Raccontava Tullio Dandolo nel 1834, scrittore, filosofo e patriota appartenente al movimento del neoguelfismo: “Sulla riva opposta, che altrettanto è popolosa e ridente, quanto l’altra è malinconica e deserta, vidi torreggiare le imponenti ruine del castello. […] Ed or de’ possenti baroni di Ringenberg non resta nel paese che signoreggiarono, altro che poche pietre, rapidamente divorate anch’esse dal tempo.” Il contesto geografico era la zona di Hamminkeln nella Renania Settentrionale-Vestfalia, presso un edificio originariamente risalente all’epoca medievale, abbandonato a seguito di una serie di guerre nel XVI secolo che l’avevano lasciato in condizioni piuttosto derelitte, poi ristrutturato durante il barocco classicista ed infine lasciato a se stesso, causa le difficoltà economiche delle diverse famiglie nobili che si succedettero, attraverso le generazioni, nelle ampie e polverose sale. Finché in epoca moderna, dopo l’ultimo scempio dei bombardamenti del conflitto mondiale, non fu ripristinato all’antico splendore, per diventare sede di un’accademia di pittori dedicata a Derick Baegert (1440-1515) e l’anagrafe comunale. Eppure in un certo senso v’è una scintilla, l’entità della fierezza guerriera, che ancora balugina oltre le siepi ben curate e il capiente fossato. Come appare, purtroppo, evidente dall’ormai leggendaria serie di video proposta sul secondo canale YouTube di SupraNaut, misterioso artista d’avanguardia con uno studio, un’aula o qualcosa di simile, collocato/i esattamente al secondo piano del complesso in questione, da dove osservare il passaggio dei turisti e gli altri visitatori nello schlosspark, il verdeggiante giardino costruito al fine d’incrementare la grazia e i meriti scenografici di questo famoso luogo. Soltanto per ritrovarsi a documentare, puntualmente, la stessa drammatica tragedia. I mostri erano soliti dare inizio l’assalto, il più delle volte, con il suono simile a quello di una piccola tromba, musicale e nel contempo penetrante, mentre un vortice di penne nere si frappone sullo stretto sentiero. Poteva trattarsi, di volta in volta, di uno o di entrambi, benché verso la fine di quel periodo fosse decisamente raro che anche soltanto uno dei due rinunciasse, benevolmente, al compito di beccare e scacciare via il presunto assalitore di turno. Questo perché i cigni del castello di Ringenberg, con gran dispiacere tangibile di ogni parte coinvolta, avevano deposto le loro uova. Ed è a quel punto, esattamente, che iniziò la battaglia.
Ma… tutti i cigni sono bianchi, giusto? Il concetto di simili uccelli fu considerato fin dall’epoca degli antichi romani come un’impossibilità evidente. Il retore Decimo Giulio Giovenale scriveva, attorno al 100 d.C: “Rara avis in terris nigroque simillima cygno” (Un raro uccello nelle terre, esattamente come un cigno nero) elaborando quello che sarebbe diventato, in seguito, un modo di dire esportato e convertito nelle diverse lingue dell’intero territorio europeo. Fino al giorno in cui nel 1697, l’esploratore olandese Willem de Vlamingh non s’inoltrò con la sua canoa sullo Swan River, nel territorio dell’Australia Occidentale, riuscendo a scorgere quello che tanti, fra i suoi predecessori, avevano sognato: gli uccelli erano lì, raggruppati in chioccianti capannelli, talvolta di molte decine di esemplari. E difficilmente, possiamo ben crederlo, i suoi contemporanei avrebbero creduto a una simile storia, se lui non si fosse premurato di catturarne uno o due esemplari, per riportarli gloriosamente in patria, dove vennero omaggiati ai suoi finanziatori. Ben presto, la moda di procurarsi simili creature si diffuse attraverso le corti dell’epoca, vedendo la specie dell’altro capo del mondo (Cygnus atratus) diffondersi tra gli augusti giardini, come una varietà di tulipani o un’orchidea rara. Come spesso avviene in simili situazioni, quindi, una certa quantità di animali fuggirono, ritornando allo stato brado. Ed a partire da questo, sostanzialmente, che finì una leggenda, paragonabile a quella dell’unicorno medievale. Ma i due esemplari del castello di Ringenberg, per quanto li riguarda, non giunsero qui sulle proprie forze, come fin troppo evidente dallo stato delle loro ali, evidentemente accorciate (una procedura indolore consistente nel taglio periodico delle piume remiganti, tutt’altro che insolita negli uccelli tenuti a scopo ornamentale) ma secondo quanto riportato da alcune notizie ormai antiche, erano stati acquistati da un non meglio definito allevatore, con la finalità di aggiungere un’ulteriore attrattiva alle splendenti mura di questo luogo. Se non che le cose, possiamo ben dirlo, finirono per prendere una piega decisamente diversa…
La rissosa territorialità dei cigni, in ogni regione del mondo, è ben nota. Soprattutto quando c’è un nido da difendere e come in questo caso, manca qualsiasi tipo di barriera tra loro e i passanti umani. Per non parlare della temporanea incapacità di volare, in grado d’incrementare ulteriormente la diffidenza e l’indole aggressiva di questi animali. Fatto sta che in molti, attraverso i lunghi mesi documentati dai circa 30 video di SupraNaut, dovettero conoscere la portata della loro furia: c’è il signore che viene beccato sulle caviglie a tradimento, mentre passeggiava tranquillamente osservando il panorama; c’è la signora distinta, il cui bordo estremo della giacca viene scambiato per la coda di una lucertola draconiana, pronta ad aggredire il nido e fagocitare tutto quello che si trova al suo interno; e le intere famiglie altrettanto incolpevoli, costrette a proteggere i pargoli stringendosi tutto attorno, mentre gli uccelli corrono all’indirizzo del gruppo tentando di colpire dove fa più male. I cigni dimostrano inoltre la capacità di agire in maniera subdola, fingendo indifferenza quando vengono osservati direttamente, soltanto per partire nuovamente all’assalto verso la schiena delle persone. Qualcuno tenta d’ignorare le creature beffarde, sedendosi come se nulla fosse sulle due panchine disposte al centro dello schlosspark. Se non che l’intero proposito si trasforma, ben presto, in una partita contro il pericolo, mentre gli avversari pennuti tornano più e più volte a minacciare colui o colei che ha osato sfidare i confini di quella che percepiscono come “zona sicura”. Il giornale Rp-Online riporta, addirittura, come i due cigni fossero soliti avventurarsi fuori dal parco, estendendo il loro regno di violenza scriteriata al parcheggio e alle strade vicine. Tanto che i bambini di un asilo vicino, in particolare, si erano praticamente abituati a vivere nel terrore.
