Tutti, o quasi, riconoscono il coraggio e il meritevole istinto della tartaruga di mare Caretta caretta, le cui metodologie riproduttive saldamente iscritte nel codice genetico prevedono il significativo dispendio d’energia, e rischio per l’incolumità delle madri, nell’avventurarsi fuori dal proprio elemento e scavare con pinne inadatte, per quanto possibile, al fine di deporre le proprie uova in un luogo abbastanza asciutto e sicuro da riuscire a garantirne la schiusa. Ma non, s’intende, il ritorno in totale sicurezza dei piccoli nascituri, il cui guscio potrebbe anche recare disegnato un bersaglio luminescente, per quanto riesce, dal preciso attimo in cui viene colpito dal sole, ad attrarre una variegata compagine di predatori. Ciò che potremmo forse non riuscire a mettere subito in relazione con tale drammatica circostanza, tuttavia, è la specifica vicenda riproduttiva e il ciclo vitale di un altro abitante costiero del Nuovo Mondo, il particolare pesce simile a una sardina che esiste soltanto nel punto in cui l’oceano Pacifico bagna le spiagge della California e il suo prolungamento meridionale, la Baja al di là del preciso confine messicano. Detto questo e nonostante le barriere linguistiche, per non parlare della suddivisione in due specie simili eppur distinte, l’unico nome comune delle creature scientificamente inserite nel genus Leuresthes è sempre stato grunion, dall’onomatopea spagnola per il suono di un vero e proprio grugnito, che le esponenti femminili di questa tipologia di pinnuti emetterebbero nel solenne momento della verità. Ovvero in quegli ardimentosi attimi, durante i quali centinaia o addirittura migliaia di signore scavano con la coda attraverso la sabbia da cui il mare si è ormai ritirato, circondate da interi stuoli di agitatissimi aspiranti co-genitori. Questo perché, come forse saprete già, per la maggior parte degli appartenenti alla famiglia dei pesci ossei americani Atherinopsidae e i loro cugini eurasiatici Atherinidae non vige in effetti alcuna sostanziale distinzione tra amplesso amoroso e la deposizione delle uova, le quali soltanto pochi attimi dopo essere state abbandonate dovranno ricevere il contributo genetico da cui consegue la fecondazione maschile, chiamato dagli anglofoni milt. Il che permette effettivamente di assistere, per chi dovesse avere una simile inclinazione, allo spettacolo dell’intera linea della spiaggia letteralmente ricoperta di una distesa di scaglie argentee, con l’occasionale sagoma in verticale delle femmine piantate verticalmente nel terreno e vibranti in estasi, mentre un numero variabile tra i cinque e gli otto maschi ciascuna si avviluppano ed avvolgono attorno al loro corpo, nel tentativo di accelerare il rilascio dell’accumulo di materiale riproduttivo semi-sepolto a cui dovranno idealmente contribuire. È una scena davvero impressionante da cui risulta, notoriamente, praticamente impossibile distogliere lo sguardo…
Le chiamano grunion run (corse dei grunioni) ed avvengono generalmente lungo uno specifico periodo che si estende dalla fine di marzo a maggio/giugno, abbastanza prevedibile da trovare collocazione in un vero e proprio calendario, pubblicato dagli enti naturali californiani con lo scopo di favorire il turismo ed una specie di industria della pesca parallela, che consente la cattura sistematica di un ragionevole numero di esemplari (rigorosamente a mano e senza scavare trappole sulla spiaggia) di tutti quei pesci che hanno già completato l’amplesso e conseguente sepoltura. Il che risulta in effetti una pratica assai sostenibile, considerato come questi pesci vivano generalmente non più di 3 o 4 anni, soltanto l’ultimo dei quali culminante con l’appassionato sbarco finalizzato a creare la prossima generazione. Al punto che, secondo precisi ritrovamenti di particelle ossee ed otoliti presso siti archeologici dei nativi americani, sappiamo oggi come la loro cattura venisse praticata fin dall’epoca della Preistoria, senza mai compromettere effettivamente la popolazione complessiva dell’insolita creatura. Che tuttavia, per uno scherzo decisamente inaspettato da parte dell’evoluzione, costituisce ad oggi l’unico esempio di un pesce che si accoppia, e depone le sue uova, completamente al di fuori del contesto acquatico d’appartenenza. Un approccio probabilmente finalizzato a proteggerle dall’assalto dei predatori marini, benché come avviene per la citata tartaruga Caretta caretta, esso non possa che comportare l’esposizione diretta alla famelica attività alata di un tutt’altro tipo di nemici, che includono gabbiani, aironi e altri uccelli che imperversano sulle spiagge. Per non parlare dell’occasionale venuta di un gigantesco leone o altro pinnipede marino, più che mai disposto a deambulare nel maelstrom argentovivo per riuscirne quindi trionfante, con le fauci piene di piccoli aderenti alla Via umida di un tardivo San Valentino. Ma anche nel caso in cui tutto dovesse andar bene nel momento di massima vulnerabilità, lungi dall’esser completamente fuori pericolo, le uova malcapitate dovranno affrontare un ulteriore percorso ricco di tribolazioni, che può risultargli assai spesso fatale!
Sia nel caso in cui la schiusa sia destinata ad avvenire durante la notte che successivamente alle prime ore dell’alba, nella principale distinzione che suddivide in effetti le due specie del L. tenuis (grunione californiano) e l’invece diurno L. sardinas (grunione del Golfo della California) essa dovrà necessariamente attendere gli almeno 10 giorni perché la fasi della luna facciano dono ai piccoli incapsulati di una nuova occorrenza dell’alta marea, poiché altrimenti il loro vulnerabile organismo li porterebbe a morire soffocati ben prima di accedere, saltellando, alla salvezza delle acque accoglienti del vasto mare. Il che li trasforma, essenzialmente, in perfetti snack per isopodi, granchi ed i variegati uccelli della spiaggia, capaci di andarne in cerca con il proprio lungo e instancabile becco. Oltre a vittime accidentali di un’attività condotta dagli umani, certamente a fin di bene ma con conseguenze spesso irrimediabili: la pulizia approfondita della spiaggia mediante rastrellamento a macchina dei rifiuti lasciati dai bagnanti, tramite la quale si finiva spesso per distruggere copiose quantità di uova. Almeno finché nuove normative, create di concerto tra il Messico e la California, non hanno portato all’impiego di nuovi metodi durante tutto il periodo riproduttivo dei grunioni.
Che dopo tutto, è anche una ragione d’orgoglio per entrambi i popoli e le rispettive istituzioni scientifiche, che notoriamente organizzano eventi aperti al pubblico nell’occasione dei giorni scelti da questo instancabile, coraggioso animale. Famosi risultano essere, in modo particolare, i numerosi raduni primaverili indetti dall’Acquario Marino di Cabrillo, non troppo distante dall’affollato porto e il centro cittadino di Los Angeles. Un’occasione, certamente rara e preziosa per la gente di città, offerta al fine di conoscere coi propri occhi uno dei fenomeni più strani e memorabili della natura. In grado di dimostrare come la vita trovi sempre il modo di replicarsi e insistere. Anche quando tutto quello che la circonda, per un motivo o per l’altro, sembrerebbe costituire un punto fermo al succedersi degli alterni capitoli che, da tempo immemore, costituiscono il concetto imprescindibile di generazioni.
1 commento su “La frenesia del pesce che depone le sue uova nel bagnasciuga”