevole anche di veicolare una piccola quantità d’acqua all’interno della ruota, ricetta sicura per trovarsi ad affrontare dei potenziali problemi futuri.
Ancora una volta, dunque, sarebbe difficile non restare stupiti dall’ingegno dimostrato dai creativi di Internet. Un vasto club all’interno del quale resta non di meno piuttosto rara la capacità dialettica e i valori di produzione del semplice, quanto affascinante video del canale Quint BUILDs. Per un approccio ai casi della vita che forse non contribuirà a semplificarla (difficile immaginarselo, in effetti, mentre svuota quattro volte-per-dieci bottiglie ogni qualvolta deve gonfiare una ruota) ma di sicuro riesce a renderla più interessante.
E nel caso di concetti teorici compresi dalle menti eccelse di epoche ormai trascorse, mantiene viva la scintilla e il fuoco eterno della sapienza. Forse l’unico moto perpetuo, nello spirito se non nella materia, che sia masi stato prodotto dall’intelletto umano.