“Se mi ricade addosso, sono morto.” L’essere fuoriuscito dal fiume Fraser restava sospeso tra l’acqua e il cielo canadese, in una posizione quasi perfettamente perpendicolare al suolo. Almeno un occupante della barca non poté fare a meno di andare con gli occhi al tatuaggio sulla spalla della guida locale situata a prua, raffigurante la carpa giapponese ritratta dall’artista nello stesso momento d’estasi del gigantesco storione bianco (Acipenser transmontanus). Il grande nel piccolo, l’immagine che imita la realtà. D’un tratto di udì un grido dalla riva, dove alcune persone stavano effettuando un pasto a base di panini e snacks: “È pignose, Pignose naso-di-maiale!” Il pescatore notò allora, giusto in quel fatidico istante, l’inusuale aspetto della creatura: le sue dimensioni certamente superiori alla media, unite all’aspetto non conforme della testa, che sembrava godere di una forma bulbosa e gonfia esattamente nella parte in cui si sarebbe trovato il muso di un mammifero, costituito dall’evoluzione appositamente per grufolare. Il che non era, in effetti, troppo lontano dalla realtà: poiché questa intera famiglia di pesci all’origine del caviale, costituita da 27 specie riconosciute, conduce una vita che potrebbe essere descritta come a metà tra il salmone e il pesce gatto, setacciando i fondali alla ricerca di molluschi, crostacei e altri piccoli nuotatori. Una mansione condotta attraverso i suoi sensibili baffi e la particolare categoria d’organi noti come ampolle di Lorenzini, che gli permettono di percepire il campo elettrico delle altre forme di vita., da risucchiare quindi senza pietà. Quindi il pilota della barca, un giovane facente parte anche lui della ditta di tour di pesca attiva nell’intera Columbia inglese, si girò verso il cliente articolando a gran velocità qualcosa sulla falsariga di: “Tre, saranno almeno trecento chili” Mentre la guida tentava di comunicare “Cento anni, un pesce che ha fatto due guerre mondiali!” In un attimo di panico, quindi, il pescatore proveniente dalla città di Calgary si ricordò che stava tenendo tenendo in mano una canna, la cui lenza andava a perdersi nella bocca del bitorzoluto titano. Con un sospiro interiore e un certo grado di rassegnazione, iniziò quindi a riavvolgere. Fu allora che il pesce ricadde in acqua proprio accanto a lui, producendo un boato terrificante.
Lo storione è il pesce perfetto per l’attività ricreativa, poiché pur essendo gigantesco e notoriamente assai combattivo, resta pur sempre un esponente della pratica genìa fluviale. Affrontabile senza il noleggio di barche d’altura, né dovendo affrontare lo spauracchio di squali barracuda o mal di mare. Tutto quello che occorre fare è venire fin qui, pagare l’obolo d’iscrizione giornaliera (che in alcuni casi può arrivare a più di 1.000 dollari) e prepararsi all’esperienza avventurosa di un’intera vita, culminante naturalmente con il rilascio dell’incolpevole e prezioso gigante. In un simile scenario, è inevitabile che alcuni abitanti delle profondità finiscano per essere catturati più volte nel corso della loro lunga vita, finendo per diventare delle vere e proprie celebrità locali, specialmente quando riconoscibili per una o più caratteristiche morfologiche non conformi. E nessuno sa, esattamente, quando sia iniziata la leggenda di Pignose: un vecchissimo esemplare maschio forse non tra i più grandi, ma comunque tutt’altro che trascurabile nelle sue dimensioni, che potrebbe aver riportato un infortunio all’epoca della sua gioventù, potenzialmente dovuto all’elica di un fuoribordo. È in effetti un tratto particolarmente noto di questi pesci la resilienza, che gli permette di sopravvivere ed adattarsi a ferite di varia entità; un altro storione famoso del fiume Fraser è Stubby, così chiamato per l’assenza di un pezzo di coda. Ma è soltanto il suo cugino nasone, rimasto impervio alla cattura umana per un periodo piuttosto lungo, ad aver acquisito uno status comparabile a quello del mostro del Lago di Lochness, con la differenza che questo, alla fine, l’hanno trovato. Per ben due