I ragni saltatori e la magia di Natale

Nell’opinione di milioni di bambini, il momento migliore delle festività associate al finire dell’anno è quello in cui si aprono i regali: terminata l’attesa, dimenticate le grandi abbuffate, al risveglio di buon’ora con il fiato accelerato, nella consapevolezza che ogni desiderio, per il momento, sarà finalmente soddisfatto, la scuola è ancora distante, la vita volge temporaneamente per il meglio. È importante ricordare, ricordargli, tuttavia, che non tutto il bene e le soddisfazioni di questa vita sono meramente materiali, relativi alle regioni del possesso. E che nel tronco dell’abete, sotto cui comparvero quei i doni, potrebbe albergare ancora una sorpresa inaspettata. Passa un giorno, il freddo sembra diminuire. Qualche altro ago precipita sul pavimento. Verso l’ora del crepuscolo, con al famiglia intenta a venerare il dio televisore, l’albero comincia ad agitarsi. E dicendo questo, non intendo che vibra, trema e si agita in un mare di fruscii: per quello, serve il vento. Non intendo che si piega per il peso degli uccelli, che le radici prendono ad estendersi cercando nutrimento. Ma le uova sotto la corteccia, centinaia, migliaia di esse, per l’effetto del riscaldamento casalingo si aprono in un magico momento. È il miracolo meraviglioso della vita. È l’invasione aracnide del benedetto appartamento.
Che succede, a quel punto? Dipende dalla specie. Se dovesse trattarsi di ragni lupi, o piccole tarantole, gli animaletti inizieranno a divorare ogni traccia di mosca, moscerino o inconsapevole formica. Davvero invidiabile, il dono concesso a questo nucleo familiare! Se erano Segestridi, ogni stipite verrà graziato dalla sfolgorante tela, costruita con i crismi necessari a rilevare il transito degli sgraditi volatori. Ragazzi, che fortuna! E se invece sono le temibili vedove nere, coi puntini sopra il dorso gonfio simile all’uvetta del panettone, allora, ecco, potrebbe esserci qualche problema. E che dire, d’altra parte, qualora la colonia ottopode accolta assieme all’alto vegetale fosse del tipo appartenente alla famiglia dei Salticidae? Piccoli, compatti (neanche 15 mm di lunghezza) predatori, che non fanno danni in casa, non sporcano costruendo grandi trappole di tela, non disturbano lo sguardo degli umani… C’è un’ottima ragione, dopo tutto, se su Internet la loro effigie viene spesso usata come antonomasia dell’amabile personaggio Spiderbro, l’artropode chelicerato che incorpora elementi del gattino, del fedele cane domestico e del supereroe, come esemplificato dalle macro realizzate in un progetto collaborativo dagli aspiranti grafici del Web. Ragni memetici, sono costoro, se mai abbiamo avuto l’occasione di conoscerne su questo mondo. E non soltanto al tempo d’oggi: poiché fin dall’epoca remota, in Ucraina c’era una leggenda, che verteva sulla storia del pavuchky, il ragnetto di carta o fil di ferro che secondo la tradizione, in quel paese aveva un posto riservato sullo yalynka, l’aberello di Natale. Un’usanza, va ricordato, che giunse in tale luogo tramite i drudi itineranti provenienti dalla Germania, e che non era più nativa o caratteristica, di quanto non lo sia quaggiù da noi. Eppure beneamata, quasi quanto quella del didukh, il fascio di grano offerto annualmente dai nativi al Fato e alle ragioni di un magnifico raccolto in primavera.C’era addirittura la leggenda: di una povera vedova, che viveva coi suoi due figli in una capanna in mezzo alla foresta. Finché una pigna, cadendo nella casa, non causò la nascita di un tenero virgulto d’abete. Che custodito ed annaffiato dai bambini, crebbe e crebbe ancòra, fino a diventare un albero perfetto per la festa del Solstizio invernale. E fu allora, dunque, che i ragnetti che si erano introdotti all’interno scaturirono trionfali, industriandosi ad agevolare l’atmosfera di un Natale tanto atteso! Ragnatele da ogni dove, e se vogliamo credere alla fantasia del nostro video di giornata, anche pacchetti, vischio, piccoli pupazzi di neve multi-oculari… Fu a quel punto, ciò si narra, che fra quelle mura apparve il Salvatore: lui in persona, oppure l’Angelo venuto per rappresentare l’incrollabile misericordia. Che con un sol gesto, abracadabra alakazam, fece della seta una ghirlanda e quella sacra decorazione, quindi per buona misura, la trasformò in oro ed altri metalli preziosi. Così da quel giorno, la vedova ucraina non conobbe più la povertà. Né il ronzio sgradito delle mosche o del loro Signore. Ma la leggenda dei ragni saltatori non finì certo così…

Nota: il video soprastante è l’opera imprevista del canale Snake Buddies, normalmente dedito all’hobby dell’erpetologia. I ragni usati come base sono della specie Maratus Volans, ovvero quella del beneamato ragno pavone australiano.

