Periodicamente succede, presso i lidi ragionevolmente imprevedibili della grande società virtuale senza confini: una compagnia pubblica il suo ultimo capolavoro, sicura di riscuotere un successo internazionale privo di precedenti. Ma la reazione del pubblico, per usare un eufemismo, è “lievemente” disallineata rispetto alle aspettative, finendo per dare il via ad un sistematico processo di spoetizzazione, che talvolta trascende persino la ragionevole propensione verso i presupposti dell’ottimismo umano. “Sembra un grattacielo coi tubi che perdono” inizia qualcuno, seguito da un immediato “Beh, almeno non dovranno spendere soldi per far lavare i vetri delle finestre.” Sono tutti comici online, tranne quelli che sono tecnici: “È chiaro che al di sopra di una certa velocità del vento, soltanto una quantità minima di acqua riuscirà a ricadere nel minuscolo bacino adibito a questa finalità. Allora questo diventerà, più che altro, il grattacielo della pioggia.” E poi ci sono le comprensibili critiche degli ambientalisti: d’accordo, l’acqua utilizzata per la fontana resta sempre la stessa in ciclo continuo, ma che dire del naturale processo d’evaporazione? E il consumo energetico? Già: le critiche nei confronti del nuovo edificio della città di Guiyang, capitale della provincia della Cina sud-occidentale di Guizhou sono parecchie, e non tutte assolutamente immotivate. Al di là dell’aspetto estetico privo di alcuna considerazione di contesto, occorre ammettere che se i palazzi da oltre 100 metri generalmente non presentano molti ettolitri d’acqua che ricadono ogni minuto lungo la superficie della loro facciata principale, esiste generalmente un ottimo motivo. Pensate, tanto per cominciare, ai depositi minerali di calcare che andranno progressivamente a ricoprire la struttura, per non parlare degli spazi perennemente umidi, ideali centri riproduttivi da sogno per batteri anche piuttosto pericolosi, come la legionella. Ma il problema principale probabilmente resta anche un senso latente d’invidia: a cosa diavolo dovrebbe servire, volendo, questo improbabile apparato, se non mettere in evidenza la (teorica) opulenza del Rudy Industry Group, maestoso conglomerato aziendale dall’ambito operativo incerto? (Ma non lo sono forse tutti…) Lo stesso Xi Jinping, premier nazionale, si recentemente espresso negativamente nei confronti della cosiddetta “strana architettura” che si sta manifestando negli ultimi anni attraverso i luoghi più inaspettati della Cina, come prodotto collaterale dell’affluenza commerciale dell’intero vasto paese. Domande retoriche a parte, tuttavia, è indubbio che la scenografia presentata da un simile edificio sia capace di destare un certo grado di spontanea meraviglia. Dopo tutto, non capita spesso, per non dire mai, di vedere coi propri occhi qualcosa di simile: la cascata artificiale più alta del mondo. Persino maggiore di quella prodotta dai principali impianti idroelettrici, che tra l’altro presentano uno sviluppo generalmente di tipo obliquo/diagonale, non certo questo sottile nastro che pare proporsi d’imitare l’aspetto esteriore del Salto Angel del più profondo Venezuela.
Una considerazione, quest’ultima, che sembrerebbe avvicinarsi nettamente al nocciolo del castello verticale di piazza Liebian, nuovo quartiere commerciale ad alta intensità il cui nome significa “Intenso Cambiamento”. Scriveva a tal proposito il grande viaggiatore cinese XuXiake, nel remoto 1697: “Questo è il fiume Baishui e c’è uno svettante dirupo più avanti, con acque ancor più profonde. Gli spruzzi sono come perle e giade, che si trasformano in fumo nell’aria con un impeto terrificante.” Un elogio allo splendore innato della natura, diretto alla più grande cascata di tutta la Cina, ispiratrice di 1.000 poeti e pittori nazionali: Huangguoshu, la “cascata dei frutti gialli” situata per l’appunto, a poche ore di macchina dalla più vasta città provinciale. E traspare una netta evidenza, secondo cui se gli abitanti di Guiyang sono pronti a sopportare i problematici spruzzi dello stravagante edificio anche soltanto per qualche minuto, è perché essi dovrebbero rappresentare, almeno idealmente, una sorta di pubblicità internazionale per la più importante attrazione turistica di questi luoghi. Ma la realtà è che le ore da riservare materialmente a una simile tolleranza sono piuttosto limitate, visto che l’accensione della cascata, in effetti in posizione da ben due anni nonostante l’inaugurazione recente dell’intero edificio, si è finora limitata ad appena 6 volte della durata di un’ora massima ciascuna. La ragione di tutto questo, a dire il vero, è piuttosto sorprendente…
Ciò che neppure la nota propensione alla riservatezza dei media cinesi è riuscita in questo caso a nascondere, a tal proposito, è la maniera in cui qualcuno, verso le più alte sfere del Rudy Group, sembra essersi già pentito dell’investimento per il nuovo volto architettonico aziendale. Al punto che, è stato dichiarato, la cascata sarà effettivamente messa in funzione a partire da questo momento solamente al sopraggiungere di particolari occasioni, poiché mantenerla in funzione si è rivelato, in ultima analisi, eccessivamente costoso. Stiamo parlando, tanto per entrare nel merito delle cifre, di una quantità approssimativa di 800 yuan l’ora, corrispondenti grosso modo a 101 euro, necessari a far funzionare le quattro pompe elettriche da 185 watt che mettono in circolazione verticale il poderoso flusso d’acqua. Il che non può che far alzare un sopracciglio o due, quando si considera che l’edificio, costruito grazie all’assistenza della compagnia Ludiya Property Management, è costato la cifra non proprio indifferente di 600 milioni di yuan (75,9 milioni di euro) dinnanzi alla quale, persino un mese o due di funzionamento ininterrotto dovrebbe costituire un insignificante peso sui presunti introiti dei proprietari di tutto questo. Perciò e ragionevole, benché niente affatto scontato, pensare che non tutta la verità ci stia venendo detta, e che forse almeno alcune delle critiche mosse dal popolo del Web siano fondate su un’effettiva base logica non del tutto priva di fondamento.
