Allarme per un missile piccione in avvicinamento

Il senso di accelerazione spropositata fuori dalla scatola oscura stava finalmente diminuendo, benché il fischio del vento non accennasse a calare d’intensità. Come fatto altre migliaia di volte all’interno della sua gabbietta, Jeff scrutò con solenne intensità ogni angolo della sua plancia di osservazione. Gli occhi attenti, il collo proteso, il becco leggermente aperto, nell’apparente tentativo disperato di assorbire il maggior numero possibile d’informazioni. Del resto Jeff sapeva, grazie ai suoi ricordi pregressi, che qualora non fosse riuscito a portare a termine l’importante missione non avrebbe ricevuto, fino al giorno successivo, altro cibo che quello assolutamente necessario alla sua sopravvivenza. Così le piume dorsali, all’improvviso, fecero per sollevarsi tutte assieme, mentre con un senso di trionfo aviario vide palesarsi, tra le nebbie mattutine, la sagoma desiderato dell’oggetto. Largo e piatto, come aveva appreso attraverso i lunghi mesi d’addestramento, con la protrusione verticale di quella che poteva solamente essere una ciminiera. Ma Jeff naturalmente, essendo un semplice piccione, non aveva conoscenza della terminologia specifica. Bensì la sola cognizione, rafforzata con sincera e reiterata enfasi, che colpendo tale cosa ancora e ancora e ancora, a un certo punto avrebbe ricevuto l’agognata soddisfazione alimentare. Così Jeff beccò, e beccò e beccò, la nave che tanto sembrava stesse facendo, per spostarsi dal centro esatto della sua magica finestra sul mondo. E man mano che continuava a farlo, il nemico ritornava proprio dove voleva che fosse, grazie alle azioni pregresse delle onnipotenti entità-umane, sole responsabili di averlo messo in quella strana situazione. Ci fu un momento sospeso nell’arco del tempo, quindi, in cui la scatola sembrò inclinarsi verso il basso, accelerando nuovamente fino a un punto privo di precedenti. E fu allora che Jeff comprese istintivamente, grazie allo strumento dell’istinto animale, che il momento della fine era ormai vicino.
Quanto descritto fino a questo punto, secondo le cronache pregresse, avrebbe dovuto verificarsi idealmente in un momento imprecisato della grande guerra del Pacifico, protrattasi tra il 1941 e il 1945 tra gli Stati Uniti e il Giappone, con un “semplice” piccione urbano nel ruolo di Jeff e possibilmente un incrociatore o corazzata battente la bandiera del Sol Levante all’altro capo dell’ideale arco, tracciato attraverso il cielo, descritto dal velivolo all’interno del quale si sarebbe svolta la scena. Nient’altro che una bomba guidata o missile che dir si voglia (un concetto certamente avveniristico per l’epoca) modello ASM-N-2 Bat, usata in combattimento non prima del 1944, successivamente al rilascio da parte di un quadrimotore Consolidated PB4Y-2 Privateer. Il cui volo avveniva tramite la tecnica dell’aliante, mentre la guida operativa fino al punto d’impatto sarebbe stata il frutto di un primitivo sistema di guida radar, idealmente capace di rilevare i potenziali spostamenti del battello nemico. Se non che i limiti di tale sistema, oltre al costo per singola unità, includevano una precisione stimata a circa il 50%, tutt’altro che ideale nella maggior parte delle situazioni di battaglia. E fu probabilmente proprio la preoccupazione relativa a tale inaffidabilità che avrebbe portato, verso il culmine di tale epoca sanguinaria, le autorità militari ad ascoltare, incoraggiare e infine finanziare un particolare progetto del celebre behaviorista e psicologo dell’Università di Harvard, Burrhus Frederic Skinner…

Tra gli altri aerei abilitati in linea teorica al rilascio del missile Bat oltre al Privateer, che venne usato con moderato successo durante la fase del conflitto che si svolse a Burma, possiamo trovare l’F4U Corsair, l’SBC2 Helldiver e il TBF Avenger.

