Non è il numero di gatti, ma come li usi. Tra la serie di concetti che fanno riferimento all’ultimo numerale composto da una sola cifra, poco prima del 10 che cambia ogni cosa, figura l’immagine di 9 code, a strisce, bianche, nere, focate… Per chi custodisce nel suo cuore un’indole innata tendente all’aggressività, stiamo parlando di un’arma, simile ad una frusta, con estensioni multiple mirate a ferire piuttosto che uccidere, causando dolore e sofferenza ai malvagi. Ma se si prendono i relativi cordoni, trasformandoli in altrettante estrusioni pelose, tutto ciò che resta è l’assembramento miagolante, placido e tranquillo, di un mucchio di amichevoli creature. Il cui unico scopo nella vita, secondo quanto determinato dal volere del loro padrone, è portare il proprio carico di gioia in mezzo alle genti del mondo. E permettere che tutti, ma proprio tutti, possano trarne uno spunto d’introspezione. Lui è il Kyūshū neko ojisan (九州猫おじさん) ovvero, nonnetto dei gatti del Kyushu, la più grande delle quattro isole maggiori che compongono il Giappone. Una figura originaria delle celebre galleria commerciale di Kagoshima, che tuttavia negli ultimi anni si è trasferito nella capitale del paese, per meglio promuovere e far conoscere il suo particolare stile di vita. E la missione che ha scelto di intraprendere, dall’epoca del suo pensionamento anticipato. La leggenda vuole che Masahiko Suga, ex-impiegato di 53 anni di una fabbrica di componenti elettronici, fosse stato separato dalla sua famiglia a causa di un trasferimento dovuto alla sua professione, quando scelse, per non trovarsi in solitudine, di circondarsi di amichetti felini appartenenti alle razze Chinchilla ed Himalayana. I quali, progressivamente, avrebbero poi trasformato la sua scala fondamentale dei valori. Fino al punto che oggi, interpretando una corrente di pensiero probabilmente del tutto nuova nel suo paese, non è giunto alla conclusione che l’apprezzamento collettivo per i gatti sia decisamente inferiore a quello di cui possono godere i cani. Generando un’intollerabile mancanza d’equilibrio, una sorta di “gattismo” ai danni della seconda specie più amata dall’uomo.
La sua soluzione al problema, dunque, risulta essere piuttosto originale: prendere tutta la sua adorabile famigliola e stiparla all’interno di un passeggino. Per trasformarsi in un’altro dei volti ricorrenti del quartiere Harajuku, dove hanno trovato i natali molte delle più insolite culture giovanili o correnti di moda che oggi influenzano il mondo. Secondo il resoconto di numerosi turisti, ma anche i video facilmente reperibili su YouTube (quelli realizzati dai suoi compatrioti, come al solito, devono trovarsi sul servizio nazionale NicoNico Douga) la forza del neko ojisan e il suo miagolante caravanserraglio è proprio questa estrema rilassatezza, che permette a chiunque di avvicinarsi e fare domande, toccare i gatti, accarezzarli. In Giappone, terra dove un’etica del lavoro particolarmente impegnativa non permette a molte persone di accudire un’animale domestico, la gente è disposta a pagare per passare del tempo in un cat café, un luogo in cui l’unica offerta particolare, oltre al cibo, è la presenza di una certa quantità di felini. L’incontro con quest’individuo che permette a tutti di interfacciarsi coi suoi beniamini, se pure per un fugace momento, sembra riscuotere un successo anche maggiore dei rockabilly che imitano Elvis nel parco di Shinjuku, le cupe Gothic Lolita o persino Mr Kobayashi, quel signore in età avanzata che si veste con l’uniforme scolastica alla marinara. Chi dovesse pensare, tuttavia, che si tratti di un’individuo che devia dalla morale comune e per questo attira l’attenzione, potrebbe aver commesso un errore d’interpretazione di fondo. Questo gattofilo è in realtà il prodotto di una cultura di massa che tende a considerare gli animali domestici come espressione fondamentale del bello, e talvolta, veri e propri sostituti per qualcosa di perduto, mai ritrovato e forse in effetti, neppure mai desiderato: la venuta di un figlio. Lo stesso veicolo a quattro ruote impiegato da costui, in effetti, proviene da un’intera classe di prodotti tutt’altro che povera di varianti ed astruse funzionalità…
