Passeggiando lungo i margini del bosco in luoghi come il Kansas, il Missouri, l’Illinois meridionale, l’intera penisola floridiana o le radici montane dei celebri Appalachi, può capitare di scorgere uno caratteristico cumulo di rami, sterpaglia o tronchi, semi-nascosto tra i cespugli o intrecciato, e in qualche modo sostenuto, dalle diramazioni più basse di alberi verdeggianti e vivaci. Tanto complesso, nella sua costruzione e così evidentemente artificiale, da lasciar pensare potenzialmente al pregresso passaggio di un’antica comunità umana, come dimostrata dal nome convenzionalmente attribuitogli di midden, dall’originale termine in inglese medioevale usato per riferirsi ai mucchi spesso archeologicamente rilevanti di spazzatura, resti o rimasugli appartenenti alle generazioni che ci hanno preceduto. Ed è soltanto ad un’analisi più approfondita, che il mistico agglomerato rivela la presenza di una serie d’ingressi, uscite e gallerie, nonché stanze al proprio interno riempite di erbe, semi ed altro materiale commestibile, ad opera di una creatura comunemente nota, non a caso, come pack rat o “topo accumulatore”. Un essere il cui transito immanente risulta essere particolarmente chiaro, e rinomato, nel territorio unico dal punto di vista ecologico dell’isola di Key Largo, parte della sottile dorsale oceanica che si estende dalla principale penisola statunitense verso l’isola di Cuba, dove questi cumuli tendono ad assumere proporzioni letteralmente gargantuesche rispetto a coloro che li creano, con oltre 5 metri di lunghezza per almeno 1,5 di altezza e 2 o 3 larghezza, al punto che costituisce un diffuso modo di dire, quello secondo cui anche i roditori che abitano questo sito preferenziale d’innumerevoli ville e proprietà di lusso, avrebbero una percepita necessità di spazi abitativi decisamente più estesi della media. Ciò potenzialmente per il fatto che, in un territorio relativamente chiuso come un’isola di “appena” 40 Km quadrati d’estensione, gli esemplari della rara specie cognata Neotoma floridana smalli (lievemente sottodimensionata come esemplificato dal nome) tendono a vedere sovrapporsi i propri territori, finendo per abitare, una generazione dopo l’altra, nei vasti appartamenti costruiti con gli stessi rami, sterpaglie e detriti. Il che non può prescindere, al passaggio d’inquilino baffuto, da un ragionevole processo di rinnovamento e l’aggiunta di un’ala o due (anche tre). Eppure sarebbe assai distante dalla verità, chiunque dovesse tendere a pensare, anche soltanto per un attimo, che simili creature risultino invadenti per i suddetti vicini umani o in qualche modo lesive per la loro serenità abitativa, quando si considera la loro indole riservata e come siano nei fatti proprio gli uomini e donne della Florida, a costituire un rischio estremamente significativo per questa frenetica e operosa genìa. O a voler essere più precisi, quella che sembra essere la loro creatura domestica preferita, con il “sacrosanto” diritto di essere lasciata libera e percorrere, all’alba ed al crepuscolo, tutte quelle zone ai margini entro le quali il succitato piccolo mammifero si aggira alla ricerca di cibo, materiale edilizio o piccoli tesori scintillanti, notoriamente da lui sottratti e radunati in modo comparabile a quanto fatto dalla gazza ladra. Tanto che un altro nome della creatura in questione risulta essere quella di “topo del baratto” per il modo altamente insolito in cui tende a lasciare gli oggetti che sta portando se ne trova di maggiormente desiderabili, scambiando in questo modo i suoi metallici tesori per invitanti avanzi o rimasugli di cibo. Il che, di nuovo, non può che lasciar spazio al fraintendimento, visto come simili creature non appartengano dal punto di vista tassonomico, formalmente, neppure alla stessa famiglia dei topi…
