I più terribili disastri possono accadere sull’onda delle migliori intenzioni e per quanto la natura, molto spesso, mostri caratteristiche di spietatezza che la rendono al di fuori della nostra convenzione, è talvolta la stessa morale umana, flessibile sulla base del bisogno, a porre le basi di un ulteriore stadio di tragedia. Distruzione ed apocalittica Rovina. Siete mai stati a Cleveland, con la sua torre simile a un coltello? The Mistake by the Lake, come la chiamano gli stessi residenti (l’Errore sul Lago) ovvero quello di Eyre, volendo essere specifici, il più meridionale ed il meno profondo dei cinque grandi del Nordamerica, attorno ai quali si trova una delle maggiori concentrazioni di popolazione dell’intera area geografica, sia dalla parte statunitense che canadese. Chicago, Detroit, Pittsburgh, Minneapolis, Toronto, Quebec City… Tutte metropoli rinomate nel mondo. Le ragioni per l’impiego di un termine peggiorativo soltanto in quel caso, per chi vuole ricercarle, possono trovarsi nella relativa piccolezza del centro abitato in questione, che non raggiunge neanche le 400.000 anime tra un simile mucchio di giganti, ma soprattutto nel suo essere uno di quei luoghi in cui, almeno secondo lo stereotipo comune, “non succede mai nulla.” Non fu sempre così. Giacché l’imprevisto, come si dice, proviene proprio dall’eccessiva monotonia. Che porta a distrarsi e prendere dannate decisioni. Come quella per cui, nel 1980, il rinomato uomo d’affari locale e proprietario della squadra di basket dell’NBA dei Cavalier, Ted Stepien, ebbe la geniale trovata di salire fin sopra quell’acuminato pugnale di 235 metri, l’edificio più alto dell’intera città, ed iniziare a gettare di sotto una lunga serie degli eponimi attrezzi per giocare a softball. La ragione: commemorare i cinquant’anni dall’inaugurazione della Terminal Tower, e nel contempo promuovere la sua nuova venture sportiva, la fondazione dei giovani ed entusiastici Competitors, dediti alla nobile arte della mazza e delle palline. Ora come forse saprete, nonostante il nome, la tipica sfera usata per questo sport molto simile al baseball non è propriamente morbidissima, risulta più grande dell’alternativa e pesa in media tra i 180 ed i 200 grammi. Il concetto era che il ricevitore del team prendesse al volo la sfera (dopo tutto, i 230 Km/h calcolati al momento dell’impatto non sarebbero stati tanto maggiori di quelli sviluppati da un lanciatore professionista) mentre una fetta significativa degli abitanti in zona e i passanti facevano il tifo, accompagnati dalle telecamere della Tv. Non tutto andò come sperato: la prima palla lanciata dal buon vecchio Ted, certamente animato dalle migliori intenzioni, cadde come una meteora sopra un’auto parcheggiata, frantumandone immediatamente il parabrezza. La seconda colpì alla spalla un cittadino, che per miracolo non riportò alcun tipo d’infortunio grave. Mentre così fortunata non fu la successiva vittima dell’episodio, una donna il cui polso risultò purtroppo fratturato dall’impatto del letterale macigno venuto dal cielo. A questo punto dovete pensare che all’epoca non c’erano i cellulari, e molto probabilmente nessuno si era preoccupato di dotare l’imprenditore di walkie talkie o attrezzi sulla stessa linea funzionale. Così, la grandine letale continuò, con palle che rimbalzavano fino all’altezza di 12 metri, e persone che correvano via da ogni parte, sperando di aver salva la vita.
