Da bambini, prima che una sufficiente cultura motoristica penetrasse oltre lo spazio della nostra limitata conoscenza delle cose del mondo, molti di noi ricordano con delusione la dicitura di “automobile a tre sportelli”. Quando s’immaginavano, per divertimento, possibili vie d’ingresso nella macchina di famiglia, soltanto per rendersi conto che i punti ragionevolmente adeguati a farlo erano soltanto due. Mentre il terzo, ahimé, serviva preferibilmente per i bagagli, essendo in effetti disconnesso dalla zona in cui si trovavano i sedili. Ma almeno una volta, mentre i genitori erano momentaneamente distratti, non siamo forse riusciti a farlo? Entrare di soppiatto da dietro? Una volta raggiunta l’età della ragione, dunque, simili marachelle hanno smesso di avere una parte nell’organizzazione delle nostre giornate. Inviati in giro per la città dalle necessità del quotidiano, senza poter contare più sul pratico servizio taxi dei genitori, ci siamo ritrovati a prendere una volta o due l’autobus. Ed è proprio in quel momento, che le nostre aspettative sono andate di nuovo incontro ad un estremo senso di frustrazione. Perché non si era forse parlato, in origine, di “jeans a quattro tasche”? Laddove io, come immagino chiunque altro, dovrei ragionevolmente lasciare il territorio entro le mura domestiche armato di: 1 – chiavi 2 – portafogli 3 – cellulare. Ma il problema, a conti fatti, è il seguente: nessuno, assolutamente nessuno, si sognerebbe mai di dire che uno di questi tre importanti oggetti, durante una trasferta in un luogo affollato e stretto quale il più tipico vagone del trasporto pubblico, sia prudente metterlo nelle tasche di dietro. A meno di vivere nella città più onesta del mondo (um…Tokyo?) Ecco che allora, le quattro tasche promesse sono improvvisamente diventate due! Che fare, dunque… Mettere le chiavi col beneamato smartphone (orrore) oppure il portafogli con le chiavi (dling, dling, dling) o addirittura, il cellulare col portafogli (praticamente, un marsupio)? Ora, piuttosto che star qui ad elencarvi le possibili soluzioni, ve ne proporrò una del tutto alternativa. Avrete certamente notato, nei vostri pantaloni, la minuscola “tasca per gli spicci” talmente piccola che nella migliore delle giornate, non riuscireste ad infilarci neppure una metà del vostro pollice sinistro. E se i dicessi che oggi, grazie ai miracoli della tecnologia applicata, è dimenticato possibile usare un simile angusto pertugio per depositarvi il più familiare oggetto adibito alla comunicazione via etere satellitare…
La risposta: ZANCO. Che non è un’imprecazione in lingua kiswahili (a meno di una straordinaria coincidenza) bensì il nome della realtà aziendale creata nel 1995 dall’imprenditore britannico Shazad Talib, con il nome originario di Zini Mobiles, per creare un tipo di cellulare molto moderno, che privilegiasse il costo ridotto, la praticità e semplicità di utilizzo. Praticamente il perfetto dispositivo per l’India, il Sud dell’Asia e tutti gli altri paesi o regioni geografiche in via di sviluppo, con buona pace dei marchi a noi ben più familiari di Samsung, Sony o LG. Così nella crociata del cercare segmenti di mercato precedentemente inesplorati, la compagnia ha quindi creato il suddetto marchio alternativo, sotto la cui bandiera sono stati proposti al pubblico un tipo particolarmente interessante di telefonini: quelli accompagnati tutti egualmente dalla noméa di “cellulare più piccolo del mondo”. Con nomi come formica, ape, ragno, e misure che si aggirano in media tra i 17 e i 20 cm. Quindi compatti, addirittura minuscoli, eppure non ancora abbastanza affinché l’utilizzatore possa posizionarli nella nostra già citata mini-tasca dei jeans. Finché qualcuno, per sua e nostra fortuna, non sfidò Mr. Talib chiedendogli: “Se dovessi farlo per scommessa, quanto credi che potresti ridurre le dimensioni dei tuoi cellulari?” Ed è così che, dopo un anno di ricerca & sviluppo (che vuoi farci, gli imprenditori prendono gli scherzi con sincero puntiglio) dai laboratori della Zini è venuto fuori il prototipo del Zanco Tiny T1: 4,6 x 2,1 cm, ed un peso complessivo di 13 grammi. Qualcosa di talmente piccolo che prima di mettersi a produrlo in serie, il patròn si è sentito in dovere di fare un sondaggio su Internet relativo all’interesse che avrebbe suscitato sul grande pubblico. E quale miglior modo di farlo, che il sito di raccolta fondi Kickstarter, punto di partenza di 1.001 idee innovative e qualche manciata di validi videogames…
In più di un’occasione si è parlato, online, di quale dovrebbe essere l’effettivo ruolo delle sempre più popolari piattaforme di crowd-funding, pensate per agevolare la raccolta di finanziamenti anticipati da parte di chiunque abbia per le mani un’idea o un progetto di pubblico interesse. Occasioni nelle quali, più di una volta, ha circolato l’opinione diffusa secondo cui l’utilizzo di detto sito da parte di autori o capi d’azienda già affermati sia, sostanzialmente, un capovolgimento del suo significato originale. Ovvero una pura e semplice pubblicità. La realtà dei fatti, tuttavia, dimostra come persino chi abbia dietro il sostegno di un’intera struttura aziendale e finanziaria, nel momento in cui definisce gli obiettivi per il seguente anno fiscale, debba considerare il rapporto tra il rischio e la possibile ricompensa. Motivo per cui, semplicemente, determinati prodotti non sarebbero mai potuti arrivare sul mercato, o l’avrebbero fatto molto più tardi, se non ci fosse stata una chiara dimostrazione d’interesse da parte del pubblico con l’invio anticipato dei propri soldi. Pensate, da esempio, all’intero settore della realtà virtuale, che ha preso forma soltanto successivamente al successo stratosferico ottenuto dalla campagna della Oculus di Palmer Luckey, che ha portato alla creazione del Rift. E c’è anche da dire che Shazad Talib, con il suo mini-telefono, è stato fin da subito particolarmente sincero con il suo pubblico: ecco un prodotto a basso costo (39 sterline, anche meno per i primi a prenotarsi) dotato di funzionalità limitate (Tiny T1 è un dumb-phone, ovvero serve solo a telefonare ed inviare SMS. Funziona inoltre solamente su rete 2G*) ma che proprio per questo rappresenta una curiosità assolutamente impareggiabile, una sorta di gadget, perfetto per fare regali o scherzi agli amici (a tal proposito, il dispositivo è anche dotato di funzione per cambiare la vostra voce in 13 possibili modi, incluso lo stile del robottone Optimus Prime). Ma è anche, soprattutto, un telefono perfettamente funzionante in ogni sua parte, il cui prototipo è stato già costruito e testato approfonditamente. Il che scongiura del tutto il rischio, spesso presente, che il promotore della campagna possa trovarsi a restituire i soldi per il fallimento della non facile parte organizzativa.
