È una faccenda largamente risaputa il metodo con cui in Giappone, quando si entra in un negozio di animali, sia concesso uscirne accompagnati, essenzialmente, da qualunque cosa: scimmie cappuccine, scoiattoli, lontre, lucertole, lemuri, serpenti, ipertrofici insetti delle più svariate fogge o nature… Quasi come se il paese dove, molto spesso, siano in pochi a poter trovare spazi adeguati per tenere un cane o un gatto, tale piano di fattibilità riesca nondimeno a estendersi allo stesso tempo ad ogni specie che vola, nuota o striscia sul nostro verdeggiante pianeta… Con il beneplacito delle vigenti norme legali, s’intende. Ed a patto che l’irsuto oppur scaglioso dorso possa definirsi, in qualche misura e percettibile entità, kakkoii (magnifico!) o kawaii (carino!) Ciò detto, esistono dei limiti sociali che ben pochi, nel corso della propria lunga ed operosa esistenza di (presunti) amanti degli animali, si sognano effettivamente d’oltrepassare. E tali linee di demarcazione trovano l’inizio, spesse volte, dove la grandezza delle fauci è sufficiente, sulla base di una semplice misurazione, per fagocitare interamente il cranio di un bambino.
Non che Cayman-kun, l’essere dal nome MOLTO fantasioso che accompagna Mr Nobumitsu Murabayashi (65 anni) durante le sue passeggiate mattutine per le strade di Kure, in prossimità di Hiroshima, mostri inclinazioni particolari verso l’opportunità di compiere un gesto tanto efferato. Benché occorra ricordare, giusto mentre intere scolaresche di fanciulli lo accarezzano e scattano i selfie d’ordinanza, che si tratta pur sempre di un esemplare maschio della specie sud e centro-americana Caiman crocodilus, con un peso di oltre 45 Kg e una lunghezza, coda inclusa, superiore ai due metri. Non è facile capire cosa pensi di essere lui stesso, d’altra parte, quando lo si guarda rispondere mansueto ad ogni sollecitazione, mentre il suo padrone lo spupazza da una parte all’altra, lo accarezza, lo abbraccia e gli lava persino i denti, nella più surreale congiuntura di situazioni ed eventi. Ben 34, del resto, sono gli anni che i due hanno trascorso insieme, a partire dall’acquisto verificatosi durante una non meglio definita festa agraria, quando il piccolo draghetto strisciante era abbastanza piccolo da entrare nella mano della figlia cinquenne dell’oggi pensionato Murabayashi-san. Mentre prevedibilmente afferma quest’ultimo “Non pensavo… Che sarebbe potuto crescere a tal punto.” Già. Proprio come difficilmente, chi ti vende il delicato pesce rosso è pronto a ricordarti che si tratta in realtà di una famelica carpa, né alcunché di simile riesce a capitare per i proprietari delle tartarughe dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans) invadenti creature delle pozze acquatiche di mille o più giardini, successivamente all’irresponsabile, talvolta imperdonabile liberazione. Con la differenza sostanziale che un caimano come questo, della specie definita “con gli occhiali” in funzione della placca ossea posizionata in corrispondenza delle orbite dei suoi bulbi oculari, una volta raggiunta l’età adulta non smette mai di crescere del tutto. Continuando piuttosto, progressivamente, a lievitare…
Ora è importante tener conto, prima di azzardare un qualche tipo di giudizio in merito all’intera faccenda, come l’intera famiglia nell’ordine dei Crocodylia identificata con il nome latino Caiman (eh, già… Con la Y diventa tutt’altra cosa) presenti dei significativi punti di distinzione rispetto ai suoi più prossimi cugini evolutivi ed invero, l’intero consorzio dei rettili che si ricorrono e divorano a vicenda in giro per i diversi biomi del nostro vasto ambiente. Tra cui spicca, in modo particolarmente significativo, la loro indole favorevole a costituire strutture sociali complesse, all’interno delle