La città: un essere pulsante che respira, suda, si guarda intorno e socchiude le palpebre, per farsi scudo dalla luce eccessiva di uno spietato disco solare. Mantenuta in vita, attraverso le sue alterne peripezie, dalla moltitudine di creature, talvolta benevole, in altri casi parassita, che trova modo di riconoscersi nel nome di eclettica umanità. Un luogo terribile, un luogo magnifico. Come Baku, moderna ed avveniristica capitale dell’Azerbaijan. Porto antico sul vasto Mar Caspio, il più ampio lago del pianeta, avendo costituito da lungo tempo uno dei punti di passaggio obbligati per tutte le merci inviate verso la Russia dai paesi dell’Est Europa. Un luogo, questo, composto in egual misura di alti grattacieli specchiati e moschee di marmo, moderni quartieri commerciali affiancati dai resti monumentali dell’impero Shirvanshah, che dominò con le sue armate per molti secoli, a partire dal IX secolo secondo la nostra cronologia. Eppure nulla, tra i suoi confini, si è mai fermato. Niente può dire di aver raggiunto uno stato di quiete. Poiché questa è la natura stessa dell’urbanistica: prendere un qualcosa di completo e renderlo differente. Trasformare un’area di carico/scarico in un parco. Ed una strada di 7 corsie in ferrovia. Perché dopo tutto… I passaggi a livello sono sopravvalutati, no?
Questo è un video che trova il suo svolgimento poco dopo la prima curva del circuito di Formula 1, che negli ultimi anni ha rappresentato una parte importante del campionato automobilistico di Formula 1. Dove una delle principali arterie per il traffico locale, proseguendo sicura verso Oriente, attraversa l’area un tempo occupata dalle banchine del “vecchio” porto, a partire dal 1990 sostituite da svariati luoghi di riferimento più o meno utili, come questo giardino pubblico dal chiaro valore decorativo, edificato a poca distanza dal lungolago e dominato dall’insolito monumento centrale di un paio di dadi giganti. Quasi a voler sottolineare l’importanza della determinazione casuale indotta dall’uomo, in grado di modificare i più logici presupposti delle circostanze. Il che ci porta a alla fine del 2016 ed a lui, Javid Sadradinzadeshows, l’uomo che da un piano elevato dei grandi condomini sul Nefcilar Prospekty, impugnando la fida telecamera/telefono cellulare, ha realizzato la registrazione di un qualcosa che all’epoca doveva sembrare relativamente comune: il passaggio di un treno merci. Ma un treno diverso da quelli che potreste immaginare d’incontrare, un giorno come gli altri, mentre corrono paralleli alla strada durante la vostra trasferta verso il luogo di lavoro. Tutto inizia col fischiare intenso della sirena, mentre il convoglio attraversa con sicurezza il tratto di strada ferrata lasciato com’era ai margini del giardino. Poi gradualmente, con l’avvicinarsi della banchina stradale, l’incredibile verità appare evidente: esso non ha alcuna intenzione di fermarsi. Ma piuttosto prosegue, valicando il confine, mentre la sua locomotiva fa un ingresso baldanzoso sopra l’asfalto percorso a gran velocità dalle auto. Zero passaggi a livello, nessun semaforo e in apparenza, neppure i binari. Il che naturalmente è una pura illusione, creata dalla bassa definizione dell’oggetto elettronico usato per portare a noi una simile testimonianza. Si forma così questa immagine, favolosa e memorabile, della serie di vagoni che, uno dopo l’altro, impegnano lo spazio di transito come potrebbe farlo il pollo della classica barzelletta. Al che, due cose sembrano verificarsi allo stesso tempo: una fetta statisticamente rilevanti di automobilisti azeri mettono alla prova i freni dei loro veicoli. E la loro prontezza di riflessi scongiura quello che poteva essere, in altri luoghi, un drammatico quanto spettacolare incidente.
