Una caratteristica estremamente rilevante nel mondo degli aerei di carta competitivi, probabilmente inaspettata da parte di molti, è la propensione dei record mondiali a durare anni, ed anni, ed anni. Piuttosto che trattarsi di un campo in cui l’ultimo arrivato, con un colpo di fortuna fulmineo, può riuscire a superare la concorrenza, qui contano principalmente l’attenzione ai dettagli, l’esperienza e la precisione acquisita attraverso un lungo percorso individuale. E in effetti quando nel 2012 l’aeroplano “Suzanne” di John Collins, attuale detentore del record assoluto di distanza, percorse i 69 metri che l’avrebbero fatto atterrare dritto nella storia di un simile… Sport? Ciò avvenne spodestando Stephen Kreiger, che deteneva il primato a partire dal 2003. Stiamo parlando di una media di 8-9 anni, praticamente un’eternità per quello che dovrebbe essere, nell’ideale comune, un semplice passatempo per bambini. Ma la pura vittoria dei numeri non fu l’unico spunto d’innovazione che venne espresso quel giorno. L’aeroplano costruito dall’allora cinquantunenne di Sausalito, in California, fu il primo vincitore di un record mondiale a non essere più concepito come una sorta di freccetta lanciata con forza alla stregua di una pallina aerodinamica, al fine di penetrare l’aria e giungere, auspicabilmente, là dove nessuno era arrivato prima. Trattandosi questa volta di un aliante dalle ampie ali, in grado di sfruttare il mutamento progressivo della velocità di volo per incrementare il tempo di sospensione in aria. Inoltre, questione destinata a far discutere molto negli anni a venire, Collins decise di non lanciare personalmente il velivolo, affidandosi piuttosto alle doti di un quaterback del football universitario, Joe Ayoob, noto per i suoi passaggi estremamente svelti ed efficaci. Una scelta che venne ufficialmente criticata dal suo rivale, ingegnere di 23 anni, il quale si era allenato per un intera estate incrementando la massa muscolare del braccio destro, con grande fatica e sacrifici continuativi nel tempo. Eppure, il comitato decise di dare ragione a sistema dello sfidante: la ragione va ricercata nel significato stesso che si dovrebbe attribuire agli aerei di carta. Non è forse vero che essi costituiscono, o dovrebbero principalmente costituire, una prova delle capacità di progettazione? Laddove l’esecuzione, per così dire, della teoria empirica, sarà necessariamente la piegatura del foglio di carta stesso. Mentre il lancio introduce in se stesso un’ulteriore barriera, quella delle prestazioni fisiche, che non ha effettive corrispondenze nel mondo reale del volo.
Ad aver aiutato nell’attribuzione del premio deve aver senz’altro contribuito il carisma innato di Collins, noto per aver lavorato, parecchi anni fa, come presentatore televisivo e per le molte conferenze e lezioni tenute nei contesti più diversi, dalle scuole elementari ad alcune delle più grandi e prestigiose università statunitense. Con uno stile pacatamente entusiastico che riemerge ancora una volta, in tutto il suo fascino, nell’intervista rilasciata verso la fine del mese scorso alla rivista Wired, nella quale ci espone, in maniera semplice e chiara, la metodologia per ricreare tre dei suoi progetti più famosi: il Boomerang, un aereo capace di ritornare da colui che l’ha lanciato, il Bat Plane, che batte le sue ali durante il volo come un pipistrello e ovviamente il Suzanne, dal come di sua moglie, l’aereo capace di raggiungere il bersaglio in fondo al corridoio di qualsiasi scuola, non importa il numero degli studenti. E c’è qualcosa di profondamente spontaneo, nel modo in cui l’autore da ad intendere attraverso il suo sito ufficiale di appartenere alla nuova cultura dei makers, “costruttori di cose”, senza per questo mettersi su un piedistallo al di sopra di passatempi moderni fin troppo spesso criticati, vedi i videogiochi, Internet e gli smartphone. Affermando piuttosto come l’attività da lui praticata e promossa da così lungo tempo dovrebbe affiancare le altre, come via d’accesso privilegiata al metodo scientifico, e tutto ciò che questo comporta nel modo di affrontare le piccole sfide quotidiane della vita. Aeroplani che richiedono dedizione, dunque, ma anche creatività e fantasia. Lui stesso afferma come i suoi allievi a distanza non dovrebbero copiare pedissequamente i contenuti dei video o degli svariati libri precedentemente pubblicati, quanto modificarne le proposte al fine di costruire un qualcosa di ancora migliore. Nella speranza programmatica, per lui fondamentale, di vedere il celebre record prima o poi superato. Poiché questo non sarebbe altro che l’apice, di una lunga e riuscita carriera in un campo tra i più eclettici e al tempo stesso, divertenti…
