Conta questi dollari e saprò da dove vieni

Le mani tremanti, la fronte leggermente sudata, lo sguardo fisso e i movimenti rigidi, mentre il cassiere assume un’espressione neutrale, in attesa che si giunga ad un consenso matematico in materia di pezzi di tanta carta frusciante. La loro quantità? 10, 20, 35 pezzi. Per un totale di… Ecco, non di nuovo… Per un singolo attimo di distrazione e un gesto sbagliato con il pollice, uno dei rettangoli è passato all’altra mano, attaccato sotto l’altro come un gremlin aeronautico in cerca di nuove avventure. “Ow’dammit! mi viene una cifra differente…Credo… Di dover ricominciare.” Neanche un suono tra gli altri clienti del cambia valute, spettatori dell’accidentale meltdown. Ma la fila continuava a crescere in maniera esponenziale.
Ovviamente, non è facile!  Soprattutto per chi ha perso la manualità, crescendo, di giocare al Monopoli con gli amici della III B. O cercare il Pikachu nel mazzo, se siete di un’altra genrazione. Finché un metodo non è acquisito, attraverso i molti anni di pratica, che permetta di contare i soldi sul minuto, l’uno dopo l’altro, con metodo infallibile e ordinato. Il che offre un secondo aspetto fortemente problematico perché, davvero, quanto spesso càpita, al giorno d’oggi, di trovarsi a maneggiare un alto numero di banconote? C’è un ottimo motivo, dopo tutto, se ne casinò s’impiegano le fiches (si d’accordo, oltre a QUELLO) e aver tanti pezzi di carta in mano, tanto spesso, tende a creare confusione. Ecco la ragione per cui, fondamentalmente, non esistono che una manciata di maniere, corrette e sanzionate, per assolvere al difficile proposito, che sono condizionate dall’anatomia umana, la forma delle banconote e infine soprattutto, le norme della convenzione sociale. Possibile? Un discorso interessante. Questo YouTuber, Exactua (forse) dalla Russia, tenta di associare i vari approcci ad una serie di diverse nazionalità. Non è completamente assurdo e almeno in parte dei casi mostrati, basandosi sui film che si sovrappongono nella memoria, sembrerebbe avere un certo quantum di verità.
Si comincia, in ordine sparso, dall’Oriente, con un metodo che troverebbe l’uso in terra di Giappone, Cina, Corea e in modo particolare, la città di Singapore. Dove la gente, a quanto pare, prende la mazzetta saldamente tra le due mani, quindi inizia, con i pollici, a voltare verso di se un rettangolo alla volta, avendo cura di non perdere il totale per l’effetto di una distrazione inappropriata. Rapido, molto semplice e davvero funzionale. Tutt’altra cosa rispetto all’alternativa metodologica attribuita all’area dell’Afghanistan, Iran, India e Tajikistan, in cui i soldi vengono suddivisi nella loro parte centrale, a formare una sorta di apertura romboidale. E quindi si procede nello spostarli, uno ad uno, a partire dalla parte centrale. Strano ma in qualche modo, pur sempre efficace. Le cose iniziano a farsi più sospette con il metodo che l’autore attribuisce a tutta l’Est Europa, a partire dalla Polonia, la Russia e addirittura la Mongolia, in cui i soldi vengono tenuti con la destra, mentre la sinistra li ripiega verso l’alto, in senso contrario alla forza di gravità e la forma semi-rigida originaria. Il che diciamolo piuttosto francamente, non è il massimo della praticità, in quanto basta un piccolo gesto distratto per vedere una o più banconote tornare indietro, causando un errore nel conteggio del totale. Ed è in effetti qui che si concentrano la maggior parte delle critiche al video, provenienti dagli spettatori di uno di questi paesi, che affermano, senza un attimo di dubbio, di non aver “Mai visto nessuno che li conta così.” Il video sembra assumere risvolti comici, quindi, con il presunto metodo turco, kazako e pakistano, in cui i soldi vengono letteralmente disposti alla rinfusa sul tavolo, senza un apparente ordine logico di nessun tipo. Un’analisi più approfondita, in realtà, permette di comprendere l’origine della stranezza: in questo modo, entrambe le controparti possono contare i soldi allo stesso tempo, e in ogni momento della transazione le banconote sono visibili nella loro interezza, permettendo di scongiurare il rischio di giochi di mano. Pensa, incredibile: un’intera area di geografica di malfidati. L’insorgere del dubbio è lecito, ma a questo punto, non possiamo che procedere nella rassegna, ipnotizzati dalla sveltezza e abilità manuale di costui. Paesi arabi: i dollari vengono spostati verso di se, come nel metodo estremo orientale, ma essendo le banconote tenute in maniera assolutamente lineare, l’operazione richiede il trascinamento del dito, una per una. Voglio dire, non è del tutto privo…Di senso. Aspettate di vedere il metodo “africano”! Qui Exactua si supera, sfogliando i soldi dal basso come se si trattasse di un libro. Sembra quasi che egli abbia voluto attribuire la maniera meno pratica che gli è venuta in mente, al paese che a suo parere, vede il minor numero di transazioni con grandi quantità di banconote. E probabilmente, un certo grado di pregiudizio c’è. Alla fine, torna la normale ragionevolezza: il metodo americano che sarebbe, semplicemente, spostare le banconote una ad una dalla mano sinistra alla destra, senza spiegazzarle in alcun modo. L’avrete visto usare, assai probabilmente: si tratta, dopo tutto, di quello oggettivamente più efficiente e semplice da implementare. Tutti gli altri appaiono, alternativamente, come degli artifici appresi con la pratica o un complicarsi inutilmente la vita. Ma è possibile, volendo trovare una base scientifica ad un tale video, che esso possa contenere un certo grado di verità?