Il che ci porta ad un’implicazione problematica, l’unica in realtà, dell’intera faccenda. Abbiamo parlato in apertura di un cellulare che riesce a creare spazio dove precedentemente era impensabile, permettendo l’utilizzo di tasche precedentemente inesplorate. Il che del resto, trova riscontro anche per chi simili spazi in tessuto non può possederne, in quanto si trova in una situazione di limitata libertà personale, a seguito di un danno arrecato alla società. Stiamo parlando, se non fosse ancora evidente, dei detenuti nei penitenziari di stato, più di qualche volta straordinariamente interessati a tutta l’elettronica che può essere facilmente nascosta dagli sguardi indagatori dei propri secondini.
Così che i telefonini della ZANCO, ma anche altri prodotti di compagnie ancor più specializzate, hanno iniziato ad essere identificati in gergo con l’espressione di “Beat the B.O.S.S.” laddove tale acronimo, lungi dal riferirsi al capufficio, corrisponde alla dicitura di Body Orifice Scanner, ovvero un apparecchio, simile a una sedia, idealmente capace di rilevare cellulari o schede sim che il detenuto potrebbe aver fagocitato, o inserito per altri versi all’interno del proprio corpo, magari con la collaborazione di un secondino contrabbandiere. Stiamo parlando, tanto per essere chiari, della sola vera “tasca sul retro” ovvero la tasca-zero di tutte le umane circostanze. Una risolutiva possibilità che può causare non pochi problemi ai concittadini onesti fuori le mura perimetrali. In particolare in Inghilterra, dove questa tendenza è assai diffusa, al punto che il segretario della giustizia David Lidington si è espresso vocalmente contro aziende come quella di Talib, si sono verificati casi in cui membri delle gang hanno continuato a gestire il traffico di cocaina, o persino orchestrare omicidi, tramite l’impiego di dispositivi molto simili al Tiny T1. Tanto che, per dimostrare la sua buona fede, il creatore di quest’ultimo si è detto disposto a fornire a basso costo le prigioni del suo paese natìo di apparecchiature per il disturbo delle telecomunicazioni (un appalto mica da ridere) citando inoltre la vicenda in cui una giovane, nel 2017, si è salvata da un tentativo di violenza facendo affidamento su un telefonino della Zini, che era abilmente riuscita a nascondere al suo assalitore.
Perché anche la miniaturizzazione dell’elettronica può essere un’arma, e come tutte le armi, avere impieghi buoni o cattivi. Per cui non è inerentemente sbagliato, dotarsi di un cellulare talmente piccolo ed economico da renderne il furto poco probabile, salvando magari qualcuno dal tentativo d’infrangere la legge con tutte le conseguenze del caso. C’è inoltre da dire che, tirando fuori questo improbabile apparecchio durante una festa, potreste riuscire ad attirare di più l’attenzione del vostro amico con l’ultimo iPhone. Sopratutto se fate riferimento, con la dialettica e gesti del caso, all’assai rilevante storia dei penitenziari inglesi.
Per ordini: La campagna su Kickstarter del Tiny T1, tramite cui accaparrarsi un dispositivo della prima ondata, ha attualmente altri quattro giorni a disposizione nel momento in cui scrivo. Successivamente ai quali, idealmente, il cellulare dovrebbe arrivare sul mercato attorno ai mesi di aprile-maggio. Dovrebbe allora diventare possibile ordinarlo sul sito creato appositamente dal nome assai descrittivo di World’s Smallest Phone.
*Attenzione: a causa della sua estrema piccolezza, questo telefono funziona solamente su rete 2G. Il che lo rende attualmente già inutilizzabile in Giappone ed Australia. In Italia, al momento, i gestori hanno promesso di continuare il supporto all’antiquato servizio per almeno altri due anni, a causa della sua ottima diffusione sul territorio. Nessuno, tuttavia, può davvero sapere quanto a lungo sarà possibile usare il telefonino.