Molti dei dubbi che assillano la nostra esistenza terrena verrebbero istantaneamente superati, se soltanto l’istinto di cui siamo dotati riuscisse ad acquisire il dato che non possono esistere il “vuoto” ed il “pieno”. Specifiche cognizioni, queste, prettamente artificiali ed utili nell’analisi scientifica o matematica, così emblematicamente rappresentate da quei simboli filosofici che sono lo zero ed il tutto, laddove la natura, in se stessa, non può tollerare l’esistenza di uno spazio completamente privo, oppure saturo di materia. Poiché una molecola in se stessa rappresenta il concetto fluido, composto da un numero variabile di atomi, la cui disposizione e combinazione possono variare continuamente sulla base del contesto situazionale di appartenenza. Ecco, dunque, che cosa chiede in effetti un automobilista, motociclista o camionista, nel momento si ferma alla stazione di servizio per ordinare il riempimento ad oltranza del serbatoio che alimenta il suo veicolo a motore: “Buon uomo, potrebbe gentilmente agevolare l’interscambio dei fluidi all’interno del recipiente veicolare in oggetto, affinché parte dell’aria contenuta in esso venga sostituita da una quantità equivalente di carburante?”
Evento a cui segue il familiare gesto, a colui che è di turno, d’impugnare il dispositivo identificato con l’antonomasia di distributore manuale o il termine omologo ad altri di bocchettone, che agendo in maniera idraulica trasferisce la quantità di litri necessaria per assolvere a un così diffuso e comprensibile desiderio. Ma a dire il vero, ed è qui che nascono i dubbi, qualcosa di poco evidente può avvenire a quel punto: poiché il funzionario preposto in tuta e cappello col logo della compagnia, come è sua legittima prerogativa, può spostare le mani e la sua presenza altrove, magari andando a parlare del più e del meno coi suoi colleghi. Ben sapendo che comunque, il prezioso nettare dal variabile numero d’ottani non potrà tracimare, in nessun caso. Neppure una volta che avrà esaurito la capienza dell’auto soggetta al suo diretta impiego. Perché l’oggetto in se stesso potrà effettivamente capire, grazie all’ingegneria che contiene, il momento in cui la misura è colma… Cessando istantaneamente l’erogazione.
Ecco un qualcosa che abbiamo visto avvenire svariate centinaia di volte senza nella maggior parte dei casi, sono pronto a scommetterci, interrogarci sulla natura del suo funzionamento. “Ci sarà un qualche tipo di sensore per i liquidi” Avrete pensato. “Magari una fotocellula?” Laddove nell’umido e scuro pertugio di un serbatoio, simili approcci avrebbero una percentuale di funzionamento decisamente inferiore all’optimum. Mentre il sistema che regola tutto questo, come mostrato tanto diligentemente nel video soprastante dal presidente della Husky Corporation, compagnia americana operativa nel settore, è al tempo stesso molto più semplice, nonché funzionale. Potendo aggiungere all’ampio catalogo dei suoi pregi quello indubbio di non richiedere, tra l’altro, alcun apporto elettrico per funzionare. Il che non è certamente da poco, quando stiamo parlando di un pertugio all’interno del quale transita uno dei fluidi infiammabili per definizione. A teorizzarne il principio era stato un fisico facente parte dell’Illuminismo italiano…
Appare piuttosto chiaro come l’approccio didattico del canuto Grenville Sutcliffe rientri a pieno titolo in quella categoria di espressioni istruttive che presumono, da parte dell’ascoltatore, per lo meno una conoscenza di base dell’argomento. Soprattutto nel momento in cui indicando il bocchettone a pistola spaccato a metà che tiene nelle sue mani, indica il cuore stesso del meccanismo, definendolo unicamente “un Venturi”. Ora molti di noi, trovandoci tutto sommato nella sua natìa Italia, non dovrebbero tardare ad associare la normalizzazione di questo termine ai rivoluzionari esperimenti e studi teorici di Giovanni Battista Venturi, colui che avendo studiato a lungo i codici leonardeschi durante la seconda metà del XVII secolo, scelse in