Il suono che produce una tarantola sulla moquette

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Nell’immaginario cinematografico, tutto deve sempre necessariamente produrre un rumore di qualche tipo. È una questione semplicemente necessaria ad appassionare lo spettatore, coinvolgendo entrambi i suoi sensi più importanti per l’acquisizione di dati e sensazioni. Così un serpente che striscia nell’erba, per ovvie ragioni, sarà sempre sibilante, un uccello sopra i rami produrrà un lieve battito d’ali, quando non addirittura il verso penetrante facente parte della sua stessa natura. Mentre tra gli artropodi di terra e i ragni… La questione inizia a farsi più complicata. Qual’è il verso di uno scorpione? Quale quello di una formica? E della tarantola, che mi dici? Generalmente, il rumorista ricorre ad fruscio ritmico e ripetuto, in qualche maniera prodotto dal muoversi delle zampe dell’animale. Che finisce per ricordare il rumore robotico di un pupazzetto a molla. E chi avrebbe mai pensato che c’era del Vero, in tutto questo…
Non è facile ricostruire con l’immaginazione il processo che porta una persona in cerca dell’animale domestico perfetto, a pensare: “Ecco, quello che manca nella mia vita è PROPRIO un ragno gigante. Se soltanto potesi portare un Theraphosa blondi dentro a questa casa, sono certo che le cose inizierebbero ad andare per il meglio.” Giorni interi trascorsi ad amare la tarantola, dimenticandosi dei propri più pressanti problemi. Nelle notti buie, la certezza che qualcuno, nel terrario, sta strisciando silenziosamente fino alla vaschetta con l’acqua, per idratare sufficientemente il suo prosoma. E poi, soprattutto, il giorno della festa. Quando viene il momento di concedersi, nonostante la riservatezza e il lieve disagio dell’animale, l’occasione lungamente attesa dell’interazione, ovvero liberarlo per la casa e farlo correre un po’ in giro, mentre si tenta di limitare per quanto possibile il suo pascolare, verso gli oscuri pertugi e sotto i mobili difficili da muovere per riportarlo nella sua casetta al termine della frenetica esperienza. Perché di nulla meno che questo, si tratta: persino per tarantulaguy1976 e sua moglie, grandi esperti del settore, che possono vantare presso il loro canale di YouTube decine di video famosi relativi a questo insolito hobby, o se vogliamo convivenza con il ragno più grosso e pesante del mondo. Ci sono del resto molte ragioni, l’avrete immaginato, per cui la creatura nota come “Goliath mangiatore d’uccelli” non è esattamente adatta ai principianti: in primo luogo il suo temperamento evidentemente aggressivo, che porta l’adorata Zilla (questo era il suo nome) ad atteggiamenti relativamente aggressivi verso i suoi padroni, benché non assuma fortunatamente una vera e propria posa di combattimento, gesto che avrebbe indicato un effettivo stato di stress. Poi c’è la questione dei peli urticanti: molte delle tarantole del Nuovo Mondo, e sia chiaro che il T. blondi è originario del Sud America, presentano come strumento difensivo un folto manto sull’intero opisthosoma (l’addome) e le zampe, composto da innumerevoli setole appuntite ed urticanti pressapoco come quelle dell’ortica. Il ragno, se davvero arrabbiato col suo padrone, tenterà quindi non soltanto di strofinargli contro il sedere. Ma arriverà a pettinarsi con i pedipalpi, la coppia anteriore di zampe adatte alla manipolazione, per lanciare letteralmente queste armi all’indirizzo dell’epidermide umana, ben sapendo che lì finiranno per conficcarsi, continuando a far male per giorni ed ore. Come ultima risorsa, va pur detto, il ragno potrebbe mordere la mano che lo nutre, inoculando un veleno più che sufficiente a paralizzare le sue prede naturali, come topi o lucertole, ma che nell’uomo, per fortuna, non produce effetti maggiori di una puntura di vespa. Il che, diciamolo, non è piacevolissimo, ahimé. Ma le…SODDISFAZIONI che un beniamino simile può regalarti! Ah…

