Osservando la scena dallo schermo del suo radiocomando, l’operatore non poté fare a meno di restare brevemente a bocca a aperta. Quasi come se, pur conoscendo l’origine dello strano fenomeno continuativo nel tempo, egli non riuscisse a venire a patti con la sua esistenza e le mani minacciassero di prendere il controllo autonomo del Phantom Drone, oltre 1.000 dollari di delicata, avanzatissima tecnologia appartenente al dipartimento Ricreazione e Parchi della contea di Napa. Così ad ondate successive, dapprima timidamente, quindi con maggior coraggio e chiaro sprezzo dell’autoconservazione robotizzata, il quadricottero con telecamera parve avvicinarsi al grande vortice di esattamente 22 metri di diametro, nel tentativo di riprendere dal basso le sue pareti verticali d’acqua scrosciante e furibonda, intenta a nascondersi dalla luce soprastante del Sole. L’appel du vide: il richiamo del vuoto, che tante vittime ha mietuto attraverso la storia dell’umanità, portando uomini e donne in perfetta salute mentale a lanciarsi dai piani più alti di un palazzo o le pendici di un dirupo, alla ricerca della sensazione molto breve ma monumentale del volo umano. Del resto, qui tutti conoscono la storia: della donna che nel 1997, nuotando in prossimità del Glory Hole, ne venne risucchiata, precipitando per 60 metri al fondo del lago. Ma non è davvero possibile, che fosse successo per caso: tutti sanno che è severamente vietato nuotare in prossimità della voragine mostruosa. Mentre gli scrosci aumentano d’intensità, il ronzante dispositivo radiocomandato s’inclinò lievemente per l’impatto degli schizzi d’acqua, ormai davvero troppo vicini. Improvvisamente riportato all’attimo presente, l’operatore intervenì sui comandi, nella speranza di riuscire a salvare il drone. Sullo schermo, nel frattempo, il buco s’ingrandiva, sovrastando ogni altro elemento del paesaggio: “#§@!#&! Il mio capo mi ucciderà.” Pensò egli ad alta voce, mentre un’anatra distante faceva eco all’irripetibile locuzione.
California, hai detto? California, lo stato in cui l’acqua scarseggia periodicamente, lasciando persino le grandi città come San Francisco e Los Angeles costrette a razionare l’acqua durante i mesi più caldi dell’estate? Possibile che tra tali confini, dalle caratteristiche idrografiche normalmente avverse, possano presentare il problema di un lago che minaccia di tracimare, inondando intere comunità incolpevoli e comunque, da sempre contrarie a costruire quella diga? La risposta, dopo lo sfiorato disastro della diga di Oroville la scorsa settimana, penso sia davvero sotto gli occhi di tutti. Il più popoloso e grande stato della costa Occidentale, che si estende per 1240 Km tra l’Oregon e il Messico, è un concentrato di climi e situazioni ambientali estremamente vari: deserti, foreste, montagne… E il clima di un simile luogo, parimenti, non poteva che essere mutevole come un colubride con il sonaglio sulla punta della coda. Succede così, per usare un detto tipicamente americano, che “When it rains, it pours” (quando piove è un diluvio) e ciò che è stato tanto attentamente costruito nel corso del secolo scorso, al fine di fornire l’energia idroelettrica ai luoghi sopracitati, debba necessariamente essere messo alla prova, senza alcun riguardo per il suo valore storico, l’arretratezza delle soluzioni adottate, i cambiamenti sopraggiunti lungo il corso diseguale dell’ingegneria. Ogni anno, più o meno puntualmente, succede. Che l’acqua superi quella voragine perennemente spalancata, decidendo, per l’effetto dell’inamovibile forza di gravità, di precipitare entusiasticamente al suo interno. La scena, vista dall’alto ma anche dal livello del suolo, si presenta come un’impossibile miraggio delle circostanze.
Ora, naturalmente, la diga ad arco di Monticello costruita tra il ’53 e il ’57 lungo il corso del Putah Creek, per creare il lago artificiale Berryessa presso le pendici delle Vaca Mountains, non è nulla di speciale al confronto del sopracitato terrapieno inclinato di Oroville, barriera idrica più alta degli Stati Uniti: 93 metri Vs 235, per 312 di lunghezza contro gli oltre due Km della collega, sita ad appena due ore di macchina verso la città di Reno. Ma io credo che una volta superato il punto di vista delle mere statistiche, da questo luogo architettonicamente significativo emerga un fascino nostalgico del tutto comparabile e persino superiore all’altra. Il fatto che non abbia ancora minacciato di crollare rovinosamente dall’inizio del 2017, tra l’altro, è un grosso punto a favore.
