Nick Gentry è l’artista Londinese che dipinge volti di grandi dimensioni su composizioni di dischetti magnetici da 3½ pollici, facilmente riconoscibili come appartenuti allo storico computer Commodore Amiga. Vero simbolo del gaming anni ’80 e ’90, il supporto mediatico di questo sistema relativamente antico diventa così tela pittorica imperfetta, superficie grezza dove le etichette scritte a penna si mescolano con gli adesivi di riviste specializzate ed occasionalmente incontrano titoli variopinti, impronte fossili di gemme videoludiche dimenticate. Allo stesso modo di uno scultore che sappia come seguire le venature naturali della pietra, l’autore integra perfettamente i tratti preesistenti degli adesivi e ruota persino un paio di dischetti a dipinto, per rappresentare le pupille dei volti usando i perni metallici sul retro del floppy.
L’artista racconta divertito di come gli venga spesso chiesto se il soggetto di ciascun ritratto non sia il precedente possessore dei dischetti, oppure se i dati contenuti parlino di lei/lui. Nick risponde che nessuno può saperlo. Forse un giorno gli archeologi staccheranno dal muro i suoi dipinti per scoprire cosa facevano gli antichi con i loro computer primitivi; un immagine poetica, ma che non tiene alcun conto della durata relativa ed affidabilità nel tempo di quel tipo di soluzione dati, inerentemente effimera ed altrettanto superata.