L’intero genus dei Neotoma, o topi boscaioli, è in effetti una diramazione tipica del Nuovo Mondo dei cricetidi, la cui forma ricordano nei propri 300-350 grammi in media di dimensioni e la forma tondeggiante del corpo, fatta eccezione per la coda dalla notevole lunghezza in grado di rappresentare un tratto altamente specifico di distinzione. Anche il loro comportamento etologico, nei fatti risulta essere molto diverso da quello del temuto e odiato Rattus rattus, uno dei più antichi avversari dell’umanità. Essendo tali remoti cugini ragionevolmente sovradimensionati propensi a una territorialità marcata, che porta gli esemplari maschi a difendere un territorio di fino a circa 0,24 acri (0,17 per le femmine) fino al breve e transitorio attimo dell’accoppiamento, al termine del quale la consorte tende a subito a scacciare con atteggiamenti aggressivi il partner dalla propria casa di rami, dove alleverà la cucciolata in solitudine e silenzio pressoché totali. Pur essendo ragionevolmente prolifici, dunque, questi roditori presentano un rateo riproduttivo decisamente al di sotto di quello del topo di campagna comune, con due brevi periodi di accoppiamento in primavera ed autunno, seguito da una gestazione di circa un mese dopo cui vengono al mondo, in media, non più di due o tre cuccioli alla volta. Che potranno raggiungere l’indipendenza dopo circa 70-80 giorni, evento a seguito del quale, normalmente, inizia la loro dura lotta per la sopravvivenza contro la pressoché costante predazione ad opera di vari mustelidi (donnola, puzzola…) rapaci (falco, gufo cornuto…) e naturalmente i già citati gatti domestici e/o ferali, ulteriormente rafforzati e resi formidabili dalla costante assistenza dei loro padroni. É stato in effetti dimostrato come la maggior parte dei topi boscaioli dell’isola di Key Largo periscano entro il primo anno d’età, mentre gli svariati programmi portati a termine per garantirne la riproduzione in cattività tendono a formare esemplari purtroppo impreparati a sopravvivere da soli, per l’assenza degli istinti di autoconservazione e diffidenza verso i potenziali pericoli della foresta. Con il risultato che all’ultimo censimento compiuto verso il termine degli anni ’80 quando il cricetide in questione venne inserito nell’elenco delle specie protette, la quantità complessiva stimata di tali roditori si aggirava attorno ai 6.500 esemplari, una cifra possibilmente ancor più ridotta ai giorni nostri, con conseguente rischio per la biodiversità di questa specifica regione isolana. Il Neotoma floridana smalli nato e cresciuto in ambiente selvatico, inoltre, sembra aver perso l’abitudine di andare a vivere nei propri nidi ereditari, proprio per evitare di attirare l’attenzione degli scaltri e onnipresenti felini affamati, o magari farsi cogliere sul fatto mentre tenta di trasportare un ramo troppo grande per lui.
Mentre nel resto degli Stati Uniti sud-orientali, va pur detto, gli altri topi del genere Neotoma (oltre 20 specie piuttosto simili tra loro) continuano a cavarsela piuttosto bene, probabilmente per i luoghi remoti dalla nostra civiltà presso cui tendono, per loro massima fortuna, ad insediarsi.
Strano e crudele è il meccanismo dell’accusa anticipata, verso specie che in effetti tendono, da sempre, ad essere fraintese. Poiché fuori dal reame dei cartoni animati (cui un buffo personaggio come uno dei roditori più caratteristici dell’intero territorio nordamericano sembra comunque appartenere) ogni cosa che assomiglia anche soltanto lontanamente a un topo tende purtroppo ad essere spietatamente subordinata ad altri esseri e creature miagolanti, che ormai da secoli non hanno certo bisogno della nostra assistenza per continuare a moltiplicarsi e pervadere ogni centimetro dell’ambiente a loro disposizione. Il che, in aggiunta ai già citati progetti urbanistici e abitativi di un luogo dall’alto valore economico e turistico come l’isola di Key Largo, non può che condizionare ulteriormente i presupposti di sopravvivenza di una specie di cui forse un giorno, soltanto a posteriori, scopriremo l’importanza all’interno della complessa macchina che è il mutevole ecosistema terrestre.
Perché il topo costruttore ci ricorda, con la sua versione sottodimensionata delle ben più problematiche dighe dei castori, come una struttura sostenibile possa diventare parte dell’ambiente ed integrarsi persino coi bisogni e la tolleranza di un’altra specie. A patto di non essere eccessivamente avidi, e saper condividere con gli altri i propri preziosissimi pezzetti di carta stagnola.