La carrozzina per cani e gatti: uno strumento che tra le diverse possibilità della vita, ci è sempre apparso distante dal nostro modo di vivere quotidiano. Perché se porti un cane fuori di casa, ma non lo fai camminare, quale sarebbe esattamente lo scopo? E se porti fuori un gatto, sei completamente pazzo, per caso? Eppure, nella terra di Pikachu, anche le creature quadrupedi sembrano infuse di una calma ulteriore che sfiora lo Zen, risultando all’apparenza più che mai disposte a rilassarsi durante il trasporto, senza arrecare potenziali fastidi alla massa spropositata di persone incontrate lungo il percorso del loro exploit. Forse è proprio l’elevata densità di persone all’interno degli ambienti urbani, ma anche l’alta diffusione del trasporto pubblico, oltre al fondamentale bisogno che gli animali non facciano i loro bisogni fuori dalle specifiche aree designate, ad aver promosso l’alta diffusione di tali apparati. Fatto sta che il veicolo in questione può presentare numerosi adattamenti dall’alto grado di ingegno, quali una chiusura a rete per evitare che l’occupante tenti di scendere, piuttosto che veri e propri attacchi per guinzaglio. Pratiche tasche per gli accessori e talvolta scompartimenti separati, per trasportare una pluralità di animali che possono diventare scontrosi se confinati assieme. Con il progressivo avanzamento nella pratica quotidiana del proprio hobby, quindi, si suppone che l’appassionato di cani o gatti rimuova progressivamente le sue barriere. Fino al raggiungimento di uno stato di grazia affine a quello di Masahiko Suga, i cui amici pelosi vengono mantenuti in uno stato di assoluta libertà, tale da poter fuggire in qualsiasi momento se infastiditi dalle attenzioni ed effusioni altrui. Se non lo fanno, dunque, è soltanto perché non vogliono. Sono essenzialmente diventati amichevoli con gli umani. Pensate bene alle implicazioni di un tale dato, se messo a confronto con l’indole tipica di un felino…
Il Giappone, come è noto, è un paese che sta per vivere un brusco calo demografico. La sua intera cultura e produzione di norme sociali, in effetti, ha creato una serie di nuove generazioni che non hanno alcun interesse nella ricerca di un partner e mettere al mondo uno o più figli, considerati estremamente lesivi per i propri propositi di carriera, specialmente nel caso delle donne. È stato calcolato come nell’anno 2003, a seguito di un boom di acquisti di animali, la quantità di cani e gatti tenuti nelle case giapponesi abbia effettivamente superato quella dei ragazzi al di sotto dei 16 anni. Nel momento in cui il prodotto interno lordo non sarà più in grado di sostenere l’eccessiva quantità di pensioni… Sarà soltanto allora che nel cielo comparirà il nero volto della terribile verità, con tanto d’orecchie triangolari ed un gran paio di zampe ad incorniciare la scena.
Secondo le credenze folkloristiche del mondo degli yōkai, la variegata ed immaginifica popolazione parallela dell’arcipelago, fatta di demoni, folletti e spiriti della natura, un gatto è un’esistenza potenzialmente pericolosa. Poiché si pensava che una volta raggiunti i 10 anni di età, esso guadagnasse l’abilità di trasformarsi in essere umano, come una volpe o un tanuki (狸- cane-procione) e che in particolari casi, successivamente alla morte del proprio padrone, potesse diventare immortale. Per cui dopo un secolo d’esistenza come nekomata ( 猫又, il gatto a due code) potesse acquisire ulteriori poteri magici, trasformandosi in bakeneko (化け猫 – il gatto mostruoso) un’apparizione vendicativa più che mai incline a vendicare un ipotetico torto subìto nel corso della sua precedente vita. Simili esseri, un tempo benevoli, sono in effetti tra i più spaventosi, perché trasformati per l’effetto della fondamentale legge del karma. Una delle attività più tradizionalmente associate alla figura del bakeneko è il furto di cadaveri, ma anche la possessione dei parenti del defunto, causandone la morte progressiva per inedia. Voi riuscite soltanto ad immaginare, dunque, l’energia potenziale concentrata in una carrozzina occupata da nove gatti? Siamo ben oltre il danno che sia possibile infliggere con una semplice frusta. Se soltanto il loro padrone continuerà a nutrirli e accudirli adeguatamente, fino al raggiungimento di un’età sufficientemente avanzata, allora…Ne vedremo delle belle. O forse no. Perché abitiamo dall’altra parte del mondo. E un singolo cane, magari, ci salverà.