Alle soglie del 1500, durante il regno di Enrico VIII, l’Inghilterra era un luogo pragmatico e indipendente, dove la superstizione iniziava a lasciare il passo a una diversa visione delle cose e della religione. Nelle campagne, tuttavia, sopravviveva un mondo ancora molto distante da ciò che avremmo avuto dopo, dove gli animali parlavano, gli alberi potevano spostarsi e il vento sussurrava le parole di un’arcana filosofia. La figlia della lavandaia corse rapida per il sentiero di campagna, in mezzo ai faggi centenari ed alle siepi del roveto, dietro la grande roccia, dove sgorgava l’acqua magica di Knaresborough. Nonostante le sue doti magicamente di un tale fluido curativo, o forse proprio per tale ragione, la bambina si guardò bene dal bagnarsi l’orlo della veste, temendo che potesse diventare rigida come il granito. Quindi, raggiunto il bordo esterno della caverna, cominciò a battere sulla pesante porta di legno montata con dei cardini nella montagna stessa: “Madam Shipton! TOC, TOC! Madam Shipton! TOC, TOC!” A quel punto si udì un suono distante, come il ruggito di un orso, e la porta si aprì da sola. L’anziana donna che a ben pensarci, non sembrava fosse mai stata giovane, era seduta accanto a un luminoso focolare domestico con un gran calderone, proprio nel centro della pietrosa stanza. Il suo mento era talmente aguzzo da incurvarsi fin quasi alla punta dell’enorme naso. Uno strano cappuccio le copriva completamente i capelli, ma lei lo scostò lievemente, per guardare l’ospite inattesa con uno sguardo interrogativo. “Ma..Madam.” Un sospiro lieve: “Avete degli ospiti. Tre uomini…Dalla grande città di York.” L’eco delle parole non aveva ancora avuto tempo di spegnersi, quando gli zoccoli iniziarono a rimbombare per il sentiero. Una, due, tre bestie, contò la donna, e dall’andamento della marcia, su un terreno tanto scosceso e diseguale, comprese anche che i loro proprietari fossero piuttosto arrabbiati. O volessero dimostrare decisione. In un attimo, i misteriosi messaggeri giunsero in prossimità della porta, nella quale si trovava, al momento, incorniciata la bambina. Non vedendo la vera abitante del luogo a causa della prospettiva, il capo si rivolse a lei: “Salve, ragazza. Facci un favore: annuncia all’abitante di questo tugurio che io, il Conte di Northumberland e i miei due cari amici, il Duca di Suffolk ed il Duca di Somerset, siamo giunti ad arrecarle l’onore della nostra presenza. Ma non ti attardare. Ti assicuro che avremmo il piacere di abbandonare questo tugurio e fare ritorno il prima possibile alla civiltà.” La bambina parve esitare, tenendo gli occhi ben fissi sulla su interlocutrice quindi, spostandosi rapidamente di lato, lasciò che fosse lei a prendere la parola. “Prego, signori miei. State parlando con Ursula Shipton in persona, moglie di un umile carpentiere. Al vostro servizio. Forse gradireste accomodarvi nel mio… Tugurio?” Senza una parola, una sagoma elegante fece la sua comparsa nella cornice dell’uscio. L’uomo indossava un corpetto prezioso e portava vistosamente una sottile spada da fianco. La bambina aveva fatto appena in tempo a volatilizzarsi, che con un gesto imperioso egli aveva messo un piede in casa, dicendo: “Donna. O forse dovrei chiamarvi Insigne Malefica Strega. Io e i miei compagni siamo giunti fin qui, oggi, sulle precise istruzioni di un uomo molto importante. Di certo conoscere il Cardinale Wolsey, Arcivescovo di York. Un mio caro amico. Ora, è stato portato alla mia attenzione, e con ciò intendo che ho poi avuto modo di vedere il libello stampato con questi due stessi occhi, che una certa profetessa di Knaresborough avrebbe affermato: L’uomo corrotto giungerà in vista della città che gli spetta, dalla cima di un’alta torre. Ma egli non potrà mai varcarne porte. Sappiate che questo insulto ha causato non pochi problemi al nobile Wolsey. Sono qui ad intimarvi, dunque, di ritrattare l’affermazione.” Madam Shipton, che dall’inizio della conversazione aveva ricominciato a mescolare il contenuto del calderone, alzò brevemente lo sguardo a incontrare il suo: “Ah, si? Beh, io dico soltanto la verità. Quindi se l’ho detto, sarà verità.”