volte: la prima la scorsa estate del 2016 durante il mese d’agosto, ad opera del diciannovenne in visita Nick McCabe. E la seconda pochi giorni fa nei primi giorni di ottobre, di nuovo dalla stessa persona tra l’esultanza collettiva dei testimoni presenti, chiudendo un cerchio glorioso durato un anno. Che cosa leghi il fato dell’antico abitante al giovane pescatore in visita, un po’ come Moby Dick alla sua balena altrettanto bianca, nessuno lo sa. Ciò detto, si tratta di una relazione certamente assai meno tragica, visto come lo storione, nonostante l’aspetto impressionante, costituisca un animale del tutto innocuo per l’uomo, sia in Nord America che presso la foce del fiume Volga, dove vivono alcuni degli esemplari più grandi appartenenti alla varietà beluga (Huso huso) principalmente in funzione della relativa piccolezza della sua bocca priva di denti. Ad ogni modo per essere sicuri, terrei piccoli cani e gatti lontano dalle rive del fiume. Non si sa mai. Tutti gli appartenenti alla famiglia Acipenseridae vivono infatti particolarmente a lungo, diventando svariate volte più grossi di un luccio nostrano. Così nessuno conosce davvero quale sia il limite ultimo del suo terribile risucchio.
Già, ma quanto può diventare grande uno storione? Il più imponente esemplare mai registrato fu preso nel fiume Volga nel 1827. Era una femmina, dal peso di una tonnellata e mezzo e la lunghezza di 7,2 metri, ed anche se oggi si ritiene che le misure possano essere state esagerate (in particolare misurando dalla punta invece che la biforcazione della coda, come prevede lo standard odierno). Non è però affatto insolito trovarsi uno di questi pesci che raggiunge il 70 o l’80% di un simile estremo. Questi veri e propri giganti appartengono al gruppo dei pesci anadromi ovvero che si trasferiscono da adulti in mare e compiono, come i salmoni, il viaggio in senso contrario alla corrente prima di andare a deporre le proprie uova al raggiungimento della maturità, verso un punto specifico del fondale. Benché la distanza coperta durante la migrazione sia generalmente minore, e meno soggetta all’assalto dei predatori, e il pesce non muoia, generalmente, una volta compiuta l’impresa. In effetti è difficile immaginare anche l’orso più gigantesco che tira fuori dal fiume un pesce di 4/500 chili. Nei casi più massivi in effetti, lo storione stesso può diventare uno dei divoratori del suo cugino più sfortunato, contribuendo all’ecatombe che lo attende poco prima del termine del suo ciclo vitale. Quello che i due pesci condividono, invece, è l’assoluta tendenza alla proliferazione: si parla di 100.000-3 milioni di uova ogni femmina, che dovranno quindi venire fertilizzate dal maschio prima di iniziare a svilupparsi. Non tutte avranno questa fortuna; e una forte mortalità sarà inevitabile al momento della schiusa, quando i piccoli simili a girini verranno divorati, a loro volta, dai salmoni. È una dura legge di pesce-mangia-pesce, quaggiù. Non che ci sia nulla d’insolito in tutto questo. Con la progressiva crescita attraverso lo scorrere degli anni, quindi le femmine diventeranno più grosse, producendo un numero ancora maggiore di uova. Alcuni degli esemplari più massivi, scambiati talvolta per dei coccodrilli a causa delle escrescenze protettive sul dorso (gli scuti) diventano così delle vere e proprie nursery ambulanti, in grado di ripopolare un intero ambiente a seguito di un anno particolarmente fortunato. Nonostante questo a causa delle loro dimensioni, il valore gastronomico delle carni e delle uova, la lunghezza e complessità del ciclo migratorio, di tutte le specie di storione ne esistono soltanto tre che non siano in qualche modo minacciate, se non addirittura a rischio di estinzione: il già citato storione bianco, il verde dell’Oceano Pacifico (Acipenser medirostris) e quello del Golfo Atlantico (Acipenser oxyrinchus). Tra i quali, l’unico ed essere fatto oggetto della costante e inarrestabile pesca con successivo rilascio è quello fin qui descritto, con oltre 17.000 licenze individuali rilasciate ogni anno.
