Artista misterioso costruisce le spade dell’immaginario giapponese moderno

Avete mai sentito parlare del “fabbro dell’unica luce” CaiQian? Fluttuando lieve in mezzo alle onde digitalizzate della grande rete, si avventura là dove nessuno è mai riuscito a posare i propri occhi umani. Con ali di farfalla, compiendo evoluzioni tra migliaia di video senza senso, si posa infine dietro la collina, trovando una versione più fruibile della pentola del Leprecauno, ricolma dei suoi tesori. È l’algoritmo di YouTube, moderno Prometeo… Che in base alle tue preferenze pregresse, qualche volta, può persino presentar le immagini prodotte da un autore la cui lingua non conosci! Ma che altri, simili a te, avevano deciso di guardare. Costruttori dalla Cina di magnifici strumenti, che potresti usare in battaglia.
Secondo le consuetudini esteriori del post-moderno, si può comprendere l’importanza di un personaggio immaginario dai suoi possedimenti. Ciò non è diverso dai criteri del teatro e l’arte classica: la clava di Eracle, il caduceo di Ermes, la barba di Zeus… Ciò che differenzia la creatività dei nostri giorni dalle sue radici, d’altra parte, è la frequenza con cui determinati aspetti di tale dotazione sembrino del tutto scollegati dagli aspetti psicologici o il ruolo narrativo di costoro, riflettendo piuttosto il desiderio dell’artista di raffigurare o implementare le sue idee . Ciò probabilmente in quanto, all’interno di ciascuna contingenza, gli eroi secondari appaiono in maniera imprescindibile come i protagonisti della loro storia, per quanto essa possa risultare collaterale all’interno dell’economia complessiva del racconto. Un valido esempio di tale particolare approccio, senza dubbio, è identificabile nella serie a cartoni animati della scorsa stagione Kimetsu no Yaiba (“La spada dell’ammazzademoni”) tratto dall’omonimo manga di Koyoharu Gotōge in cui il giovane Tanjiro Kamado, assieme a sua sorella tragicamente trasformata in ciò che tutti temono all’interno del suo mondo, pur restando per miracolo capace di mantenere la sua umanità, decide di percorrere la strada della giustizia affinché a nessun altro possa toccare in sorte lo stesso destino. Per trovarsi a unire le forze, nel corso dei suoi viaggi, con altri due guerrieri dai retroscena altrettanto complessi, il giovane violento dalla maschera di cinghiale Inosuke Hashibira e il normalmente gentile Zenitsu Agatsuma con il suo passero parlante, la cui incapacità di combattere e mancanza di coraggio lasciano talvolta il passo ad una sorta di trance guerriera, durante cui esegue in modo automatico una singola, invincibile tecnica che uccide i mostri sovrannaturali. Ora secondo una cognizione tipica della creatività giapponese, laddove il personaggio principale appare relativamente convenzionale nel suo approccio al conflitto e impugna un’arma che rientra ragionevolmente nello stereotipo della katana, sarebbe difficile non notare l’aspetto caratteristico dell’arma del terzo membro del gruppo, la cui lama risulta decorata dalla riconoscibile figura di Lichtenberg, il prodotto di una forte scarica elettrica o fulmine naturale, capace di riflettersi nella rapidità dell’attacco portato dal suo possessore al malvagio di turno. Ora chiunque, a modo suo, avrebbe potuto riprodurre quel disegno in modo manuale, per creare la versione impugnabile di tale implemento guerriero. Ma questo non sarebbe mai bastato al “fabbro dell’unica luce” CaiQian…

“Semplice” intaglio e la capacità di far combaciare perfettamente l’incastro: nient’altro che un approccio semplice al problema di creare un qualcosa di perfettamente conforme al metodo impiegato per riprodurlo, direttamente dal mondo digitale di SAO. Ciò non priva, del resto, un simile oggetto del suo fascino concettuale di fondo.