Il Conte battè il piede destro a terra. Sembrava esserselo aspettato. Il gesto costituiva, quindi, una specie di segnale affinché i due duchi, a quel punto, fecero l’ingresso nella stanza. Per primo, parlò quello di Suffolk: “Maleficus, osserva questa corda benedetta dall’acqua santa della cattedrale di York! Con essa siamo giunti a legarti, per trascinarti volente o nolente di fronte ad un tribunale di Chiesa. Se non ritratti, brucerai, brucerai sul rogo!” Per nulla impressionata, Mrs. Shipton continuò la sua opera di mescolamento. “Behemoth!” La chiamò Mr. Somerset: “Questo paletto di frassino incorpora una scheggia della Vera Croce. Rabbrividisci di fronte al potere della mia Fede!” Qui la strega parve soffocare una leggera risata, quindi gettò indietro il cappuccio, rivelando una massa di capelli candidi, e intricati come le serpi di Medusa. Le sue fattezze erano orribili a vedersi, tanto che gli uomini fecero un mezzo passo indietro: la testa enorme, gli occhi infuocati. Una sottile peluria le ricopriva il volto. La mano destra, raggiungendo una staffa sul muro, impugnò un bastone nodoso simile a un pastorale, che ella puntò verso il conte: “Voi, uomini di città. Venite a minacciarmi nella mia casa? Siete dei veri… Maleducati! Io non vi temo. Sappiate che io ho già visto il giorno della mia morte: il 22 ottobre del 1561, a causa di una polmonite. E sappiate anche questo, ve lo regalo: ogni vostro discendente perirà nel 1881, quando il ponte di Knaresborough crollerà per la terza volta, e il mondo cesserà la sua esistenza. Credete che il fuoco potrebbe bruciarmi? Ah, ridicolo! Guardate, se questo brucia, allora brucerò anch’io.” Così dicendo, la donna prese un fazzoletto che si trovava sullo scaffale vicino, quindi lo gettò tra le fiamme sotto la pentola, con gesto teatrale. Sotto gli occhi strabuzzati dei presenti, ovviamente, esso restò perfettamente integro. “Ar, Ar, Ar. Ma non prima che gli esseri umani volino in cielo e camminino nelle vaste profondità marine. I loro pensieri correranno più veloci del vento ed io, ed io…Non morirò.” A questo punto, Madam Shipton gettò anche il bastone nel fuoco, e ripetè: “Se questo brucia, brucerò anch’io.” E non bruciò, né diventò incandescente, vista la facilità con cui ella lo prese nuovamente in mano, intingendo le sue mani nella vivida fiamma.
Quindi con il suo mestolo d’ordinanza, pescò un po’ del brodo che stava preparando, ed iniziò a versarlo in tre ciotole poste sul tavolo da pranzo. “Ma voi siete giunti fin qui, avete fatto tanta strada. Per questo, ve lo ordino. ADESSO, mangiate con me.”
La profetessa di Knaresborough nello Yorkshire, nota in tutta l’Inghilterra con il titolo onorifico di Mother (madre) Shipton fu un importante personaggio della tarda epoca medioevale, che alcuni ritengono leggendaria ed altri invece, un personaggio storico realmente esistito. Spesso viene paragonata alla figura di Nostradamus, benché provenisse dal popolo e fosse in effetti, a quanto si dice, figlia di una giovane prostituta, che l’aveva partorita in segreto nella stessa caverna in cui avrebbe passato la sua intera vita. Ella fu l’autrice di una serie di testi raccolti già all’epoca e largamente ripubblicati, sopratutto per l’opera di stampatori locali, con cui castigava i potenti e talvolta, effettuava predizioni su importanti eventi storici futuri, sui quali i posteri scoprirono che aveva quasi sempre ragione. Parlò in anticipo della sconfitta dell’Invincibile Armata spagnola nel 1588, ed ancora del grande incendio di Londra, che sarebbe avvenuto nell’allora distante 1666. Ma soprattutto, dal nostro punto di vista di moderni, parlò lungamente del mondo più remoto delle sue visioni, in cui sembravano esistere aerei, sommergibili e persino Internet, in un’estrema anticipazione del luogo in cui sarebbe diventata famosa. A partire dal 1641, le sue profezie furono raccolte insieme in un libro in versi, intitolato semplicemente Mother Shipton, che vide oltre 50 ristampe prima della rivoluzione industriale. E alcuni, reinterpretando la sua visione sulla fine del mondo, affermano in effetti che ella potesse riferirsi ai grandi ed immediati mutamenti che sarebbero sopravvenuti dopo l’invenzione della macchina a vapore. Nella vicenda dell’arcivescovo Wolsey, di nuovo, ella dimostrò di averci visto giusto: l’uomo cadde in disgrazia con il suo re, e venne privato di ogni titolo, tranne quello più prestigioso. Mentre fuggiva verso la sua città, dunque, venne raggiunto all’ultimo momento da un messaggero, che gli intimava di fare ritorno alla capitale del regno, per essere sottoposto a un processo per le sue presunte malefatte. Pochi anni dopo, morì in prigionia.