La pratica, si sa, rende perfetti ed ogni metodo può essere impiegato con successo. A patto di farlo sufficientemente spesso. Ma chi mi dice che andando tanto veloce, tu non abbia l’intenzione di nascondermi qualcosa?

Il più moderno e flessibile strumento negoziabile prodotto dalle banche, nato nel momento stesso in cui venne scoperto che un valore materiale in oro e argento non era realmente necessario per condurre una transazione, non è sempre stato così uniforme attraverso le generazioni e i diversi luoghi geografici del mondo. Ancor prima di usare la carta, i cinesi avevano delle monete circolari con un foro quadrato in mezzo, che venivano tenute assieme tramite l’impiego di una corda. La quale, nel caso dei mercanti più facoltosi, diventava tanto lunga e pesante da dover essere lasciata da una persona di fiducia, che in cambio rilasciava una promessa scritta, detta jiaozi. L’etimologia del concetto stesso di banconota, in uso con una minima variazione linguistica in tutti e cinque i continenti, deriva dalla lingua italiana, facendo riferimento agli strumenti simili impiegati a partire dal XIV secolo durante i lunghi viaggi commerciali, per non rischiare di essere derubati o vittime di un qualche sgradevole, purtroppo prevedibile incidente. Ed è facile immaginare che simili promesse in forma scritta, sostanzialmente delle cambiali, avessero un formato differente a seconda dei singoli casi, e non esistesse quindi un metodo convenzionale per maneggiarle. Con la progressiva standardizzazione delle stesse, quindi, le persone che dovevano gestirne molte percorsero la strada prefissata, raggiungendo un qualche grado di consenso reciproco, formalmente valido a permettere di giungere a un totale chiaro. Simili approcci, quindi, si trasmisero di padre e madre in figlio, figlia e così via. Non era perciò impossibile, fino ai primi del ‘900, che ciascun sistema fosse tipico di una particolare zona. Il motivo per cui il video appare soltanto in parte corretto, in effetti, potrebbe essere di tutt’altra natura: il nostro attuale vivere in un’epoca post-moderna. In cui la globalizzazione dei commerci ha appiattito i confini culturali, se non materiali (che anzi, diventano più invalicabili a causa delle tensioni sociali) e l’invenzione della psicanalisi ci ha portato a venerare questo concetto aleatorio e inconoscibile dell’ego, fomentando al massimo il bisogno d’espressione personale. Come il metodo con cui si tiene la sigaretta, o la calligrafia, il sistema usato per contare i soldi si trasforma in un tratto caratteriale, o per essere più precisi, l’espressione esteriormente visibile di quest’ultimo, istintiva e quindi utile a soppesare chi si ha davanti. Non che ciò sia utile mentre ci si trova in fila alla cassa del supermercato, o del cambiavalute. Però è un margine di studio che c’è, esiste e viene valutato. Da taluni praticanti del sistema attribuito dallo YouTuber ai paesi dell’area turca: “Fidarsi è bene, non fidarsi…”

