Che la Cina stia aumentando, ormai ma parecchi anni, la sua spesa in campo militare è ormai un fatto noto, inserendosi su un percorso che la accomuna agli altri principali paesi in corso di trasformazione e crescita nel loro ruolo di superpotenze. La percezione di una tale esigenza, fortemente sentita dal partito al potere, è del resto la risultanza non soltanto di un chiaro bisogno di essere rispettati sulla scena internazionale, bensì dalla pura e semplice collocazione geografica in una delle aree più instabili dell’attuale scenario geopolitico globale. Con la Russia a settentrione, e l’imprevedibile Corea del Nord a meridione, per non parlare dei molti interessi territoriali nelle acque ricche di contenziosi del Mar Cinese Meridionale: gli stretti di Luzon, l’intera costa vietnamita, la Linea dei Nove Tratti, Sabah, l’area nord del Borneo… Tutte zone inserite rispettivamente nei territori di Indonesia, Malesia, Filippine… Per non parlare dell’eterno rivale Taiwan, di un paese nazionalista che rivendica dinnanzi alla Terra di Mezzo, ormai da molte decadi, il suo stesso diritto ad esistere sulle mappe. Una possibile ambientazione di futuri conflitti sostanzialmente non dissimili da quello, che fece la storia della strategia bellica oltre 30 anni fa, tra Regno Unito e Argentina per il possesso delle isole Falkland. Con la differenza che, nel 2017, schierare un gruppo d’attacco fornito di portaerei con l’obbiettivo di dirimere eventuali situazioni d’emergenza potrebbe avere conseguenze politiche ed economiche dalla portata estremamente difficile da prevedere. Ed è in funzione soprattutto di questo che la Corporazione di Stato per l’Industria dell’Aviazione (AVIC) entità pubblica creata nel 1951 nel clima immediatamente successivo alla guerra in Corea, ha ricevuto dal governo centrale l’incarico di progettare tre grandi aeroplani, tra cui un nuovo idrovolante da trasporto, attrezzabile all’evenienza come bombardiere navale. Questa tipologia di aerei in effetti, come ampiamente dimostrato all’epoca dell’ultimo conflitto mondiale ad opera dei giapponesi, può avere funzionalità tattiche e soprattutto logistiche di portata estremamente significativa. Intanto per la sua capacità di decollare ed atterrare presso qualunque tratto di mare, ma anche per la notevole autonomia, per uno sfruttamento intelligente del sistema a turboeliche, meno rumoroso e complesso da mantenere dei propulsori a jet usati normalmente dagli aerotrasporti militari con decollo ed atterraggio a terra, accoppiato a serbatoi capienti nella carlinga e nelle ali.
In quest’ottica l’AVIC AG600, nome in codice Kunlong, si pone come alternativa più moderna all’idrovolante nipponico ShinMaywa US-2, ultimo di una vecchia famiglia di velivoli dotati di scafo galleggiante, con equipaggio di 11 persone e un’apertura alare di 33 metri. Laddove l’evoluzione cinese, comprensibilmente creato in maniera specifica per sorpassarlo nelle sue potenzialità, vanta una capienza di ben 50 persone per un’estensione delle ali pari a 38 metri, mentre la sua capacità di carico, 55 tonnellate, supera di quasi un terzo quella del rivale straniero. Caratteristiche che fanno, del nuovo aeromobile, il singolo idrovolante più grande attualmente in volo, venendo superato unicamente dal jet anfibio, mai prodotto in serie, del Beriev A-40 sovietico (41 metri) e la leggendaria “Oca d’abete” (Hercules H-4, quasi 100 metri di larghezza) portata a termine in ritardo dal celebre progettista statunitense Howard Huges per consentire ai rifornimenti americani di sfuggire ai siluri degli U-boat, soltanto per essere accantonata dal governo in quanto troppo costosa e poco pratica per un paese ormai fuori da spropositati conflitti globali. Ciò detto, sia chiaro che stiamo parlando di aerei di vecchia concezione, concepiti per assolvere a ruoli precisi ed estremamente definiti. Laddove il Kunlong, il cui appellativo cinese significa “Leggendario Pesce-Drago”, fa della versatilità una delle sue doti più caratterizzanti. Come ampiamente trattato nelle numerose dirette televisive e sul Web trasmesse questo scorso 24 dicembre, al decollo del primo esemplare completo dall’aeroporto della città meridionale di Zuhai, presso i cui stabilimenti era stato assemblato e già messo alla prova, la primavera di quest’anno in chiusura 2017, in una serie di manovre ad alta velocità sull’asfalto. Già perché l’idrovolante in questione, come del resto la stragrande maggioranza dei suoi competitors moderni, è dotato di carrello retrattile da schierare nel caso in cui si renda necessaria la rassicurante vecchia manovra dell’atterraggio su terraferma. Motivo per cui si richiede, al pilota, una particolare attenzione nella scelta della configurazione idonea all’effettiva superficie a cui dovrà fare ritorno al termine della sortita. Più di un aereo simile si è cappottato in mare, per la resistenza offerta inopportunamente all’acqua dalle sue ruote distrattamente abbassate a sproposito durante le operazioni di rientro…
Versatilità che nasce, sopratutto, dal suo principale impiego civile descritto: quello di aereo per il bombardamento d’acqua da impiegare in caso di incendi. Per una modalità d’impiego che ricorderebbe da vicino, in tale ipotetico futuro, una versione sovradimensionata del celebre Canadair, la barca volante in grado di riempirsi i serbatoi semplicemente atterrando in un lago o un fiume, accorciando notevolmente i tempi di ritorno sulla scena dell’impellente disastro. Con la differenza che, vista la considerevole capacità di carico e considerato lo spazio necessario, l’aereo in questione potrebbe trasportare 12 tonnellate metriche d’acqua, innaffiando potenzialmente in un singolo passaggio l’area equivalente ad un campo da football americano. Per quanto concerne tale tipologia d’impiego umanitaria, quindi, il progettista Huang Lingcai ha continuato descrivendo orgogliosamente ai media lo scenario dei soccorsi in mare, per i quali una barca convenzionale può impiegare troppo tempo a raggiungere i marinai o passeggeri in difficoltà. Mentre il Kunlong, ammarando a poca distanza, potrebbe inviare delle scialuppe per caricare a bordo l’intero equipaggio, ripagando facilmente gli ingenti fondi stanziati per la sua produzione in termini di vite umane salvate, nel corso di una o al massimo due sortite.