Il successo riscosso da un punto di vista meramente virale, tuttavia, è innegabile, con una visibilità online persino superiore a quello dello Shimao Wonderland Intercontinental, hotel già discusso in questi lidi ed anch’esso dotato di una cascata (benché alta poco meno della metà) coadiuvata da una collocazione certamente scenografica all’interno di una vecchia miniera dismessa nel sobborgo di shangaiese di Songjiang. La ragione principale di tutto questo va probabilmente ricercata nel gusto che la gente sembra aver preso nel criticarlo, proprio perché la cascata sembra in questo caso non essere stata incorporata in alcun modo nella forma sottostante dell’edificio, costituendo quasi un’aggiunta dell’ultimo minuto da parte di un architetto che si è lasciato prendere la mano. Ma forse, anche un preciso riferimento mitologico, considerando il racconto secondo cui lo stesso Sun Wukong, guerriero imbattibile e signore di tutte le scimmie, avrebbe avuto un tempo la sua dimora dietro le acque scroscianti della celebre Huangguoshu. Quasi come se l’immagine ritenuta desiderabile sarebbe quella dell’ispiratore del personaggio immaginifico Son Goku che in età avanzata, stanco di vagabondare per il mondo a bordo della sua nuvoletta magica, abbia “messo la testa a posto” indossando giacca e cravatta, per diventare un direttore d’azienda nel nuovo secolo della rinascita economica cinese. E sono pronto a scommettere che almeno qualcuno, lungo la complicata catena che ha portato alla creazione di questa struttura, deve averla pensata esattamente in simili termini, mentre apponeva la firma con timbro di cera sulle carte che hanno dato il via libera al vasto progetto edilizio d’occasione.
Il simbolo della cascata, dunque, è straordinariamente importante per l’intera regione della provincia montuosa del Guizhou, iscritta dal 1999 al Guinness dei Primati come luogo con la maggior concentrazione di simili caratteristiche del paesaggio: 18 complessivamente, nel raggio di appena 20 Km, alcune delle quali piuttosto famose anch’esse, come quella di Sanchawan, o il salto notevolmente ampio di Tianshengqiao. Ed oggi possiamo dire, ampliando lo spettro della ricerca fino alla capitale, che siano diventate 19. Ma nessuna di esse può davvero rivaleggiare, parlando chiaramente, con i 101 metri d’ampiezza e i 77 d’altezza della spettacolare Huangguoshu, ispirazione formalmente dichiarata dagli architetti della Ludiya Property il cui nome, purtroppo, non è stato diffuso su scala internazionale. Una propensione tipica di molte creazioni estremo orientali, quasi volendo enfatizzare il committente ancor più del creativo, ovvero colui che con la propria pecunia ha “reso possibile” l’esistenza di qualcosa di nuovo e spettacolare nel vasto mondo.
Detto questo, quale potremmo definire un giudizio davvero informato di un simile palazzo assolutamente fuori dalla logica convenzionale? Generalmente positivo o meno, resta indubbio che la funzione culturale del colosso appaia sensato all’interno del suo contesto di utilizzo, e che molti su Internet parlino senza preoccuparsi del benché minimo approfondimento. Dimostrandosi, sorprendentemente, non poi così avveniristico e ambizioso come si potrebbe essere portati a pensare. Dopo tutto, tutti gli edifici sollevano, per poi lasciar ricadere notevoli quantità d’acqua. L’unica differenza, in questo caso, è che una simile mansione venga assolta dinnanzi agli occhi di tutti, televisioni internazionali incluse. Appare assolutamente improbabile, dunque, che l’acquisto di un ombrello da parte degli immediati vicini possa rivelarsi inutile a lungo andare. La grande colonna, più o meno infame, della pioggia è qui per restare. Possiamo soltanto attendere con entusiasmo il giorno in cui, qualcun altro capitano d’azienda nella vasta e misteriosa Cina, decida si superare ulteriormente quanto fatto dai suoi rivali, costruendo una nuova cascata completa di salmoni che risalgono verso la “fonte” del barbagliante fiume. La verità, come spesso accade, è nascosta nei riflessi evanescenti di primo accenno d’arcobaleno. E chissà che cosa dirà il mondo, a partire da quel fatidico momento…