La battaglia difensiva del pinguino sconosciuto

Non tutti conoscono, al di fuori degli Stati Uniti, l’opera televisiva del pastore presbiteriano Fred Rogers, autore e conduttore della serie educativa per bambini andata in onda per 33 anni a partire dal 1968, il cui titolo era, per l’appunto, Il vicinato di Mr. Rogers. Imitatore per certi versi delle tematiche e l’impiego di personaggi fantasiosi dello show dei Muppet, Sesame Street, con cui collaborò famosamente in una puntata cardine del 1981, quest’uomo dall’indole straordinariamente pacata sta sperimentando nell’epoca di Internet una nuova giovinezza mediatica, incitata dalle critiche a posteriori che gli sono state mosse da una certa politica e una particolare visione della vita. Tramite la controversia che ruota, sostanzialmente, attorno a un suo monologo oggi trasformato in meme benché fosse indirizzato ai giovanissimi parecchio tempo fa, intitolato in via informale “Look for the helpers” ovvero, “Cercate [coloro] che aiutano”.
Si trattò di una ricerca d’ottimismo nei confronti della natura umana. Con lui che rivolgendosi con tono gentile ai suoi telespettatori, li invitava, durante l’eventuale presentarsi di un pericolo o una catastrofe (anche di tipo familiare) a mantenere la calma e guardarsi attorno. Poiché, costui affermava: “C’è sempre qualcuno pronto ad aiutarvi. Non importa se non l’avete mai visto prima. Nel momento del bisogno, occorrerà fidarsi degli sconosciuti. Siate pronti, dunque, a riconoscere coloro che saranno pronti ad aiutarvi.”
È davvero così? Possiamo affermare, nella società dell’oggi e delle sparatorie, degli incendi dolosi, delle guerre e del disinteresse nell’altrui sfortuna, che un bambino in difficoltà possa attrarre quel tipo di altruismo che noi tutti possediamo, nonostante il tentativo reiterato di dimenticarlo? Che cosa c’insegna, in merito a questo, la natura? Ecco, le state immaginando proprio adesso: quelle scene tristemente note della gazzella divorata viva, il bruco divorato dall’interno dalle larve della vespa, il cuculo che getta via i pulcini altrui dal nido… Tutti meccanismi che indubbiamente esistono, purtroppo, perché in assenza del complesso sistema di regole universalmente noto come mondo civile, simile violenze diventano purtroppo imprescindibili per garantirsi la sopravvivenza. E neppure possiamo affermare, in senso generale, che persiste un tipo di solidarietà all’interno della stessa specie, quando i figli dei pinnipedi vengono schiacciati dalle altrui madri, o i felini uccidono eventuali concorrenti senza padre, nati prima della loro prole e per questo avvantaggiati nel ricevere la propria razione di cibo. Ma la realtà è che nessuno, neanche Mr Rogers, ha mai affermato che un “aiutante” sia sempre presente in ogni situazione. Con l’intento d’invitare i “suoi” bambini, prima d’ogni altra cosa, ad osservare. Ma i pulcini del pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) semplicemente non possiedono questi particolari meccanismi. In grado di raggiungere, nel giro di qualche mese, circa il metro d’altezza, essi non hanno mai ricevuto dalla natura il cortese invito a difendersi dai predatori, che il più delle volte riescono semplicemente a scoraggiare avvicinandosi l’un l’altro, nel formare una soffice falange difensiva che comunque, ha un certo peso nella geometria di tali contingenze. Finché un giorno, drammaticamente, inanzi a quella massa dondolante non arriva a palesarsi uno mostrum horribilis, l’ombra e la presenza dell’ossifraga del sud (Macronectes giganteus) che con la sua apertura alare di oltre due metri, avrebbe tutta la potenza, l’intenzione di violenza e la voracità bastanti per uccidere una capra di montagna…

La crudeltà sanguinosa di uno skua (gen. Stercorarius) che attacca questo tranquillo gruppo di pigoscelidi antartici (Pygoscelis antarcticus) è qualcosa d’indescrivibile a parole. Simili uccelli sembrano uccidere con un trasporto che trascende il semplice bisogno di allontanare la propria fame.