Skinner (1904-1990) che all’epoca della guerra aveva già raggiunto l’apice della sua carriera grazie al successo degli esperimenti nel campo del condizionamento e comportamento degli animali, aveva infatti spostato recentemente la sua attenzione, come molti altri, al potenziale contributo che avrebbe potuto dare nei confronti dello sforzo bellico americano. Attorno al 1939 dunque, secondo l’aneddoto narrato da lui stesso, si trovò ad osservare presso la fermata del treno la maniera in cui uno stormo di piccioni sembrava volare in perfetta coordinazione reciproca, effettuando ogni sorta di manovra complessa. In quel momento dunque, ebbe l’intuizione di considerare simili creature non più come esseri viventi, bensì veri e propri dispositivi, dotati di caratteristiche potenzialmente idonee ad un uovo, straordinario progetto: egli aveva anticipato nella sua mente, a tutti gli effetti, il concetto tipicamente nipponico dei kamikaze. Con una sola, significativa differenza: ad indossare il metaforico hachimaki (benda con il sole del suicidio) nel suo caso non sarebbero stati esseri umani, bensì coloro che per tanto tempo avevano trasportato, volenti o nolenti, i loro messaggi dalla natura più diversa. E che a partire da quel giorno, avrebbero potuto diventare dei letterali portatori di morte…
Skinner aveva, del resto, una lunga esperienza pregressa nel campo dell’addestramento animale, avendo inventato all’inizio degli anni ’30 la scatola che oggi porta il suo nome o “camera per il condizionamento operante” all’interno della quale veniva generalmente messo un piccolo animale, come ratto o piccione nello scenario di un contesto sperimentale. Creatura che, premendo una leva, avrebbe potuto ricevere un qualche tipo di ricompensa alimentare, mentre nel caso opposto sarebbe stato punito mediante una lieve scossa prodotta dal pavimento elettrificato della scatola. Uno strumento in apparenza crudele ma sorprendentemente utile nello studio della psiche comune ad ogni essere vivente (in un certo senso, non dissimile dalla slot-machine) e soprattutto adattabile a trovare posto, sostituendo il radar, nella testata volante di un missile ASM-N-2 Bat. Successivamente alla stipula di un contratto l’Ufficio Ricerca e Sviluppo della Marina (OSRD) lo scienziato acquistò quindi 64 uccelli per quello che sarebbe passato alla storia come Project Pigeon, destinato ad esplorare l’effettiva realizzabilità dell’idea. Attraverso un’articolata collaborazione con il suo team ingegneristico di supporto, quindi, Skinner concepì il sistema descritto in apertura, in cui un sistema ottico avrebbe permesso al piccione di mantenere lo sguardo sul bersaglio, cercando enfaticamente di beccarlo e interferendo, in tale maniera, con l’apposito “pennino” elettrificato sul suo becco in quella che potremmo definire come una versione ante-litteram del touch screen. I sistemi di guida della bomba avrebbero quindi reagito durante il volo, portandola idealmente a destinazione. Numerose prove vennero effettuate nelle situazioni più estreme, inclusa quella di privare temporaneamente i piccioni dell’ossigeno, produrre rumori fragorosi durante il loro lavoro o scuotere con forza la scatola in diverse direzioni: eppure, ogni volta, gli uccelli continuarono a portare a termine la missione senza nessun tipo di esitazione o irrimediabile errore, anche quando il bersaglio appariva particolarmente tenue o sfocato. Nella versione più sofisticata del suo sistema di guida, egli fece in modo d’includere inoltre postazioni per piccioni multipli, tre o cinque, tra le cui soluzioni potenzialmente ineguali un sistema meccanico integrato avrebbe generato la media per incrementare la probabilità di andare a meta. Verso la fine del 1944, quindi, Skinner e i suoi associati giudicarono la loro squadra di volatili come del tutto pronta al reclutamento, mentre ogni ostacolo tecnologico era stato brillantemente superato. Recandosi quindi all’incontro previsto i vertici della OSRD per l’8 Ottobre di quell’anno, dovettero sentirsi rispondere che “La continuazione del progetto, per quanto potenzialmente utile, potrebbe ritardare lo sviluppo di soluzioni belliche dall’applicazione più immediata.” Pagando quindi i 25.000 dollari pattuiti, ringraziarono lo scienziato e gli augurarono il meglio per il futuro.

Piccione cyborg, trasformato nella parte di una macchina mirata a compiere una sola, drammatica impresa. Piccione che ha dimenticato l’innata ricerca della serenità, perseguendo unicamente le ragioni della fame e del desiderio…

Il Project Pigeon ebbe dunque improvvisamente termine, lasciando che le bombe Bat continuassero ad essere scagliate verso i loro obiettivi mediante l’impreciso sistema radar di cui erano state dotate a Burma. Al termine della guerra quindi, quanto realizzato da Skinner venne archiviato all’interno dei capienti archivi militari, per andare incontro a una nuova valutazione nel 1953 con il nome in codice rinnovato di OrCon (Organic Control); proprio in quegli anni, tuttavia, i costruttori di bombe stavano apprendendo a mettere a frutto le ineccepibili qualità dei sistemi di guida elettronici e di riconoscimento delle immagini, che avrebbero gradualmente portato alla moderna soluzione dei missili aria-terra di tipologia Fire & Forget come, tanto per fare un esempio di epoca contemporanea, il temibile AGM-65 Maverick. Nel frattempo verso la fine degli anni ’70 la Guardia Costiera statunitense aveva sperimentato l’ipotesi di utilizzare l’ottima vista e i formidabili riflessi dei piccioni al fine di ritrovare naufraghi smarriti in mare, ponendo i sapienti uccelli all’interno di una cupola posizionata sotto gli elicotteri di ricerca. Un altro progetto destinato a naufragare ufficialmente per mancanza di fondi. Benché in ultima analisi, il probabile muro a cui andò in contro fu quello del senso comune pregresso, tiranno nei confronti di tutto ciò che esula dalle cognizioni umane pregresse, soprattutto quando si tratta di salvare vite, piuttosto che annientarle. Ah, se soltanto potessimo godere della spensieratezza e istintivo entusiasmo dei nostri lontani parenti pennuti, i piccioni! Forse, a quel punto, troveremmo cose migliori da fare che scagliarci ordigni esplosivi a vicenda. Ma dove potremmo andare a prendere, a quel punto, il becchime?

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