Ora se pensate che l’amministrazione cittadina, dopo l’atroce esito di un simile stunt pubblicitario, avesse appreso l’infelice lezione, lasciate che vi dica che non fu così. A costituirne la testimonianza, il disastro verificatosi soltanto 6 anni dopo, destinato a rimanere negli annali come uno degli episodi più bizzarri, e sfortunati, dell’intera storia cittadina. Si sarebbe chiamato il Balloonfest. Nacque dall’idea della filiale locale della United Way of America, celebre organizzazione caritatevole, per una raccolta fondi basata su una finalità d’innegabile impatto: stabilire il nuovo record per il maggior numero di palloncini liberati allo stesso tempo. Proposito tutt’altro che semplice, quando si considera il traguardo raggiunto solamente l’anno prima ad Anaheim, per il 30° anniversario di Disneyland ed il 114° compleanno postumo del grande e compianto Walt: 1 milione di ellissoidi in lattice ricolmi d’elio, rossi, blu, gialli, azzurri… Che meraviglia, miei cari americani! Fu dunque chiamato, senza particolari esitazioni, l’organizzatore di quello stesso evento, Treb Heining della Balloonart, che si era occupato nel 1984, assieme al project manager Tom Holowach, della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Los Angeles, durante la quale centinaia di palloncini vennero liberati a formare i cinque cerchi e l’amichevole scritta “Welcome” per gli atleti di tutto il mondo. Ma le proporzioni, e la portata dell’evento che doveva ancora giungere, sarebbero state del tutto nuove…
Per poter realizzare l’evento, Heining & Holowach crearono una versione ulteriormente migliorata del processo concepito ad Anaheim, edificando nella pubblica piazza antistante alla Terminal Tower una struttura temporanea grande come un isolato, larga 76 metri x 46 ed alta l’equivalente di tre piani. Per ottenere l’approvazione dell’ufficio del sindaco, dovettero curarne le specifiche tecniche affinché potesse resistere a venti di fino a 100 Km/h, eventualità effettivamente tutt’altro che rara a queste latitudini e dinnanzi ad un lago come quello di Eyre. Come “tetto” del gigante venne quindi disposta una delle reti di nylon in un pezzo singolo più grandi nella storia dell’umanità, fatta realizzare da niente meno che la compagnia californiana che aveva realizzato quelle in uso nella stiva dello Space Shuttle, onde assicurare la massima solidità strutturale. I fondi per l’evento, dopo tutto, erano stati raccolti tra la popolazione locale che era stata invitata a sponsorizzarlo con una spesa di un dollaro ogni due palloncini, da moltiplicare per la somma totale di 1,4 milioni di sfere, contro i 2 previsti da principio, complice una vacanza scolastica che inficiò il tempo a disposizione per la raccolta fondi. Fu tuttavia chiaro che l’azienda, e tutta Cleveland facevano sul serio, e la sera prima del giorno più lungo vennero trasportati verso il centro cittadino interi pullman di studenti ed altri volontari, che si sarebbero occupati di giungere laggiù, oltre i limiti del senso comune.Sotto la grande rete, ciò che era stato costruito era essenzialmente un’efficiente catena di montaggio, con camioncini pieni del gas elio collegati l’uno all’altro grazie a dei tubi flessibili, che a loro volta raggiungevano una grande quantità di banchi di lavoro. Le persone erano state dotate di sedie pieghevoli, e degli altoparlanti mandarono per tutto il tempo musica rock ad alto volume, per evitare che il sonno facesse calare la soglia dell’attenzione. Gli addetti gonfiavano e annodavano, gonfiavano e annodavano senza sosta, finché a molti iniziarono a sanguinare le dita, ed il mondo iniziò ad assomigliare ad un’immagine sfocata di se stesso. Sembrava che una fetta significativa della popolazione fosse stata affetta da una misteriosa forma di frenesia del tutto nuova, che avrebbe finalmente ridato all’Errore sul Lago un degno posto sulle mappe americane. Data l’assenza di Internet e degli smartphone, tuttavia, oltre che di un consulente meteorologico preposto, tutti si concentrarono sulla riuscita dell’operazione ad ogni costo. Senza preoccuparsi, a conti fatti, del più grande problema collaterale alla sua effettiva riuscita.
La mattina del sabato 27 settembre 1986, quindi, giunse finalmente la notizia: su Cleveland stava per scatenarsi un temporale piuttosto ingente, che avrebbe reso totalmente superflua l’intera e costosissima preparazione. Senza particolari esitazioni, dunque, verso l’una venne dato l’ordine: liberate IMMEDIATAMENTE i palloncini. Ad alcune mini-mongolfiere vennero dunque tolte le ancore, affinché sollevassero gli angoli della rete spaziale. Mentre sulla città iniziavano a cadere le prime gocce di pioggia, l’ammasso informe crebbe e crebbe, creando la più fedele ricostruzione in scala maggiorata dello spietato mostro del telefilm Lost.
