Fondamentale nella classificazione di un animale risulta essere, in qualsiasi circostanza, il conteggio delle sue zampe ed altre parti anatomiche della sua dotazione complessiva. Quadrupede o bipede, mammifero ed uccello (generalmente) insetto ed aracnide (rispettivamente, 6 ed 8) per concludere con il decapode (si tratta normalmente di un crostaceo). Ecco, dunque, un enigma degno di essere affrontato: possiedo dodici zampe, 8 occhi e due teste. Cosa sono? Potremmo aggiungere ulteriori elementi alla descrizione, come la forma allungata dell’addome, le tonalità variopinte della mia livrea metallizzata o la maniera improvvisa con cui effettuo i miei balzi verso i margini della momentanea foglia di residenza. Ma tutto ciò non è realmente ed a tutti gli effetti necessario, per definire a scanso d’equivoci il surreale Orsima ichneumon, particolare specie di ragno salticida non più lungo di 5-8 mm e diffuso principalmente in Malesia, il cui aspetto fortemente distintivo anticipa alcune caratteristiche insolite del suo comportamento e stile di vita. Membro meno conosciuto della stessa famiglia del cosiddetto ragno pavone (Maratus Volans) dalle variopinte estensioni dell’opistosoma vagamente simili alla coda dell’uccello in questione, utilizzate durante un elaborato rituale d’accoppiamento, questa surreale creatura è infatti membra di un diverso genus composto esclusivamente di tre varietà, con le altre due diffuse, rispettivamente, in Indonesia ed Africa orientale. Altrettanto capaci, sebbene in maniera meno pronunciata, di sfruttare nella vita di tutti i giorni la propria somiglianza a particolari specie di imenotteri, generalmente varie tipologie di vespe e formiche, con prospettive mimetiche valide a scoraggiare varie tipologie di predatori. Ma soprattutto capaci di favorire la convivenza con membre di quest’ultimo, aggressivo raggruppamento d’insetti, le cui abitudini sociali non lasciano normalmente spazio alla convivenza con appartenenti a un diverso strato della foresta. Eppure eccolo, il nostro sgargiante ragno-vespa o ragno-formica che dir si voglia, sopra le foglie di piante o alberi ai margini della macchia boschiva, dove la luce del sole riesce a penetrare garantendogli una migliore visibilità diurna, mentre si aggira danzando nel territorio dell’uno o l’altro formicaio riuscendo a mantenere un monopolio delle foglie contenenti ghiandole nettarifere extra-floreali di bassi arbusti come il Clerodendrum, mediante l’approccio sistematico del suo aggressivo stile per procacciarsi il cibo. Già perché, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, tutte le specie di Orsima dotate dell’intrigante sistema mimetico sono erbivore in caso di necessità, avendo imparato attraverso i secoli a nutrirsi di nettare ogni qualvolta le prede viventi scarseggiano, per la potenziale presenza di altri più organizzati, aggressivi e feroci predatori. Il che conduce all’inevitabile domanda del perché, in considerazione di questo, il ragno non scelga di spostarsi su un’altra pianta mediante l’impiego della capacità di spiccare balzi grazie alla pressione dell’emolinfa contenuta nelle articolazioni, piuttosto che rimanere nell’area oggetto di tale competizione continua e pressione ecologica del formicaio. Almeno finché non si prende atto del suo particolare nonché risolutivo approccio al problema…
La maniera in cui il ragno-formica conquista e mantiene il controllo della sua foglia non ha nulla da invidiare, in effetti, alla metodologia operativa di un gioco di tattica o strategia. Mentre egli dispone, in maniera preventiva, una serie di “trappole” di seta appiccicosa in diversi punti necessariamente attraversati dai concorrenti interessati agli stessi nettàri della foglia, finalizzati non tanto ad intrappolarli con scopo predatorio (o almeno tale occasione non è stata ancora osservata) quanto scoraggiarne le scorribande, affinché le formiche scelgano di recarsi a cercare il proprio nutrimento altrove. Mentre soltanto nel caso in cui