Cominciando la nostra analisi in ordine di importanza, quindi, possiamo elencare brevemente le caratteristiche del primo aereo, Suzanne. L’attuale detentore del record è un aeromobile dalla forma romboidale, con un baricentro spostato verso avanti grazie ad una complessa piegatura della punta. Secondo le regole ufficiali del Guinness dei Primati, che prevedono l’impiego di un singolo foglio di carta A4, l’aereo è perfezionato attraverso l’impiego di alcuni pezzetti di scotch, mentre speciali piegature verso l’alto delle punte estreme della ali agiscono come il trim degli aerei reali, garantendo un’orientamento verticale della punta idonea a prolungare il volo. Ogni cosa, in questa creazione, punta all’assoluta efficienza, derivando da un lungo percorso di prove e progressivi perfezionamenti, il che la distanza notevolmente dalle altre due offerte del video di Wired, entrambe risultanti da progetti che in qualche maniera aveva perso la strada. Il che, a dire il vero, è tutt’altro che infrequente nel campo dell’ingegneria applicata, dove le sinergie del caso hanno costituito la via d’accesso, nel corso della storia umana, a svariate importanti novità (come il forno a microonde, il Post-It o la saccarina). Così che in molti, nei vostri esperimenti aerodinamici di una noiosa giornata trascorsa in classe, avrete probabilmente sperimentato l’errore tipico dei costruttori, nel produrre un velivolo in qualche maniera impreciso o sbilanciato e per questo incapace di volare diritto. Al che, nei casi più degni di nota, sarà risultato propenso a compiere un tragitto di tipo circolare, tornando in maniera più o meno fedele a portata della vostra mano protesa in avanti. L’aereo Boomerang, sostanzialmente, è una versione portata agli estremi di tale concetto, permettendo al lanciatore di fare affidamento su una metodologia di ritorno che risulta essere sempre più o meno identica, al termine di un aggraziato capovolgimento del tutto simile ad un giro della morte (o “loop”) a causa della sua punta particolarmente pesante. Una storia simile si trova dietro al Batplane, caratterizzato dal già citato moto oscillante del suo atipico paio d’ali. Esso doveva costituire, nell’idea dell’autore, una sorta di aliante a lunga autonomia, se non che al primo lancio, non gli capitò di scoprire come la particolare conformazione aerodinamica lo portasse ad andare incontro ad una serie di stalli successivi. I quali, in maniera del tutto accidentale, producevano un battito delle ali del tutto simile a quello del tipico chirottero notturno. Un’occasione piuttosto rara di ritornare, dal mondo della pura ricerca delle prestazioni, ad un intento di riproduzione naturalistica tipico del mondo degli origami.
I primi aerei di carta di cui abbiamo notizia attraverso le cronache coéve risalgono niente meno che al 460-350 a.C, durante la tarda dinastia degli Zhou cinesi, quando l’unica fonte di ispirazione erano uccelli ed insetti, essendo il volo umano ancora decisamente lontano nel tempo. Simili oggetti erano tuttavia più simili a degli aquiloni, sfruttando l’energia del vento al fine di fare da emblemi durante le festività o le ricorrenze di corte. Potenziale origine remota dell’arte maggiormente rinomata, ma molto successiva, dell’origami giapponese. Mentre spostandoci in Occidente, il primo costruttore di aerei di carta si ritiene essere stato Leonardo da Vinci nel XV secolo, come parte dei suoi studi sulla resistenza dell’aria finalizzati a costruire, idealmente, la prima vera macchina volante. Un caso importante in epoca moderna può invece essere rintracciato nel 1867, quando J. W. Butler and E. Edwards, due inglesi, brevettarono un velivolo dalle ali a delta spinto in avanti da una piccola elica a batteria. Ma la vera nascita di una disciplina dotata delle sue regole tecnologiche, affini a quelle di uno sport, sarebbe arrivata soltanto successivamente alla nascita di Internet, con il confrontarsi anche internazionale dei diversi costruttori e la nascita del neologismo, interessante commistione d’influenze linguistiche, indicante l’intero ambito creativo: aerogami. Le molte competizioni hanno quindi contribuito a diffondere ulteriormente un approccio maggiormente scientifico alla creazione di questi strabilianti giocattoli, benché il tentativo dello stesso Collins di creare una lega statunitense nel 2015 grazie ad un finanziamento raccolto online su Kickstarter, sia purtroppo andata incontro ad un fallimento per mancanza di sufficiente interesse. Eppure, la quantità di persone interessate al suo operato resta evidente, con gli oltre 3 milioni e mezzo di visualizzazioni raccolti dal video di Wired nel giro di neanche due settimane.
Piegare aerei di carta è una di quelle attività che sembrano assolutamente facéte e prive di spunti di approfondimento, ma che in realtà riescono a restituire soddisfazioni direttamente in proporzione all’investimento di tempo ed impegno che si è disposti a concedergli. È una cognizione, questa, a cui normalmente si giunge per gradi, dopo aver tentato e fallito più volte nel costruire la perfetta, piccola macchina volante. Ben venga dunque l’occasione di trasferire la conoscenza, da parte di uno degli ingegneri cartacei più celebri in assoluto, per partire da uno scalino più elevato, nella speranza di riuscire al più presto a dare forma a quell’idea. Costruire quel geniale apparato, percorrere la strada dei campioni e battere, finalmente, un record che sembrava destinato a durare per sempre.
Che cosa potranno mai essere, dopo tutto, appena una decina di anni, di fronte all’occasione di raggiungere nuove vette e distanze nella ricerca del sogno più antico dell’uomo, volare, fluttuando liberi dalle catene dell’insistente attrazione terrestre… Di certo, sarà prima o poi possibile applicare simili nozioni alla creazione di aerei full-size. È soltanto una questione di tempo, o in altri termini, la necessità di acquisire un foglio abbastanza grande, e sottile!