È stato dimostrato come una grande quantità di singoli elementi, se liberati dal condizionamento della gravità, iniziano a muoversi come un fluido semi-solido, rispondendo a norme comportamentali solamente parzialmente Newtoniane. Il titanico corpo globulare, dunque, non ci mise molto a disgregarsi, sotto l’effetto delle raffiche di vento sempre più forti ed un fronte di aria fredda, ed a puntare dritto verso il basso, ricadendo sulla città e i dintorni come una sorta di terribile bombardamento. Le conseguenze furono nefaste: le auto degli abitanti inconsapevoli, colpite da tanti imprevisti ostacoli pieni di peso, sterzarono improvvisamente, sfiorando molti terribili incidenti. E causandone altri, di entità fortunatamente non letale. Enormi quantità di palloncini ricaddero nel lago, trasformandolo in quello che un testimone locale ha descritto come “Un oceano di Skittles abbandonate.” Successivamente, lo stesso governo canadese avrebbe inviato una protesta formale alla città di Cleveland, per la quantità di relitti variopinti giunti fino alle sue coste, che dovettero essere rimossi a spese proprie. Benché, vada pur detto, il lattice sia teoricamente biodegradabile, se lasciato alla mercé degli elementi per un periodo sufficientemente lungo. A meno che qualche gabbiano, pesce o altro animale, non lo trangugi rimanendo soffocato.
Ma questa non era in effetti altro che la punta dell’iceberg, con incidenti molto più quantificabili e costosi. Un’ammasso di palloni precipitò su una tenuta di Medina County, spaventando e causando il ferimento di alcuni preziosi cavalli arabi di proprietà di una donna locale, che avrebbe fatto causa alla United Way di Cleveland per un totale di 100.000 dollari. L’aeroporto di Burke dovette chiudere tutte le sue piste per mezz’ora, a causa della diminuzione della visibilità e il rischio che grandi quantità di plastica venissero risucchiate nelle turbine degli aerei. Due uomini, addirittura, persero la vita. Si trattò di Raymond Broderick and Bernard Sulzer, che il giorno precedente erano andati a pescare sul lago, ma la cui barca si era capovolta a una distanza superiore a quella percorribile a nuoto. Un elicottero fu subito inviato per cercarli, ma la squadra dei soccorritori dovette purtroppo ammettere che gli era del tutto impossibile individuare due teste umane, in un mare di palloncini multicolore disseminati per l’intera estensione del lago. La moglie di uno dei due deceduti, quindi, fece causa alla città per un totale di 3,4 milioni di dollari, accordandosi poi per una cifra rimasta segreta. Alla conta finale dei fatti, l’evento dei palloncini fu un totale fallimento finanziario, con le spese legali in grado di sorpassare di gran lunga gli introiti, anche considerata la raccolta di fondi annuale della United, che in definitiva poté avvalersi, almeno, della spinta mediatica sperata. Come si dice, qualsiasi pubblicità…
Oggi un simile disastro non potrebbe, letteralmente, mai ripetersi: con il progressivo esaurimento dei giacimenti di elio facilmente raggiungibili dall’industria di settore, la quantità utilizzata per l’evento corrisponderebbe, da sola, all’intero fabbisogno annuale dell’umanità. Questo gas non rinnovabile, che una volta liberato tende a disperdersi negli strati superiori dell’atmosfera diventando, essenzialmente, del tutto irrecuperabile (benché sia una delle sostanze più comuni dell’universo) ha infatti molti usi in campo scientifico e medicale. Verrà dunque un giorno, forse non così lontano, in cui l’equivalente dei circa 3 milioni di litri usati per l’evento di Cleveland potrebbe facilmente valere l’intero tesoro di una nazione. Ed allora guarderemo nostalgicamente indietro, alle molte follie commesse all’ombra della Terminal Tower. Esclamando: “Ah! Quanti errori, quanti errori dalla Città degli Errori…”