In Australia si accende lo stadio che sembra un flipper gigante

Fin dall’epoca del primo volo a motore, l’uomo è stato attratto dalle stelle distanti posizionate nel cielo notturno. Il loro aspetto misterioso, la forma invitante, la musica visuale della loro conturbante luminescenza. Ogni singolo passo del progresso scientifico relativo a questo ambito fu accompagnato da una simile consapevolezza, incluso l’invio in orbita della navicella spaziale Friendship 7 nel 1962, terzo volo spaziale statunitense, con a bordo il coraggioso pilota John Glen. Ma ci sono momenti in cui il tuo sguardo deve tornare sulla Terra, attimi in cui senza un punto di riferimento solido, ogni cosa appare perduta. Fu così che durante una fase cardine della sua esplorazione durata poco meno di cinque ore, l’astronauta dovette iniziare una complessa manovra di rientro, durante la quale l’orientamento della capsula sarebbe stato determinante, o potenzialmente fatale. In quel preciso momento, egli si trovò all’improvviso sopra lo spazio aereo (l’aria spaziale?) della base di Munchea, in Australia, quando scorse oltre l’orizzonte una città straordinariamente luminosa, come un’esplosione di gioia nella cupa distesa a ridosso dell’Oceano Pacifico. E allora che Gordon Cooper, l’addetto radio della missione, pronunciò una serie di parole destinate a rimanere nella storia: “Quella che stai vedendo è la città di Perth. Tutti gli abitanti hanno acceso spontaneamente le luci, nella speranza di essere visti da te.” Da quel momento, la strada era chiara. La capitale dello stato dell’Australia Occidentale, nonché quarta città più popolosa del suo continente, sarebbe diventata nota come “The City of Lights”. Con buona pace della Ville-Lumiere, Parigi.
Del resto di sfolgoranti bagliori, Perth ne possiede parecchi. La terra stessa su cui è stata fondata, un tempo appartenente alla popolazione aborigena dei Noongar e che il capitano James Stirling nel 1829, mettendo piede per la prima volta in Australia, definì: “Il luogo più magnifico che avesse mai visto.” Il suo ruolo nell’epoca coloniale, in cui seppe determinarsi un ruolo di primo piano nella nascente Federazione, attraverso le abili manovre dei suoi primi amministratori. Lo svettante distretto finanziario, con tanto di prototipico Central Park. E le due squadre locali di Football australiano, i West Coast Eagles e il Fremantle Football Club, che fino ad oggi hanno giocato i loro derby esclusivamente all’interno del Subiaco Oval, il vecchio stadio a ridosso del fiume Swan, collocato nell’omonimo quartiere della città. Una struttura… Vetusta, risalente al 1908, e proprio per questa dotata di una sua lunga e importante storia sportiva. Ma viene un momento in cui, persino simili luoghi, raggiungono un grado d’usura che non può essere più tollerato. Ed a quel punto la città può fare soltanto due cose: rimetterli in sesto a fronte di una spesa davvero significativa, oppure sostituirli con qualcosa di nuovo, più grande, sostanzialmente migliore sotto ogni punto di vista. L’amministrazione governativa dello stato dell’Australia Occidentale ha dato ordine che entro il 2018, la struttura sia infine demolita. Vi lascio immaginare, dunque, quale strada sia stata scelta per assolvere alla questione!
La questione del nuovo stadio di Perth ha costituito negli ultimi anni un importante tema urbanistico e politico di questa città. Al punto di diventare, durante la recentemente conclusa amministrazione del premier Colin Barnett, un fondamentale punto d’orgoglio davanti al popolo degli elettori. Scartata l’ipotesi di costruire l’arena in prossimità di quella precedente, sempre a Subiaco, si è quindi deciso per un’area del vicino quartiere di Burswood, come parte di un progetto inclusivo di un nuovo ponte e una stazione del treno, ma nessun parcheggio: questo perché, nell’ottica della moderna attenzione per l’ambiente, si presume che il pubblico giunga alla partita utilizzando in prevalenza il trasporto pubblico. Una visione che chiamerei ottimistica dell’intera questione. Ma l’aspetto più affascinante dello stadio è senz’ombra di dubbio il suo fantastico sistema d’illuminazione, creato in collaborazione con Philips sul modello del grande successo avuto a partire dal 2011 dal loro sistema ArenaExperience, presso il nuovo stadio della Juventus a Torino. Il tutto, su una scala completamente nuova: lo stadio di Perth potrà infatti vantare il più esteso sistema d’illuminazione al LED della storia.

