Quella nursery per gufi reali, il mio davanzale

Destandomi la notte ad ore insolite, quel suono fastidioso, l’ansia penetrante dell’intruso: coo, coo, coo. Di nuovo? Disturbi? “Piccoli piccioni appena nati, soliti visitatori senza qualità.” Questo pensava, ed in tale modo ci racconta Jos Baart, l’abitante olandese dell’appartamento al terzo piano di un palazzo presso il centro di Geel, città belga celebre per il maggior progetto sociale medievale a vantaggio dei malati di mente… Ma non c’è follia, né fantasia, in quanto egli stava per scorgere oltre il vetro della sua finestra. Due coppie di luci accese, grandi ed arancioni, collocate in alto sulla forma di altrettante creature candide e almeno all’apparenza, soffici quanto un cuscino. Bubo bubo e Bubo bubo (sub-adulti) nuovi nati membri di una specie che pur popolando quasi tutta Europa e una significativa parte dell’Asia, non si vede spesso, data l’invidiabile capacità di mantenersi ben lontano dagli ambienti eccessivamente abitati. Tranne quando, come in questo caso, avviene l’esatto opposto. E non è può essere del tutto chiara, la ragione, ma l’effetto è limpido e indimenticabile, di una madre che per qualche incomprensibile ragione ha scelto di deporre le sue uova dentro i vasi di questo probabile pittore, incredulo, che oggi non può fare a meno di ammirare lo spettacolo nel corso della sua artistica giornata. Quanto di frequente, d’altra parte, abbiamo l’occasione di ammirare lo splendore inusitato di una nuova storia, che riesce a dipanarsi innanzi ai nostri occhi per le incomprensibili ragioni della natura… Ed è proprio mentre Baart pensa questo, che una terza coppia di occhi emerge tra i cespugli verdeggianti: striata, di color marrone, e coronata da una coppia di magnifiche ed arcuate corna. Chi potrebbe essere se non la madre, regina notturna dei cieli!
Nel processo prototipico della riproduzione di queste creature, note in Italia con il nome di gufi reali e chiamati dagli anglofoni Eurasian eagle-owls (per distinguerli dalla versione nordamericana) si tratta di una casistica fuori dalla norma su più livelli, visto come normalmente il maschio sarebbe rimasto al fianco della sua consorte durante l’allevamento dei piccoli, per contribuire allo sforzo dei partner nel procacciare il cibo. Come allo stesso tempo appare anormale la scelta di un luogo tanto esposto per nidificare, in assenza del normale pertugio tra le rocce o i rami, evidentemente non impossibile da trovare in prossimità di tali e tanti edifici di cemento e vetro. Così verso il finire dell’inverno, stagione tipica, la femmina ha “deciso” di mettere al mondo soltanto due piccoli su un massimo di quattro, seguendo la prassi proporzionale notoriamente caratteristica di questi nobili cacciatori dei cieli. Chi ha mai visto, a tal proposito, una picchiata più elegante e silenziosa di quella messa in atto dallo strigide cosiddetto cornuto, la cui caratteristica dominante, per l’osservatore, tanto spesso risultano essere i due ciuffi di piume sopra gli occhi, la cui effettiva funzione sfugge da sempre agli studiosi e naturalisti di tutto il mondo. Non che tale ornamento, di suo conto, sia già presente sulla testa dei soffici “piccini”, nei fatti già più grandi e pesanti di un pollo adulto…

L’addestramento del gufo reale come animale da falconeria è una scelta insolita ma potenzialmente funzionale allo scopo, particolarmente se si ha l’occasione di addestrare il proprio compagno animale fin da piccolo. Un’eventualità non sempre facile da mettere in atto, visto come ciò comporti sottrarlo agli occhi attenti della possente madre…