Ho raggiunto la vetta del mio angolo del mondo, sono diventato l’alfa e l’omega di ciò che faccio per campare. Il cassiere, o la cassiera, quando fortemente motivato/a può trascendere l’umano, diventando un qualcosa di più simile a una macchina dotata di polsini. Ma credete forse che, persino a quel punto, la persona possa liberarsi dei preconcetti acquisiti?

Nel 2009, l’Università Sun Yat-sen del Guandong cinese ha condotto uno studio con 89 studenti, che sono stati divisi in due gruppi. La metà ha ricevuto 80 banconote da 100 dollari da contare, l’altra metà un semplice mucchio di pezzi di carta. Al termine di tale procedura, quindi, tutti quanti sono stati sottoposti alla sottile tortura psicologica del Cyberball. Sapete di cosa si tratta? È un malevolo programma pseudo-videoludico, che consiste nel cliccare con il mouse per passarsi una palla tra tre avatar distinti, finché ad un certo punto, uno dei giocatori cessa inspiegabilmente di riceverla, sperimentando a quanto pare il trauma dell’esclusione. Molti non-sportivi ricorderanno un tale sentimento dall’epoca della palestra di scuola, mentre a quanto pare, può bastare addirittura una simulazione per rivivere gli atroci giorni dell’ostracizzata gioventù. Altri metodi impiegati per incrementare lo stress percepito hanno incluso chiedere ai soggetti più fortunati di scrivere del tempo atmosferico (attività leggera e piacevole) mentre agli altri dei conti da pagare al fine del mese (terribile ragione d’ansia e patimento). Al termine di questa fase, quindi, gli è stato chiesto di mettere due dita nell’acqua eccessivamente calda, assegnando un numero al dolore. Ebbene sembra che, tra gli studenti che avevano contato i soldi veri, la sofferenza psicologica e fisica misurato si sia dimostrata molto inferiore, confermando la diceria popolare secondo cui, se pure i soldi non portano immediata gioia, per lo meno la avvicinano, dandoci occasione di afferrarla con un rapido salto in avanti. Ma il bello, perché c’è anche un bello, è che in effetti tali sentimenti deriverebbero in quantità maggiore dal semplice gesto e l’attività di contare i soldi, indipendentemente dal fatto che ciò sia veramente necessario.
Stando al relativo articolo del Telegraph, dunque, gli scienziati del Guandong consiglierebbero di assegnare un numero alle proprie banconote poco prima di un colloquio di lavoro, oppure in occasione di un appuntamento serale con la/il potenziale spasimante futura/o. Perché se pure in ultima analisi dovesse andarci male, potremo fare affidamento sulla consapevolezza di quell’ipotetico potere di acquisto, per cancellare l’ansia del rifiuto sovrascrivendola con la ricerca di un qualcosa di totalmente diverso. Viaggi? Motori? Fumetti? Gadget elettronici? Chi più ne ha, ne spenda. Per tutti gli altri, purtroppo, l’intera vita è una partita a Cyberball.

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