Il sistema ArenaExperience viene testato da alcuni addetti ai lavori, durante l’ultimo periodo di costruzione dello stadio di Perth. L’effetto è quello di una battaglia galattica per la Terra, destinata a cambiare il corso stesso della storia.

Si tratta della ciliegina sulla torta di un progetto per cui è stato stanziato un miliardo e mezzo di dollari, e si vede. All’interno della grande arena, in grado di ospitare oltre 60.000 persone e un numero anche maggiore nel caso di sport dotati campo rettangolare, concerti o altri eventi, sono state disposte 15.000 lampade al LED di varia potenza, controllabili con un sistema olistico che può coordinarle alla perfezione, da una sala di supervisione centrale. La stessa copertura in tela degli spalti, oltre a poter essere usata come schermo per la proiezione di show luminosi, contiene un alto numero di luci architettoniche Philips “Color Kinetics” con la finalità di creare un’esperienza più totalizzante, in grado di avvolgere completamente gli spettatori. L’intera finalità di un simile sistema, dunque, non sarà soltanto creare l’atmosfera prima e durante la partita, assicurando le condizioni di luce ideali per ogni momento dell’evento, ma anche permettere degli effetti contestuali, come la presentazione di ciascuna squadra con dei colori che corrispondano alla sua bandiera. L’intero spettacolo di luci è stato concepito per una visione ideale dal palco degli inside 50, sito al livello 3 Nord, una zona ad alto prestigio (e costo d’accesso) pensata per gli spettatori dal vivo più facoltosi e celebri di ciascuna partita. È probabile, tuttavia, che il pieno potenziale del meccanismo verrà impiegato soprattutto durante i concerti, tra cui il primo del sempre più popolare cantante Pop Ed Sheeran, previsto già a marzo del 2018. A completare l’offerta audiovisiva, due giganteschi schermi da 340 metri quadri e 1.000 tv piazzate strategicamente, dando un significato estremamente materialistico al motto del progetto, che recita “I fan prima di tutto.” Poiché giammai si potrà perdere un momento dell’azione, neppure alzandosi per andare urgentemente alla toilet.
Uno degli aspetti relativi all’uso sportivo dello stadio, visto il suo contesto d’utilizzo anglossassone, è la flessibilità. In una città australiana dove, a differenza dei maggiori centri Europei, è concepito più di uno sport alla volta, una struttura finanziariamente proficua avrebbe dovuto sempre prestarsi a diverse tipologie di scontri a squadre. L’arena, costruita con un’intrigante facciata bronzea che si uniforma alle caratteristiche del territorio, integra dunque la predisposizione a una rapida riconversione da campo da football a cricket, e se necessario, anche a quello che qui chiamano (ahimé) soccer. E chissà che nei prossimi anni, magari in occasione di un’importante scambio interculturale, quest’erba non venga calpestata da una squadra della nostra celebre Serie A.

In questo video dello scorso inverno in cui compariva anche l’ex-premier Colin Barnett, viene mostrato lo stadio ad uno stato di costruzione di circa il 70%. Tra le scene più interessanti, quella in cui viene mostrata da vicino una delle lampade al LED della Philips.

Uno scontro tra titani che talvolta finiscono per rappresentare intere civiltà: la guerra, un’epica battaglia, una corsa sfrenata verso il futuro e gli albi d’oro di ciascuno sport. Il momento lungamente atteso della partita, soprattutto per chi davvero comprende cosa significhi praticare professionalmente alcune delle arti più nobili di questo mondo, è una questione seria ed impervia a qualsiasi grado di sdrammatizzazione. Resta tuttavia proficuo, sia dal punto di vista commerciale che culturale, offrire un appiglio al grande pubblico, qualcosa che aumenti ulteriormente l’appeal. Ed è fondamentale, da questo punto di vista, gestire la partita come fosse una sorta di show.
L’applicazione della filosofia d’illuminazione Philips a uno stadio come quello che appare in questi video, dopo tutto, non è forse una versione su più larga scala del loro stesso sistema d’illuminazione per le tv Ambilight? Un bagliore colorato che contorna lo spettacolo, accrescendolo senza condizionarne il nesso fondamentale. Aspettiamoci, nei prossimi anni, un maggior numero di stadi simili a quello di Perth. Probabilmente, l’interesse delle nuove generazioni verso “La partita del secolo!” ne trarrà giovamento.

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