gli invasori risultino essere più grandi e forti di lui, nonché difficili da scoraggiare, il ragno è abbastanza intelligente da ritirarsi al margine della foglia, sfruttando la propria velocità superiore per mettersi al sicuro e tornare nuovamente a dominarla, non appena il momento di crisi sarà passato. Ciò facendo affidamento, preferibilmente, all’assai conveniente parte posteriore del suo corpo, il cui rigonfiamento risulta straordinariamente simile alla testa di una formica del genus eurasiatico Polyrhachis, completa di quattro organi seritteri (finalizzati alla produzione della seta) rivolti rispettivamente verso l’alto per ricordare delle antenne, ed il basso al fine di riprendere la forma delle zampe anteriori dell’insetto. Tralasciando quindi i normali 8 arti di qualsivoglia aracnide, per quanto concerne l’apparente dodicesima coppia basterà qualificarne l’effettiva natura come quella di cheliceri (zanne) particolarmente sviluppati, facenti parte della dotazione normalmente carnivora di questa distintiva tipologia di ragni. Notevole caratteristica di tutti i salticidi infatti, incluso quindi il ragno formica ed il ragno pavone, è quella di non tessere una vera e propria ragnatela, facendo piuttosto affidamento sulla propria capacità di saltare molte volte l’estensione del proprio corpo e trovare facilmente la preda nelle ore diurne grazie agli occhi estremamente sviluppati (soprattutto la coppia frontale). Un approccio rispetto al quale comunque, gli Orsima sembrano preferire la convivenza con le formiche, data la probabile protezione ulteriore offerta dall’abitare piante occupate da tali e tante guardiane perennemente in cerca d’intrusi.
Altra caratteristica affine a quella dei più comuni appartenenti alla famiglia dei salticidi incluso il Maratus è il già citato rituale d’accoppiamento, costituito da complesse danze ed esibizioni tra i maschi, spesso culminanti in veri e propri combattimenti durante cui la grandezza dei cheliceri viene confrontata assieme alla capacità di portarsi verso la schiena dell’avversario, di fronte allo sguardo ammirato delle meno variopinte e sottili (ovvero simili alla formica) femmine della stessa specie. Con la conseguente vittoria dell’uno o dell’altro pretendente, normalmente seguita dall’esibizione surreale in una serie di scuotimenti ed evoluzioni attorno alla potenziale partner, che dovrà scegliere se reputare degno l’aspirante consorte in quella specifica e spettacolare contingenza. L’interazione agonistica e determinazione della forza maggiore risulta essere quindi fondamentale anche per le femmine nel momento successivo alla deposizione delle uova, data l’abitudine di quest’ultime di nutrirsi occasionalmente della prole ancora non nata di una potenziale rivale nel controllo del territorio, benché l’interazione tra queste risulti essere inerentemente meno complessa e ritualizzata di quella praticata dalle controparti maschili.
La quantità d’informazioni certamente superiore alla media reperibili in merito alle sole tre specie di Orsima (constricta, icheumon e thaleri) rispetto alle circa 6.000 esistenti della stessa famiglia dei ragnetti salticidi, largamente indistinguibili agli occhi dei non iniziati, ci ricorda dunque quanto il poter vantare particolari caratteristiche esteriori costituisca una ragione d’interesse per l’opinione pubblica ed in funzione di ciò, un’utile via d’accesso verso un più sincero e approfondito rispetto della natura. Così come avvenuto qualche anno fa per il ragno pavone, non possiamo far altro che augurare a questa creatura onirica di ottenere lo stesso successo memetico che merita attraverso le regioni didascaliche del vasto Web, diventando un altro personaggio beneamato delle illustrazioni e brevi filmati a tema in formato Gif, APNG, WebP… Anche grazie il valore aggiunto di poter mostrare due facce, interpretando così i contrapposti ruoli e non uno soltanto, di quel conflitto antico quanto l’esistenza stessa della distinzione tra formica e ragno.