Perché dire Bubo bubo equivale a riferirsi, in maniera piuttosto diretta e forbita, al più grande gufo di questa Terra, dall’apertura alare di fino a 188 cm e una stazza massima di 4,6 Kg. Che potrebbe non sembrare particolarmente notevole finché non si ricorda che stiamo parlando, effettivamente, di un’animale concepito per sollevare e manovrare agilmente il suo stesso peso. E con quale grazia sopraffina, nonché tragica efficienza, riesce quindi a catturare la sua preda incolpevole, topo, talpa, coniglio o addirittura piccolo di cervo e volpe nelle ore immediatamente antecedenti all’alba o successive al tramonto! Il gufo reale, uno spietato carnivoro capace, grazie alla collocazione lievemente asimmetrica delle sue orecchie, di percepire non soltanto la direzione bensì anche l’altezza di un suono, soprattutto quando volta la sua testa lateralmente di fino a 270 gradi, per seguire subito con gli occhi fissi all’interno del cranio (a tutti gli effetti, incapaci di guardare di lato) la provenienza dell’appetitoso disturbo auditivo. Nella composizione anatomica di questi ultimi, dunque, il gufo possiede una quantità superiore alla nostra di cellule specializzate chiamate bastoncelli, meno reattive al colore ma estremamente sensibili alla luce. Le quali, dopo un rapido passaggio della terza palpebra diagonale chiamata membrana nittitante, raggiungono il massimo grado di pulizia ed efficienza, permettendo al predatore di individuare senza esitazioni il bersaglio dei suoi spaventosi artigli. A cui fa seguito il balzo in avanti dal punto di vantaggio, con le ali spalancate e dotate di una particolare forma aerodinamica delle ali frutto dell’evoluzione, che riesce a permettergli di planare senza produrre alcun tipo di rumore. Il che conduce, senza falla e nella maggior parte dei casi, all’acquisizione del pasto zampettante ed ormai condannato. A tal punto risultano essere efficienti in tale mansione d’altra parte, entrambe le specie principali di gufo aquila in aggiunta a tutte le altre, da costituire un’importante risorsa particolarmente amata dagli agricoltori, data la loro capacità di mantenere sotto controllo la popolazione dei topi o altri problematici roditori dei dintorni. Non che tutto ciò si applichi all’ambiente urbano che dovrà essere abitato, dopo il raggiungimento dell’età adulta, dai due piccoli del davanzale di Jos Baart, benché l’effettiva abitazione di ambienti urbani sia attestata nel caso del gufo reale, con un caso particolare ad Helsinki dove almeno cinque coppie nidificano regolarmente dal 2005 presso lo stadio cittadino, probabilmente a causa della nutrita popolazione di conigli ferali che abitano i dintorni e parchi cittadini della capitale finlandese. In determinate circostanze, d’altronde, la convivenza forzata con gli umani può diventare problematica come nel caso del cosiddetto “terror owl” (gufo terrificante) che verso l’inizio del 2015 aveva acquisito la problematica abitudine di piombare a più riprese contro gli abitanti della tranquilla città olandese di Purmerend a nord di Amsterdam, con oltre 50 attacchi confermati ed anche alcuni feriti piuttosto gravi, data la presenza dei comprovati artigli sulle zampe dell’ostile persecutore. Almeno finché, in un caso particolarmente fortunato, un falconiere locale non riuscì a catturarlo, benché persino a quel punto una parte della popolazione locale avesse sentimenti combattuti in materia, dato l’innato e straordinario splendore di un animale tanto meraviglioso e raro. Il che non può che apparire ingiusto nei confronti dell’inoffensivo, tranquillo e spesso amichevole piccione…

Il grande gufo cornuto o gufo della Virginia (Bubo viriginianus) è il parente lievemente più piccolo del nostro real notturno, le cui caratteristiche lo ricordano per il resto piuttosto da vicino. La sua adattabilità a diversi ambienti, grazie all’esistenza di numerose sottospecie, risulta essere leggendaria.

Giorno dopo giorno progressivamente più grandi, che spettacolo da guardare, al posto della televisione! Mentre loro al di là del vetro impenetrabile e sicuro, sorvegliati dall’attenta genitrice rimasta misteriosamente single, i due pulcini giganti ricambiano l’attenzione, scrutando intenti lo strano rettangolo lampeggiante venerato dall’implume creatura umana. In un incontro tra forme di vita situate all’opposto, benché facenti parte dello stesso catalogo dell’esistenza: eternamente predestinati, nella maggior parte delle situazioni, a compiere l’arco potenziale della loro intera vicenda su questa Terra. Pur se questo dovesse comportare, come spesso capita, dei problematici compromessi.
Poiché il piccione si accontenta di briciole ma il gufo, qualche volta, vorrebbe l’intera mano abbastanza folle da porgergli un simile dono, indegno di essere chiamato tale. Eppur soltanto per questo, noialtri generosi abitanti di accoglienti spazi abitativi belgi, dovremmo anche soltanto pensare di smettere d’ammirarlo?

Lascia un commento