Il 7 dicembre 1941, circa 8 milioni di australiani si svegliarono coperti di sudore, mentre l’incubo più a lungo paventato diventava orribile realtà: uno spietato samurai in armatura, il volto coperto di una maschera da demone, la spada scintillante sollevata sulle loro teste, già grondante sangue. Pronta a calare nuovamente, senza nessun tipo di preavviso, sulle loro teste impreparate. Il guerriero era naturalmente, il Giappone imperialista, inglorioso trionfatore a Pearl Harbor e attualmente impegnato su più fronti, tra cui l’invasione di Thailandia, la battaglia della Malesia Inglese e quella delle Filippine, oltre le quali si trovava, in modo perfettamente immobile, il bersaglio del principale continente meridionale. E la katana, il velivolo per la superiorità aerea Mitsubishi A6M, soprannominato in Occidente “Zero”, eccezionalmente agile, leggero e pesantemente armato. Un apparecchio capace di vantare un rateo di uccisioni di 12 a 1, almeno finché gli alleati, gradualmente, non adottarono nuovi criteri d’ingaggio e strategie d’approccio a un simile pericolo dei cieli. Tutte soluzioni che richiedono del resto tempo, e soprattutto in grado di sembrare sempre più remote per l’inerente complessità e irreperibilità dei componenti necessari a produrre i principali aeromobili su licenza forniti dalle due nazioni alleate a loro maggiormente affini, l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Poiché sebbene fosse lecito aspettarsi che, temendo le incursioni provenienti dai cieli, sarebbe bastato incrementare la quantità di artiglierie puntate in tale direzione, la guerra moderna & contemporanea prevede tuttavia il mantenimento dell’iniziativa e prima o poi, l’Australia avrebbe avuto anch’essa la necessità di sollevarsi tra le nubi, per combattere il temuto impero del Sole.
La chiamata, sebbene non esplicita, fu così latente e un uomo scelse di rispondere: Lawrence Wackett, ingegnere ed eroe decorato della grande guerra, tra i primi aviatori ad aver creato un marchingegno per montare la mitragliatrice sopra il suo biplano B.E.2, piuttosto che affidarsi alla figura di un mitragliere/osservatore, per far fuoco con considerevole successo contro gli Ottomani in Egitto. Fondatore successivamente, nel 1936, della Commonwealth Aircraft Corporation (CAC) ovvero principale azienda fornitrice del governo, responsabile indirettamente di anteporre un qualche tipo di terrore, potenzialmente e pesantemente armato, sulla corsa in apparenza inarrestabile della principale macchina bellica d’Oriente. Wackett dunque conosceva, o fece in modo di conoscere, l’uomo perfetto in un simile frangente: l’ebreo austriaco in fuga Friedrich W. “Fred” David, già progettista per la Henkel tedesca prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, poi fuggito in Giappone per contribuire, di suo conto, alla creazione del caccia sperimentale Mitsubishi A5M e il bombardiere in picchiata Aichi D3A. Reclutandolo direttamente dalla casa in cui viveva, sotto stretta sorveglianza causa il sospetto ingiustificato che potesse trattarsi di una spia, l’industriale di fama e lo straniero studiarono assieme cosa, esattamente, l’Australia avrebbe potuto inviare a combattere tra le nubi, giungendo alla realizzazione di un piano di fattibilità eccezionalmente funzionale. Al punto che, già il 18 febbraio 1942, soli due mesi dopo lo scoppio del conflitto nel Pacifico, il Ministero della Guerra Australiano aveva già ordinato 105 di questi aerei, senza neppure attendere che un singolo prototipo fosse stato fatto decollare e testato e in volo. Era l’inizio della leggenda, in qualche modo trascurata, del CAC Boomerang, quello che potremmo definire uno tra gli aerei militari prodotti in serie meno conosciuti della prima metà del ‘900, nonostante fosse presto destinato a dimostrarsi a più riprese utile, sebbene non determinante, in alcuni dei conflitti più sanguinari e terribili di quell’Era.