Internet: un mondo da scoprire i cui abitanti appaiono talvolta possessori di una verità ulteriore, depositari di conoscenza pregressa proveniente chi sa da dove. Come quella necessaria a fare a pezzi un forno a microonde (dietro la censura responsabile, dato il pericolo estremo comportato da un simile gesto) e collegare cavi al suo potente condensatore, per poterne estrarre una tensione sufficiente a ferire o uccidere una persona. Chiunque ma non costui, che maneggiando cautamente il fuoco della fine, lo veicola contro la lama lignea da lui precedentemente costruita in legno di sandalo viola (probabile albero cinese del genere Santalum) appositamente bagnata con acqua e bicarbonato di sodio, per percorrerla e bruciarla secondo le vie invisibili della minore resistenza elettrolitica. Il che produce, sulla scura superficie, solchi profondi e totalmente familiari, in quanto uguali alla trama ramificata della spada del guerriero Zenitsu, benché privi di colorazione idonea allo scopo. Ed è qui che il misterioso CaiQian, la cui età, sesso ed effettiva provenienza restano del tutto ignote, mostra la notevole portata del suo ingegno, riempiendo i solchi con della resina epossidica e pigmento giallo fluorescente, per poi limare il tutto con la carta vetrata. Il risultato: il più incredibile implemento scenografico, perfettamente conforme all’idea dell’artista originale. Ed è questo elevatissimo livello di abilità che possiamo ritrovare in tutti i suoi lavori, inclusi quelli concettualmente più semplici come la spada in stile occidentale di Kirito (alias Kirigaya Kazuto) brandita recentemente all’interno del famosissimo regno virtuale di Sword Art Online creato da Reki Kawahara nell’omonima serie di romanzi, che nell’ultima serie animata era stata effettivamente costruita nel legno di una gigantesca e indistruttibile quercia.
Ma è forse nella terza spada che ho scelto di approfondire all’interno di questa breve rassegna che il creativo dal soprannome altisonante in lingua cinese dimostra la più folle idea di partenza: sto parlando della Spada Malefica QianRen, brandita nel momento della verità da Seven, il protagonista telecinetico del cartone animato cinese Scissor Seven di Xiaofeng He, diventato per caso un killer professionista che opera all’interno di un mondo surreale, in cui spesso è la comicità a farla da padrone. Il che del resto non traspare dall’estetica inquietante dell’arma, capace di restituire un’inquietante luce viola sotto l’effetto della lampada puntata su di essa durante la messa in mostra finale. Ciò grazie all’impiego di una sofisticata tecnica di formatura termica sottovuoto della plastica, successivamente ritagliata in una serie di frammenti geometrici per dare l’impressione di scaglie ed incollata all’elsa e l’impugnatura in consueto legno di sandalo viola. Senza dimenticare, d’altra parte, le rune maledette che ricordano la figura di un occhio verso l’inizio della “lama”, anch’esse dotate della capacità di emettere luce spontaneamente per l’ottenimento di uno spaventoso effetto finale. Qualcosa che nel suo complesso, direi, supera sensibilmente l’effetto medio conseguito dai cosplayer e gli altri creativi del fantastico fai-da-te dei nostri tempi.

La prova che una lama non dev’essere letteralmente capace di tagliare, quando vanta il potere di ferire l’anima di tutti coloro che non possono far altro che desiderarla. Come del resto appare inevitabile, per un qualsiasi artefatto posseduto da un profondo ed antico male…

Questa ricerca di possedimenti sempre più bizzarri, strani e riconoscibili, è del resto un caposaldo ormai del tutto irrinunciabile nella progettazione dei protagonisti dell’immaginario contemporaneo, i cui lineamenti, funzioni operative e motivazioni tendono a sovrapporsi. Quasi come se, e non c’è poi nulla di strano in questo, il punto focale dell’ennesima opera narrativa prodotta dal bisogno commerciale d’imporsi dovessero essere i combattimenti piuttosto che gli scenari, gli inseguimenti invece che i dialoghi, l’intuizione al posto dell’introspezione.
Ed è proprio in questo che i cosplayer e/o relativi fabbri delle circostanze, moderni artigiani dell’immaginario, trovano la loro dignità fondamentale all’interno dell’economia creativa: dimostrando quali e quante conoscenze, nonostante tutto, siano necessarie per dar forma ai rispettivi orpelli, soltanto in apparenza, e per i non iniziati, del tutto privi d’implicazioni ulteriormente profonde. Ed ecco a cosa serve, qualche volta, il tracciamento dei nostri movimenti attraverso gli archivi antologici di YouTube. Spedirci innanzi, verso regioni iperboree dell’imprevedibile scoperta. Scintille di un fulmine meccanico, con le radici tra le nubi della mente.

Nota: per il catalogo completo dell’artista, visitare anche i suoi profili sui siti cinesi Bilibili e Weibo

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