Lo sapevate che sul fondo della lago artificiale di Berryessa c’è un ponte, che collega due punti scoscesi del fondale ricoperto di alghe? Pesci persici e trote, gatti senza scaglie, carpe e salmoni introdotti per favorire lo stimolo della pesca nel bacino, vi passano sotto come altrettante automobili, in viaggio tra le diverse regioni del loro piccolo mondo sommerso. Oggi non sono in molti ad averlo visto, ma un tempo esso costituiva una delle vie di accesso più importanti alla comunità di Monticello, 250 abitanti e un ranch tra i più floridi e fertili di questa intera zona della California. Finché non fu deciso, all’inizio degli anni ’50, d’includerla nel fondamentale progetto Solano, per il miglioramento della gestione delle acque del fiume Putah Creek, con finalità d’irrigazione e produzione d’energia elettrica. Dopo un’attenta disanima della questione, dunque, il bureau incaricato determinò che l’unico luogo per costruire la diga era quello, e che l’intero villaggio doveva, dunque, svanire. Potete facilmente immaginare, credo, la felicità degli abitanti. Entro breve tempo lo stato iniziò a rimborsare i terreni, e la gente iniziò a trasferirsi. Gli edifici più grandi vennero gradualmente demoliti, mentre il livello dell’acqua si alzava e minacciava di ricoprirli. Quando ormai l’ultima persona aveva lasciato questo luogo ameno, gli addetti ai lavori si accorsero di un problema inaspettato: il lago avrebbe completamente ricoperto un piccolo cimitero. “Questo è troppo!” Esclamò qualcuno, dando il via ad una delle operazioni più spiacevoli ed inquietanti che un’impresa di costruzione possa trovarsi ad affrontare: 300 tombe, con lapidi, bare e tutto il resto, furono spostate di qualche centinaio di metri, in cima ad una collina che avrebbe sovrastato lo specchio trasparente del nuovo lago.
Il buco, dal canto suo, era previsto fin dall’inizio. Per ogni diga che si costruisce, a meno di essere dei castori, una delle problematiche primarie resta sempre quella di come fare ad eliminare l’acqua in eccesso, dovuta all’aumento stagionale delle piogge locali o che si verificano a monte sul fiume tributario. Stramazzo, si chiama, o se vogliamo usare un inglesismo, spillway, questo fondamentale elemento di sfogo, la cui efficienza è un fattore fondamentale nel corretto funzionamento di qualsivoglia impianto idroelettrico moderno. Ne esistono di molti tipi, a partire da quello più semplice di un scivolo (talvolta a gradoni) disseminato di strutture cementizie per smorzare la forza distruttiva dell’acqua, sostanzialmente il tipo che ha cessato di funzionare durante l’incidente della diga di Oroville. Possono essere presenti o meno delle chiuse manovrate in remoto, per determinare il corso del fluido da scaricare a seconda della gravità della situazione. Oppure, come nel caso di Monticello, la via di fuga può essere costruita per entrare naturalmente in funzione, non appena l’acqua supera un determinato livello, finendo per precipitare immancabilmente al suo interno. È la soluzione dello stramazzo a bocca di campana, o morning glory (dal nome inglese del fiore Ipomea violacea) in grado di generare un tale spettacolo visto dal drone. Una sorta di profondissimo gorgo creato artificialmente, sfociante nella struttura che gli skateboarders sono soliti definire un full-pipe. Ma nessuno l’ha mai percorsa nella sua interezza, potendo vantare di essere ancora vivo…
Una diga, perciò, non è una semplice barriera sul corso di un fiume, bensì un vero meccanismo che deve rispondere a specifiche necessità prestazionali. Poiché c’è ben poco, a questo mondo, di maggiormente complesso che contenere sostanze fluide, per loro natura propense ad assumere qualsiasi forma, proprio perché una forma, in realtà, non ce l’hanno. Può sembrare triste ed ingiusto che un luogo attraente come la valle del Putah Creek possa trovarsi completamente allagato, d’un tratto, soltanto per rispondere alla necessità di creare energia elettrica per città distanti. Ma la realtà è che prima della costruzione della Monticello, la regione era soggetta a costanti allagamenti per la tendenza a straripare del fiume, tanto gravi da aver mietuto vittime tra la popolazione e il bestiame. È stato in effetti calcolato che dagli anni del progetto Solano la qualità di vita nella contea di Napa sia aumentata significativamente, con un risparmio sulle riparazioni dovute a simili eventi stimati al di sopra dei 5 milioni di dollari complessivi.
E tutto questo, anche grazie alla presenza dell’efficientissimo Glory Hole. Ora viene soltanto da chiedersi se chi ha scelto il nome il significato di questo termine secondo lo slang corrente della vita notturna, collegato ad uno specifico ed alquanto insolito tipo di rapporto sessuale. Il doppio senso è rischioso. Ma la finalità chiaramente diversa. Benché sia costante, in entrambi i casi, una forte componente di sorpresa. E il senso acuto del più profondo Mistero…