Recitava un’antica profezia: “Tra le eterne onde del tempo / Da un’increspatura del cambiamento monterà una tempesta / Fuori dall’abisso gli occhi di un demone / Ammirate il Razgriz, le sue ali ammantate d’oscurità.” E benché nell’intenzione dei creativi giapponesi che avevano lavorato al videogioco di guerra aerea totale Ace Combat 5, tale bestia dalle bibliche influenze dovesse soltanto fungere da prestanome per la più temuta squadriglia dello schieramento avverso, è indubbio che possano essere adeguate con il giusto spirito per celebrare la venuta di un uccello predatore in mezzo a un branco di pinguini, sia esso un appartenente dello stesso ordine antartico dei Procellariformi, o uno stercorario dei Caradriiformi, uccelli acquatici tra cui figurano anche i gabbiani. Non c’è scampo, non c’è tregua da quel becco aguzzo, le piume arruffate mentre tenta di tenersi in equilibro, avanzando sui grossi piedi palmati ed infilzando questo o quell’esemplare momentaneamente rimasto isolato in forza del panico ormai diffuso. Perciò nonostante la loro prontezza nel reagire e la massa decisamente imponente, non c’era realmente alcun modo di prevedere quale effettivo esito avrebbe avuto il confronto mostrato in apertura e facente parte della recente serie della BBC, Spy in the Snow, se non fosse stato per l’ingresso in scena di un elemento totalmente fuori dal contesto.
O forse dovremmo dire, un individuo. Scuro ed arrabbiato, in abito da sera, la buffa testa senza collo sormontata da due occhi vispi e spalancati: lo chiamano pinguino di Adélie dal nome della donna che diede il nome a un territorio, moglie dell’esploratore francese Jules Dumont d’Urville, primo occidentale a vedere, ed annotare, l’esistenza di questi specifici animali. La rabbiosa palla di piume alta appena una cinquantina di cm si precipita dunque sulla scena, frapponendosi tra il predatore e i figli dell’altrui ed assente genitrice. Imperturbabile nonostante il pericolo, il piccolo guerriero resta quindi saldo e immobile, sfidando chiaramente quelle fauci sanguinarie. Cosa potrà mai succedere a seguire da questo momento? Quale terribile evenienza potrà palesarsi sotto l’occhio delle telecamere puntate?

Meno aggressivi e curiosi di chi deve farsi costantemente valere per sopravvivere, i pinguini imperatori adulti mostrano cionondimeno un’indole guerriera latente. Sopratutto da parte degli esemplari femminili quando il loro partner, per una ragione o per l’altra, sembrerebbe essersi dimostrato infedele.

C’è una teoria largamente diffusa, secondo cui molti dei migliori documentari mostrano delle scene largamente fittizie. Con situazioni indotte dai presunti naturalisti, avvicinando intenzionalmente specie nemiche tra di loro allo scopo di registrare “qualcosa d’interessante”. Sarebbe improbabile tuttavia associare uccelli dell’Antartide, per loro natura liberi e sfuggenti, a una simile improbabile evenienza. Ad ogni modo è impossibile capire se ci sia stato un taglio nel montaggio, oppure dallo spezzone proposto su Internet sia stato tolto l’attimo saliente del confronto; detto questo, nella scena successiva, l’ossifraga affamata ha deciso di volare altrove. L’indole dei pinguini di Adélie riuscì ad assumere tra gli esploratori di una volta, non a caso, una fama leggendaria. Totalmente inclini a rischiare costantemente la propria vita, sfidando i cani da slitta e provocandoli mentre tentavano di sottrargli il cibo, più d’uno di questi uccelli del tutto privi di spirito di conservazione è perito ad un serrarsi rapido di fauci, come narrato in un famoso resoconto del sopravvissuto inglese Apsley Cherry-Garrard, uno dei pochi ad essere tornati vivi dalla spedizione del 1910 (via: Wikipedia).
Non che tutto questo sia del tutto privo di corrispondenze nel mondo degli umani: chi dovrebbero mai essere, in fondo, gli helpers di cui parlava Mr. Rogers, se non costoro che per assoluto spirito di abnegazione, antepongono il bene collettivo alla propria personale sicurezza? Il che può nascere dal desiderio di aiutare un bambino in difficoltà. Oppure dal bisogno, pressoché costante, di provare a se stessi che nessun ostacolo è troppo grande, alcuna voragine eccessivamente profonda. Quando ci si trova, momentaneamente, a confrontarsi col pericolo di tipo inusitato! Spesso ripetuta è quella storia della macchina che sta per urtare una carrozzina, quando un passante grazie ad una scarica d’adrenalina, incredibilmente, riesce a fermarla con la propria forza muscolare dalla provenienza inaspettata. Il che potrebbe avere origine nell’altruismo delle circostanze, ovverosia quella divina Provvidenza. Oppur costituire, in via molto più semplice, un riflesso proveniente dal profondo dello spirito dell’individuo. Che caratterizza l’uomo ed allo stesso tempo il suo fratello piccolo e nero, un pingue Muppet che combatte per la libertà.

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