La leggenda di questa donna, ad ogni modo, è legata ad un luogo molto particolare. La caverna che porta il suo nome, infatti, si trova in prossimità di una fonte carsica sopraelevata, da cui l’acqua filtra, dopo aver attraversato la roccia per parecchi chilometri, e forma una pozza “quasi” potabile, che si diceva fosse l’origine di molti dei suoi poteri. Quest’acqua, infatti, ha una caratteristica unica nell’intera Inghilterra: qualunque oggetto lasciato sotto il suo corso continuativo, nel giro di alcuni mesi finirà per trasformarsi completamente in pietra. È un fenomeno davvero incredibile a vedersi, ed ancora oggi, la grande quantità di oggetti, pupazzi e chincaglieria varia appesa sotto la roccia (che tra l’altro, assomiglierebbe vagamente ad un teschio) fa una certa impressione nei molti visitatori, che giungono per assistere al fenomeno armati di macchine fotografiche e l’immancabile bastone per i selfie. Ce n’è un po’ per tutti i gusti: orsacchiotti, borsette, cappelli, persino un’intera bicicletta, messa a mollo nel laghetto per scoprire, apparentemente, se si sarebbe ricoperta prima di ruggine o di calcare. Perché di questo si tratta, essenzialmente. L’acqua che sgorga, come nel caso di ogni altra fonte da roccia affine al marmo o al travertino, esce accompagnata da una certa quantità di anidride carbonica, che basta a trasformarla in un acido molto leggero. Quindi al contatto con l’aria, questa sostanza si dissolve ed il calcare non può più essere mantenuto in soluzione. Ogni cosa che ne viene bagnata, a quel punto, nel tempo tenderà a ricoprirsi di un sottile strato solidificato. È un processo simile a quello della formazione delle stalattiti, soltanto molto, molto più veloce. Che attirò sempre i curiosi, tanto che la caverna di Shipton è stata definita, svariate volte, la più antica attrazione turistica d’Inghilterra, ed oggi è graziata da amabili risorse quali un giardino delle fate per i bambini, un piccolo museo con curiosità donate da personaggi celebri (la borsetta pietrificata di Agatha Christie, il cappello pietrificato di John Wayne) ed alcuni pupazzi, raffiguranti (ovviamente) la strega, l’ingegnere civile John Metcalf (1717–1810) soprannominato Blind Jack e niente meno che Sir Henry Slingsby con il suo cane, l’uomo che nel 1630 aveva acquistato questo terreno da re Carlo I, scegliendo di recintarlo e di far pagare il biglietto ai visitatori. Ma non prima di aver piantato tutto attorno una splendida faggeta, ritenuta la più alta, ed una delle più antiche di tutta la Gran Bretagna. In prossimità del ponte oggetto della più terribile profezia della strega, nel frattempo, è stato costruito un pub. Il suo nome? La Fine del Mondo. Not Bad, Not Bad at All…
Trasformati in salamandre? Pietrificati ed aggiunti alla collezione di teschi, che senz’ombra di dubbio la strega teneva nel retro della sua dispensa? Il fato dei tre nobili che chiesero a Madam Shipton di ritrattare la sua profezia più controversa sull’arcivescovo, purtroppo, non ci è noto. Sappiamo invece, per certo, che lei non cambiò le sue abitudini, visto come soltanto pochi anni dopo avrebbe previsto, correttamente, la morte a soli 15 anni di Edoardo VI d’Inghilterra nel 1553, l’unico figlio di Enrico VIII e la sua terza moglie morta di parto, la sfortunata Jane Seymour. Forse l’unica donna che avesse mai conosciuto l’amore di quell’uomo. Il futuro della strega, della sua caverna e molteplici profezie, avrebbe continuato a costituire l’oggetto di una saga ben più lunga, e complessa di così.