L’attività è soggetta a qualche critica, a dir poco. La ragione più che mai controversa non è difficile da immaginare: quale potrebbe mai essere lo scopo, dal punto di vista di un non-pescatore, di catturare uno di questi antichi animali, combattendoci attraverso lunghi minuti ed ore, per poi provvedere a rilasciarlo nel giro di qualche minuto? Un’attività che naturalmente stressa ed affatica il pesce, in casi estremamente rari con conseguenze fatali. Mentre più documentata è la casistica della femmina che percependo la presenza di un grave pericolo, riassorbe le uova e fa a meno di riprodursi, diminuendo irrimediabilmente la popolazione. Ovviamente, la legge ancora permette l’attività soprattutto in forza dei circa 43.000 storioni attualmente superiori ai 60 cm di lunghezza presenti nel fiume Fraser: una quantità che lascia ben pochi dubbi sul benessere complessivo dell’animale. Benché l’esperienza certamente tutt’altro che rara dell’insolito Pignose, catturato e rilasciato due volte nel giro di altrettanti anni, la dica lunga sullo stato di occasionale ma fastidio a cui possono venire sottoposti determinati esemplari. Un’esperienza la cui valenza traumatica, a conti fatti, potrebbe presto venire rivalutata.
C’è almeno un altro caso di storione diventato una sorta di criptide (animale semi-fantastico) come Pignose, questa volta legato alle vicende più cupe di un villaggio in Alaska, sito sulle rive dello splendente lago di Iliamna, sito nell’entroterra a settentrione dell’isola di Kodiak. Avvistato per la prima volta nel 1963 da un ranger locale e descritto come una forma serpentina lunga “almeno 6 metri e mezzo” talvolta scambiato per un dinosauro, che si diceva facesse rovesciare le barche affogandone gli occupanti, a causa delle condizioni gelide delle acque del suo habitat naturale. Tralasciata la bizzarra ipotesi secondo cui potesse trattarsi di “Un elefante che cammina sul fondale, agitando la sua proboscide” (così titolava qualcuno su Internet) proprio quest’ultima casistica è assolutamente conforme con l’appartenenza ad un esponente del gruppo ittico degli Acipenseridae, noti per la loro abitudine di balzare fuori dall’acqua senza un apparente motivo. Tra le ipotesi paventate quella che si tratti di un modo per catturare prede volanti, piuttosto che il metodo per liberarsi più rapidamente delle uova residue. Altri affermano che la finalità potrebbe essere il rimbombante rumore, usato come metodo di aggregazione tra i simili anche a distanze di oltre un miglio sott’acqua. Fatto sta che al momento di ricadere, il pesce rappresenta questi cinque quintali (almeno) che possono ricadere su una barca comunque tutt’altro che grande (siamo, dopo tutto, in acque dolci e non marine) infliggendogli danni tutt’altro che trascurabili. Un caso di fatalità documentata relativa al salto dello storione è registrato nel 2015 sul fiume Suwannee, costato purtroppo la vita ad una bambina di cinque anni.
Esattamente come nel caso di un toro, siamo qui di fronte ad animali per lo più innocui. Ma le contingenze possono variare. Eccolo, dunque: uno dei più impressionanti giganti della Natura. La cosa più grande che abbia mai nuotato in un fiume? Forse. Che soprattutto per questo, merita rispetto. Indipendentemente dalla forma del suo buffissimo naso.