E dire che il cigno nero costituisce, a patto di guardarlo sufficientemente da lontano, uno degli animali più apparentemente pacifici ed armoniosi. Quasi esclusivamente erbivoro, è solito nutrirsi delle alghe che crescono sui fondali, oltre a filtrare l’acqua al livello della superficie. Il più delle volte monogamo, come tutti i cigni, esso vanta una caratteristica molto particolare: la propensione a formare coppie dello stesso sesso, che tendono a durare per tutta la vita. Caso in cui i due padri, o più raramente due madri, fanno il possibile per accaparrarsi il nido di qualcun altro, scacciando via i genitori per tirare su i figli come se fossero propri. Anche la paternità extra-coniugale non è affatto rara. Questi uccelli vantano, inoltre, l’interscambio tra i ruoli del maschio e della femmina, con entrambi disposti a passarsi periodicamente l’un l’altro l’onere fondamentale di accudire la prole. Ma nel momento in cui un predatore dovesse profilarsi all’orizzonte, far fronte comune dinnanzi al suo incedere, con tutta la massa significativa della loro presenza, generalmente misurabile tra i 3,7 ed i 9 Kg. Un peso tutt’altro che indifferente, per un uccello acquatico lacustre o fluviale. La vista di uno stormo di simili creature in volo, disposte nella caratteristica V in cielo mentre i lunghi colli oscillano in entrambi i sensi e il loro richiamo risuona a distanza considerevole, accompagnato dal sibilo naturale sulle punte delle loro ali è una vista affascinante, almeno quanto uno di loro che ti si para dinnanzi può riuscire a suscitare l’istintivo desiderio preistorico di correre, per aver salva la vita. E di certo nel caso del castello Ringenberg, non aiutava la presenza delle piccole anatre bianche e marroni, solite incitare l’assalto con il loro tifo starnazzante, senza però mettersi mai personalmente in discussione. Ma qualcuno, ovviamente, doveva pur mettersi in testa di fare qualcosa…
Sono alcuni dei video più appassionanti, e in un certo qual modo comici, del vasto catalogo di SupraNaut, quelli in cui questo o quel passante decide di non subire passivamente l’assalto dei cigni neri, ma piuttosto reagisce in qualche maniera, nella vana speranza che la lezione impartita possa restare a beneficio dei due aggressivi pennuti. Memorabile è l’anziano che intima l’alt in maniera gestuale, per poi fare agli uccelli una ramanzina col dito puntato, come si potrebbe fare a un bambino in cerca di disciplina ed ordine nel corso della sua giovane vita. Così come l’intervento di una ben più volitiva fanciulla in abiti sportivi di colore rosa, la quale senza troppe cerimonie afferra le due bestiacce per il flessuoso collo, per trascinarle tra lamentosi richiami nel lago in cui dovevano, idealmente, limitare i confini delle loro peregrinazioni. Ma ogni volta, puntualmente, il video successivo denunciava l’ennesimo assalto.
Finché il 10 maggio del 2015, nell’ultimo video di questa serie eccezionalmente popolare, non compare la notizia che tutti, più o meno, si sarebbero aspettati: con sommo rammarico dell’amministrazione del castello nonché dello YouTuber stesso, i cigni erano stati restituiti all’allevatore. La goccia in grado di far traboccare il vaso, prevedibilmente, era stato l’assalto a una persona anziana, una signora che a quanto pare aveva riportato delle lesioni cercando di sfuggire al bordo tagliente dei becchi intrisi di rabbia e diffidenza verso gli umani. Ma in tutto questo, per lo meno, permane un messaggio di speranza: dei due figli covati amorevolmente dalla barbarica coppia, non v’era più traccia. Gli uccelli infatti, cresciuti fino all’età adolescenziale senza subire l’accorciamento delle remiganti, avevano potuto conoscere qualcosa di sostanzialmente del tutto ignoto a coloro che li avevano messi al mondo: la gioia e l’ebrezza del volo. E possiamo tutt’ora immaginarli, mentre solcano l’aere di Germania come draghi dell’epoca leggendaria, in cerca di nuovi castelli ed ulteriori giardini da definire, al tonfo sordo dei loro piedi palmati, feudo intoccabile di famiglia. E guai a chi pensi di superare il confine. Fuoco e fiamme. Un vortice infernale di piume nere.