Come un brivido, percorre il pavimento quadrettato del gremito piano bar: “They call me Cuban Pete. / I’m the king of the rhumba beat. / When I play the maracas I go chick-chicky-boom, chick-chicky…”

Il motivo per cui i ragni saltatori sono tanto amati online, probabilmente va ricercato nel funzionamento del loro metabolismo. Laddove il tipico predatore aracnide giace in agguato immobile, spostandosi il minimo indispensabile e ad un ritmo rallentato che amplifica le suggestioni di terrore, questi particolari visitatori delle nostre case (ce ne sono oltre 120 specie in Italia) dimostrano un’iniziativa ed una voglia di esplorare che ricordano quella di un piccolo mammifero, come il cane, il gatto o il furetto. Sono animati, vivaci, alla perenne ricerca di una preda o la compagna. Il che, tra l’altro, da origine alla loro pratica più celebrata: una straordinaria danza di corteggiamento, che sembrerebbe quasi una lotta, se non fosse infusa delle più encomiabili ragioni dell’amore. Si tratta, dopo tutto, di una soluzione molto interessante ad un problema tipico dei ragni: come può un maschio sensibilmente più piccolo, avvicinarsi alla partner selezionata, programmata come una macchina divoratrice di tutto quello che si muove, apparendo molto commestibile ed indubbiamente delizioso? La risposta è che starà soltanto a lui, farsi riconoscere per quello che è, ovvero una risorsa molto più preziosa d’insostituibile materiale genetico.
E il metodo per farlo, è rendersi magnifico e stravagante, particolare, affascinante. Le lunghe zampe anteriori alzate verso il cielo per sembrare più alto, le movenze scattose da un lato all’altro e nel caso dei ragni più fortunati, anche il sollevamento della grande piuma dorsale, come un ventaglio o inaspettata piuma di pavone. Nel tempo, per riuscire a riconoscere i segni, queste creaturine si sono evolute per avere una vista fantastica, frutto di ben otto occhi di cui quattro in posizione frontale, in grado di rilevare fino alla minima traccia di luce ultravioletta. Mentre la percezione della profondità, geometricamente impossibile in animali tanto piccoli, viene ottenuta grazie alla messa a fuoco soltanto parziale del colore verde da parte dello strato inferiore di fotorecettori, che il ragno riesce quindi a confrontare con l’immagine completa, riuscendo a misurare perfettamente la distanza necessaria per saltare fino al suo bersaglio designato. Proprio per questo, i Salticidi cacciano preferibilmente di giorno, quando gli riesce di sfruttare al massimo il loro enorme campo visivo, onde assicurare la cattura di ogni potenziale, ronzante ombra di uno snack.

E non abbiate il benché minimo dubbio in materia: se il ragno pavone viene tanto spesso mostrato online, la ragione è più che mai valida e condivisibile da chicchessia. Il suo particolare rituale d’accoppiamento, fatto di spettacolari movenze ed altre figure mai viste, ricorda quasi quello degli uccelli del paradiso della Papua Nuova Guinea.

Ci sono, come avviene sempre nel folklore popolare, molte varianti della leggenda ucraina dei ragni di Natale. In alcune versioni laiche, ad agevolare la miracolosa trasformazione delle ragnatele in oro ed argento non è il figlio di Dio, ma la versione locale di Babbo Natale, Did Moróz (il Nonno Inverno) ad ulteriore riconferma che un simile racconto, nell’opinione dei suoi promotori attraverso le epoche, dovesse essere associato al mondo dei bambini. Affinché offrendo riconoscenza a queste piccole creature, loro per primi potessero apprendere l’importanza sconfinata della Natura.
Almeno un particolare aspetto di questa interpretazione festiva, ad ogni modo, riuscì a diffondersi per l’Europa giungendo finalmente anche  da noi. Vi siete mai chiesti che cosa dovrebbero rappresentare, in effetti, i festoni argentati in tessuto di lametta, che in italiano dovrebbero chiamarsi “orpello” ma per cui molti preferiscono la terminologia inglese tinsel? Secondo alcuni, essi darebbero un’idea vaga di neve, quella condizione atmosferica considerata indissolubile dal concetto stesso della nascita del Salvatore. Perché nel deserto del Medio Oriente, si sa… Ma la somiglianza estetica è quanto meno… Vaga. Ora pensate a questo: ragnatele sfolgoranti di metallo. Credo che ci stiamo avvicinando sensibilmente alla nascosta realtà. Ora tutto quello che ci resta da fare, è attendere la schiusa delle uova!

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