qualche modo di diventare l’erede di uno dei più importanti artisti del Rinascimento nonché il primo scienziato di quell’Europa. L’effetto che porta il suo nome, anche detto il paradosso idrodinamico, è quella propensione tipica di qualsiasi fluido (sia esso un gas o come nel caso del distributore di benzina, un liquido) a veder aumentare la propria pressione nel momento in cui diminuisce la velocità. E viceversa. Ecco allora che cosa succede, nel momento preciso in cui il benzinaio preme la leva del bocchettone, secondo un preciso meccanismo che il consenso di Internet fa risalire ad un brevetto del ’39 di un certo Richard C. Corson di Olean (NY): spostate in posizione dal movimento basculante dell’estrusione all’interno del corpo del dispositivo, due valvole si aprono per far transitare il fluido pompato all’interno, l’una scivolando verso l’alto, e l’altra verso il basso. La prima è uno stretto pertugio: ciò è la ragione per cui, nel momento in cui la benzina (o diesel, o quel che sia) inizia a riempire il serbatoio in cui è inserito il tubo di erogazione, il suo flusso accelera in modo esponenziale, riuscendo a far salire il livello all’interno con gran velocità. Ma quello che noi non sappiamo, perché nessuno si è mai preoccupato di farcelo vedere, è che dentro tale cannula ve n’è un’altra più piccola, dentro la quale, in contemporanea, risale l’aria del recipiente veicolare oggetto del rifornimento. Aria che, di suo conto, circola di nuovo fino alla valvola anteriore, definita comunemente come “il diaframma” per andare nuovamente a mescolarsi con la benzina e fare ritorno all’interno del serbatoio. Ciò è un procedimento che potremmo definire come assolutamente “necessario”. Perché ad un certo punto, quando il livello del liquido raggiunge il foro di ritorno, scatta la letterale trappola che impedisce ad esso di tracimare: la benzina, più DENSA e quindi VELOCE, inizia a sostituire l’aria nella cannula di ritorno, creando un vuoto che chiude, istantaneamente, il diaframma. In conseguenza di questo, il meccanismo basculante scatta istantaneamente lasciando chiudere lo stretto pertugio di cui sopra e facendo scattare, nel contempo, la manopola di erogazione.
Avete compreso ciò di cui stiamo parlando? È propriamente la fallimentare fuga dell’aria, in se stessa, che blocca l’erogazione del carburante. Ragion per cui, nel caso non del tutto inusitato in cui doveste notare che il benzinaio deve azionare la leva del bocchettone più volte, poiché tende a bloccarsi in anticipo rispetto al raggiungimento del pieno, sarebbe lecito da parte vostra sospettare un qualche malfunzionamento nel vostro veicolo del sistema di assorbimento dei vapori inquinanti (EVAP) installato per legge a partire dal 1996, tale da lasciare fuggire l’ossigeno attraverso una perdita, da qualche altra parte. Ciò dovrebbe costituire un chiaro indice, per qualsiasi automobilista responsabile verso l’ambiente, che è giunta l’ora di chiedere al meccanico una revisione di controllo.
Sappiamo tutti fin troppo bene come il mondo della tecnologia contemporanea, allo stato attuale dei fatti, sia sostenuto dalla complessa ragnatela di un’infinità di concetti e nozioni, il cui valore specialistico supera di gran lungo la massa complessiva di un piccolo buco nero. Ragion per cui, diversamente da quanto facevano gli studiosi delle epoche trascorse, viene considerato ad oggi proficuo scegliere un campo di specializzazione verso cui dedicare, a partire dal raggiungimento dell’età adulta, la nostra intera vita professionale.
Eppure quasi nessuno, tranne potenzialmente il titolare di un’azienda come la produttrice del nostro video di apertura, sarebbe stato naturalmente incline a promuovere dinnanzi al mondo l’intrigante funzionamento idraulico di una pompa di benzina. Per lo meno, finché l’invenzione di Internet non fosse riuscita a togliere, finalmente, i caselli che bloccavano le vie d’accesso verso le più remote vie della conoscenza.
quanta benzina ci rimetto ogni volta che la pistola si interrompe?