Il Boomerang avrebbe dovuto sostituire, in linea di principio, le sparute schiere di Curtiss P-40 Kittyhawk e Bell P-39 Airacobra che la RAAF (Royal Australian Air Force) era stata in grado di acquistare o produrre su licenza americana prima dell’inasprirsi del conflitto, comunque dimostratasi a più riprese inefficaci per contrastare l’ineccepibile efficienza bellica dei mostri alati provenienti dal Giappone. Per fare questo, Wackett e Friedrich avevano guardato alle risorse che il loro paese aveva disponibile, trovando essenzialmente due possibili elementi di partenza: il North American NA-50 aereo da addestramento già usato con finalità belliche durante il conflitto ecuadoriano-peruviano del 1941, prodotto in Australia con licenza modificabile e rinominato CAC Wirraway, ed il bombardiere inglese Beaufort, ormai superato ma già trasformato con successo dai britannici nel temibile aereo da attacco al suolo Bristol Beaufighter, terrore delle navi da trasporto ed approvvigionamento tedesche. Ciò detto e dato che all’Australia serviva un caccia, dal secondo venne prelevato esclusivamente uno dei motori, il Pratt & Whitney R-1830 Twin Wasp capace di erogare 1.200 cavalli, in grado di spingere un aereo più leggero a una velocità massima di almeno 450-500 Km/h. La struttura del quale, nel frattempo, venne rinforzata ed accorciata, con ali tronche e spesse in grado di donare un aspetto tozzo e compatto comparabile a quello del Brewster F2A Buffalo americano. Per gli armamenti, invece, si scelse di ricorrere a una versione re-ingegnerizzata localmente dell’onnipresente cannone a fuoco automatico Hispano-Suiza 20 mm, creata secondo l’aneddoto a partire da un souvenir che era stato riportato in patria da un soldato di ritorno dal fronte mediorientale. Dal punto di vista effettivo dunque il CAC-12, prima interpretazione realmente australiana di quanto fosse necessario per affrontare e vincere un combattimento volante, aveva tutte le caratteristiche di un vero e proprio aereo-Frankenstein, figlio del bisogno di risolvere rapidamente una questione, almeno quanto sembrava essere il prodotto di tecniche e soluzioni progettuali avanzate.
Con la prima tornata già in procinto di essere sfornata dalle fabbriche, quindi, un esemplare del funzionale velivolo venne testato in una serie di combattimenti di prova contro un Buffalo modificato per approssimare alcune delle caratteristiche di volo dello Zero, dimostrandosi più veloce in linea retta e maggiormente armato, sebbene il secondo, molto più leggero, riuscisse facilmente a sconfiggerlo in un duello di virate. In funzione di questo ed anche considerata la continuativa mancanza di apparecchi da inviare ai propri squadroni al fronte, il governo estese presto l’ordine da 100 a 250 esemplari, rendendo nei fatti il Boomerang la principale arma per la superiorità aerea che sarebbe stata messa in campo dall’Australia entro il termine della guerra. É importante notare, giunti a questo punto, come questo non fosse un aereo particolarmente avanzato, temibile o funzionale rispetto ai migliori esempi coévi, per il quale un confronto diretto contro l’affilata “spada” della Mitsubishi avrebbe trovato una conclusione particolarmente prevedibile e disastrosa. Ciononostante, inviati nelle campagne delle isole Solomon e Nuova Guinea sotto il comando degli squadroni No. 4 e 5, i CAC Boomerang furono degli eccellenti aerei di supporto, spesso impiegati per avvistare e identificare i bersagli prima dell’intercettazione da parte di velivoli più grandi, o per il rilascio sulle linee nemiche di un particolare tipo di bombe fumogene, utilizzate per marcare gli obiettivi dell’artiglieria situata a terra. Talvolta anche colpiti direttamente e con buoni risultati grazie all’armamento pesante dell’aereo, che includeva, oltre a una coppia di cannoni Hispano da 20 mm, quattro mitragliatrici Browning calibro 7.7, perfette contro i bersagli privi di schermatura.
In diversi casi, dunque, la CAC guidata da Wackett propose delle modifiche in corso d’opera al progetto, capaci d’incrementare sensibilmente l’efficacia dell’aereo: tra cui in primo luogo, l’aggiunta di un turbocompressore nella parte posteriore della fusoliera, che avrebbe portato ad un aumento di velocità ma anche purtroppo, fu scoperto, di peso sufficiente a mettere a rischio l’integrità del carrello durante il rientro alla base. Entro il 1943 quindi, si trovò il modo di rafforzare quest’ultimo elemento, aggiungendo una coda quadrata e altre modifiche aerodinamiche capaci di migliorarne sensibilmente le caratteristiche d’ingaggio e manovrabilità. Peccato che a quel punto, l’Australia fosse finalmente in grado di produrre senza grossi problemi quantità significative di Spitfire e P-51 Mustang su licenza dei paesi alleati, destinati a sostituire il proprio aereo nazionale fino al termine del conflitto.
Dopo la resa del Giappone, tutti i Boomerang in servizio attivo tranne uno vennero immediatamente smantellati e le materie prime riutilizzate, sebbene alcuni esemplari incompleti fossero rimasti nelle fabbriche e all’interno di aviatori e appassionati che li avevano acquistati come surplus militari. Successivamente restaurati e messi a buon uso nel corso di svariati show aerei, questi caccia dimenticati assolsero quindi finalmente ad uno dei compiti per cui erano stati concepiti: dimostrare l’orgoglio patriottico, e la capacità senza un aiuto esterno, dell’Australia di risolvere un Problema. Riconoscendo quello che nessuno, mai, dovrebbe mai trovarsi ad affrontare… L’odio e l’intenzione di conquista di un intero popolo, raccolto sotto una bandiera. Quel principio che tante volte ci ha reso capaci di realizzare cose magnifiche! O imperdonabili crimini contro questa nostra stessa, impreparata umanità.