Relegato per anni agli archivi confusi dei video inspiegabili del Web, questa scena riemerge oggi, per la diffusione di una gif animata, in cui l’episodio appare naturalmente velocizzato e di conseguenza, ancor più impossibile nel susseguirsi dei suoi singoli momenti. Non che nessuno, in precedenza, avesse mancato d’indagare e offrire un punto di vista informato sull’argomento…
L’analisi più informativa in lingua inglese resta senza ombra di dubbio quella offerta dal canale YouTube di Mr World (riportato qui sopra) l’australiano dalla caratteristica voce ed accento che a partire dal 15 aprile di questo 2018 ha registrato le sue considerazioni accompagnate dalle immagini rilevanti, raccolte dopo quelli che lui definisce “alcuni giorni di appassionata ricerca”. In primo luogo, costui si preoccupa di dimostrare che la scena non sia un semplice montaggio fittizio, eventualità resa in realtà probabile dalla bassa risoluzione, noto strumento di facilitazione al mestiere di chi crea “video virali” fatti in casa. Ma l’ipotesi scettica svanisce immediatamente, al dipanarsi di un secondo video, che mostra un altro attraversamento dal punto di vista stradale di una possibile dashcam, impugnata da uno degli autisti che per sua massima fortuna, è riuscito anche stavolta ad avere salva la propria incolumità. Nel presente caso, la qualità si presenta sufficiente a distinguere i binari stessi, precedentemente ritenuti immaginari come il mare della famosa barca a vela di una pubblicità Q8. Superata quindi l’immagine di questo treno magico spuntato dall’equivalente locale delle nebbie di Avalon, si passa alle osservazioni argute di contesto. In primo luogo relative ai vagoni che, ci viene fatto osservare, sono quelli tipici usati per trasportare il grano, probabilmente fatti giungere grazie al treno in prossimità di un vicino silos, retaggio dell’epoca in cui questa era soltanto un’area per lo scarico delle merci provenienti dalle distanti coste del Caspio. Viene quindi evidenziato in giallo, sulla foto satellitare della zona presente in Google Maps, l’esatto tragitto intrapreso dalla locomotiva, costeggiando quella che oggi appare come un cantiere per la costruzione di qualche edificio misterioso. Esattamente come la vera meta dell’impresa per il trasporto, ormai impossibile da ricostruire, poiché i binari sono stati rimossi. Forse proprio in funzione degli ultimi rinnovamenti, portati a compimento in occasione dell’integrazione di questo quartiere nell’annuale gara di Formula 1 del GP di Azerbaijan. Significativo è anche il momento in cui ci vengono mostrati i segnali di pericolo impiegati all’epoca per mettere in guardia gli automobilisti: dei cartelli triangolari quasi comici, nel complesso, per via della loro somiglianza con quelli nostrani di attraversamento cervi o cinghiali, tranne che per la sagoma riconoscibile, completa di ciminiera e sbuffo di fumo, di quello che sembrerebbe a tutti gli effetti essere il tipico trenino del Far West.
Quali conclusioni possiamo trarre, quindi, dall’effettivo svolgersi degli eventi? Forse che il concetto di sicurezza pubblica viene meno, quando si esce dalle aree giurisdizionali dei grandi enti di regolamentazione, come l’Unione Europea, gli Stati Uniti o il soggettivo pragmatismo dell’Estremo Oriente. Generando quelle surreali situazioni, così popolari e ritrasmesse su Internet, di usanze che sembrano funzionare semplicemente per abitudine. Anche se nessuno saprebbe dire realmente il come, né tanto meno il perché. Chi non ricorda, ad esempio, la famosa telecamera puntata su piazza Meskel, presso la città etiope di Addis Abeba… Dinnanzi alla quale, una quantità spropositata di autoveicoli impegna la strada allo stesso tempo, senza l’ombra di semafori né precedenze. E persino persone a piedi, senza apparenti preoccupazioni, attraversano con passo lieve il mare infernale di metallo e ruote, giungendo del tutto incolumi dall’altra parte! O ancora, le stereotipiche scene del traffico vietnamita, composto da innumerevoli schiere di scooter folli, che fanno le pieghe e s’impennano tra vasti quanto pacati autocarri. Quasi come se la mente di chi guida un veicolo, per sua stessa natura, fosse in grado di adattarsi perfettamente alla situazione vigente. Aumentando i margini di cautela fino al rendere normale, quello che altrove sarebbe il preambolo di morti e feriti in quantità ingente.
Da questo segmento insolito della storia di Baku possiamo dunque, in ultima analisi, trarre una lezione importante. Che non sempre il ragazzo che grida “Al treno! Al treno!” ha la mera intenzione subdola di fare uno scherzo agli automobilisti. Poiché alla fine, come ha sempre fatto in precedenza, il treno dovrà necessariamente anteporre i propri bisogni a quelli altrui. Ed è difficile, per simili creature artificiali serpilinee, comprendere la maniera in cui la città viene modificata, mentre strisciano altrove le norme ed i presupposti operativi.
C’è inoltre un aspetto per certi versi rassicurante, in merito alla presunta disorganizzazione del nostro paese. Perché per quanto possa andare di moda criticare l’operato di Trenitalia, quanto meno possiamo affermare che qui da noi, i convogli non invadono senza preavviso le strade di scorrimento. E non lo fanno neppure i carri armati, come avviene nel noto video virale russo. Ci si limita ad abbandonarli in qualche deposito polveroso, per attendere opere di manutenzione a cui forse, dato il regolare cambio dei responsabili, nessuno riuscirà mai a dare il via.