Le effettive potenzialità e dotazioni tecniche dell’aereo, come spesso capita per i progetti tecnologici delle maggiori superpotenze, restano per lo più segreti, benché sembrerebbe, sulla base di alcune dichiarazioni, che l’idrovolante non sia stato dotato delle superfici di controllo addizionali del suo antesignano giapponese, i flap di controllo dello strato limite, usati per ridurre il dispendio necessario a decollare dall’acqua in presenza di onde di altezza media o superiore. Ciò detto, il velivolo dell’AVIC resta comunque in grado di operare nel 75/85% delle possibili condizioni meteorologiche del Mar Cinese Meridionale, principalmente grazie alle alte prestazioni dei suoi quattro motori sovietici Ivchenko AI-20, adattati direttamente dall’uso per un aereo di linea da 100 o più passeggeri, l’Ilyushin Il-18. Dispositivi risalenti da un punto di vista concettuale dei primi anni ’50, originariamente condizionati da un tempo d’intervento di manutenzione necessario al di sotto della media, oggi migliorati e resi tra le alternative più affidabili a disposizione, nel campo delle turboeliche con capacità d’invertire il senso della loro rotazione. Una funzionalità molto utile a ridurre lo spazio necessario per portare a termine l’atterraggio, inerentemente impossibile per gli aeromobili dotati di sistemi a jet. Il range operativo di ben 5.500 Km, nel frattempo, permetterà al Kunlong d’intervenire in tempi brevi nell’intero tratto di mare fino alla secca di James, posizionata dinnanzi al Borneo, scenario del più remoto tra i contenziosi territoriali della sua nazione di provenienza. Ed è forse proprio nell’ottica di operare in tale contesto, che l’aereo è stato concepito per poter atterrare in appena 2 metri e mezzo d’acqua, permettendo in caso di necessità persino lo sbarco diretto della fanteria in prossimità della riva, ottenendo uno schieramento pienamente operativo in un tempo breve e funzionale ad interventi tattici immediati. Di nuovo diventa impossibile allontanare dalla memoria, la fulminea risoluzione che ebbe nel 1982 il conflitto delle Falkland, prototipo di un nuovo tipo di conflitto tra nazioni moderne, configurato come scontro per decidere chi si dimostri in grado di conquistare le posizioni migliori poco prima dell’inizio dello scontro nei cieli. Quando tutto ciò che resterà da determinare, sarà chi risulti dotato dei missili e la capacità di manovra più performanti.
Chi può dire dunque, al termine di quest’analisi, quale sarà l’impiego principale dell’AVIC AG600? In un clima politico, quello dell’Estremo Oriente, in continuo mutamento, nel quale persino il Giappone completamente non-violento e buddhista da ormai svariate generazioni, ritorna ad armarsi, sull’onda di un senso d’instabilità e minaccia proveniente dalla penisola di quel regime anacronistico ma cionondimeno, eternamente longevo e funzionale (sapete di CHI sto parlando, vero?) Mentre la Cina, come del resto buona parte dei paesi al di sopra di una certa soglia d’influenza internazionale, appare sempre meno tollerante di una politica estera americana, meno conciliante, o persino ragionevole, con gli stati di fatto ereditati dal passo inesorabile della Storia. Che il grande pesce-drago dei cieli debba spegnere in futuro incendi, dunque, piuttosto che provocarli, possiamo per lo meno essere certi di una cosa: esso riuscirà ad assolvere alla mansione con considerevole e innegabile efficienza.
Proprio questo sarebbe piaciuto, per molti millenni, ai saggi taoisti della montagna, così spesso trasformati in strateghi dalle forze armate delle alterne dinastie pre-moderne. E chissà quanto sarebbe risultato utile un idrovolante, per spegnere il famoso attacco con barche infuocate di Zhuge Liang alla battaglia delle Scogliere Rosse del 208 d.C, tra oltre 800.000 uomini dell’usurpatore Cao Cao e i legittimi eredi della dinastia Han. Dove il diritto valse più del numero di effettivi. Ed ancor più di quello, la conoscenza del clima e della tecnologia coinvolti.