quali i singoli esemplari comunicano tra loro per la protezione reciproca e la pesca (la loro dieta è composta primariamente di piccoli pesci) soprattutto mediante l’impiego di una serie di specifiche vocalizzazioni e il movimento ritmico della coda, in merito alla quale non a caso il nostro stesso coraggioso proprietario è solito affermare “Neanche un cane scodinzola a questo modo!” Un altro punto importante, come esemplificato dalla vecchia sequenza televisiva in cui Murabayashi viene mostrato mentre accudisce un altro caimano più piccolo, successivamente non più mostrato (l’avrà dato in adozione?) è la maniera in cui questi animali sono stati tenuti, per la maggior parte della loro età infantile, a stretto contatto con il calore del suo corpo, mediante l’inserimento all’interno dei suoi stessi vestiti. Dando potenzialmente luogo ad una sorta d’innaturale imprinting, mediante il quale simili creature sorprendentemente intelligenti, per lo meno rispetto alla media rettiliana, potrebbero aver iniziato a considerarlo alla stregua di un amorevole genitore. Ciò detto, è innegabile come vedere l’ormai non più giovanissimo padrone passeggiare per le vie pedonali del suo centro abitato, con nient’altro a trattenere l’adorabile e bitorzoluto amico che un guinzaglio retrattile a misura di barboncino, finisca per fare una certa impressione. E non a caso si parla nel video di come proprio lui debba chiedere, prima di ciascuna uscita, il permesso al concilio amministrativo del suo comune, ponendo le basi di quello che sembrerebbe divenire, a tutti gli effetti, una sorta di piccolo evento locale.
E tutto, senz’ombra di dubbio, grazie a quel particolare e sopra menzionato rapporto della cultura giapponese nei confronti degli animali insoliti, che vengono spesso qui visti come una chiara prova che la stessa fiamma ed anelito anima tutti gli esseri, non importa quali siano le regioni e lo stile di vita del loro originale luogo di provenienza. Così come per i molti mostriciattoli della cultura moderna, diretti discendenti degli antichi esseri, divinità e yokai (apparizioni) che soggiornano ai margini del campo visivo degli escursionisti più percettivi, indipendentemente dalla collocazione remota della località in cui si trovano a passeggiare.
Il che ci conduce senza ulteriori indugi, ancora una volta, verso l’annosa questione di cosa sia, effettivamente, l’intelligenza animale. Perché forse, resta difficile escluderlo, il grosso caimano giapponese tollera il suo padrone soltanto perché gli offre quotidianamente da mangiare, rispondendo a una serie di necessità basiche che lo rendono sostanzialmente soddisfatto nel procedere delle sue quotidiane ore. Mentre risulta altrettanto possibile, d’altra parte, che i due condividano un qualche tipo d’empatia duratura, frutto dei lunghi anni trascorsi assieme, fino all’elaborazione di un vero e proprio rapporto d’affetto capace di trascendere la natura contrapposta delle due rispettive specie. Una domanda implicita, questa, a cui nessuno di noi potrebbe affermare di poter rispondere, senza aver trascorso, anch’egli, un minimo di 25-30 anni assieme a una simile creatura.
Per comprendere quanto di buono, pacifico, amorevole, non-affamato-di-crani-giovani possa sussistere dietro la montatura ossea di un così enigmatico paio d’occhiali. O forse, magari, chissà: poteva trattarsi di semplice sazietà. Speriamo soltanto che nel caso probabile in cui il suo animaletto possa riuscire a sopravvivergli (i caimani vivono fino a 70 anni) Murabayashi abbia disposto di lasciarlo alla giusta persona in eredità. Qualcuno che non preferisca borsette o portafogli, rispetto a un amico capace di riscaldare (o raggelare) il movimentato corso della sua esistenza, a partire da un così radicale trasferimento generazionale.