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Mechi, la tarantola Goliath del compagno di stanza di tabulafilms, sembrava piuttosto affamata. Per fortuna, passava di lì il secondo cugino di Mickey Mouse…

Il Goliath bird eater, contrariamente al suo nome comune anglofono, in natura non mangia affatto gli uccelli, perché non può letteralmente arrampicarsi  sugli alberi. La ragione di ciò è piuttosto evidente: avrete certamente notato, nel video di apertura, gli sforzi fatti dai proprietari per non sollevare mai Zilla da terra. Ciò perché, in effetti, ragni di questa dimensione e 170 grammi di peso sono esseri relativamente delicati, per cui una caduta da anche pochi centimetri può spesso risultare fatale. Ciò in funzione della legge dell’inverso del quadrato, secondo cui l’esoscheletro protettivo prodotto da un animale di questa dimensione non può essere che molto sottile, rimanendo quindi estremamente vulnerabile agli urti. Le tarantole, inoltre, non dispongono di sangue in senso umano, ma di un fluido interno definito emolinfa, che non può coagularsi. Anche una piccola ferita, quindi, per loro può facilmente risultare letale. L’esistenza e prosperità di ragni tanto grandi nelle giungle sudamericane è in definitiva il prodotto di due fattori: la quasi totale assenza di predatori che se ne nutrono e l’abbondanza di cibo al livello del terreno, che l’ottuplice zampettatore riesce ad individuare tramite le vibrazioni e catturare grazie agli scatti fulminei di cui è capace. Una volta ghermito dai cheliceri (zanne velenose articolate) della tarantola, qualsiasi topo è materialmente finito. A tal proposito gli aspiranti proprietari di T. blondi dovranno necessariamente considerare, a loro potenziale malgrado, che sarà necessario fornire talvolta del cibo vivo al proprio coinquilino, pena una potenziale infelicità esistenziale conduttiva all’assoluta inedia. Stato a cui, tendenzialmente, già tendono simili creature.
Per inciso, il fraintendimento relativo alla dieta presunta uccellifera del ragno proverrebbe da un’illustrazione scientifica prodotta all’inizio del XVIII secolo dalla naturalista tedesca Maria Sibylla Merian, che dopo aver avvistato per la prima volta il gigantesco ragno nelle giungle del Venezuela, lo ritrasse mentre catturava e fagocitava un innocente colibrì. Una visione terribile che per fortuna, non ha nessuna base nella storia naturale di questo particolare ragno gigante. Ma il fraintendimento connota da sempre una parte rilevante della classificazione dei Theraphosidae, a partire dal loro nome comune di tarantole, derivante dalla città pugliese di Taranto. Proprio qui fu rilevato per la prima volta infatti il ragno Lycosa tarantula, grosso e peloso, ma che oggi sappiamo essere in realtà un esponente della categoria dei ragni lupi, vecchia di oltre 400 milioni di anni. La concezione secondo cui questi ragni sarebbero orribilmente velenosi è altresì del tutto errata, come provato anche dal seguente video…

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Bambino, il tuo marshmallow è già nero, toglilo dal fuoco. Ma…Aspetta un attimo, possibile? Il tuo marshmallow sembra avere le ZAMPE?!

Volete sapere cosa stanno facendo questi bambini venezuelani? In una significativa parte del Sudamerica, le tarantole sono considerate un cibo estremamente prelibato. Pare infatti che il sapore sia a metà tra quello del gambero e del granchio, e che una volta cotte brevemente sopra il fuoco, queste perdano immediatamente tutti i loro peli urticanti, diventando essenzialmente pronte da mangiare. Praticamente, si tratta dell’equivalente selvaggio di un piacevolissimo snack. Nel presente spezzone facente parte della serie della BBC Human Planet, dunque, una serie di povere T. blondi (che sia chiaro, non sono affatto a rischio di estinzione) cadono preda del loro divoratore più spietato: gli esseri umani. Ed è significativa la facilità con cui questi giovanissimi cacciatori attirano i ragni fuori dalle loro tane, li schiacciano con dei bastoni e poi li prendono in mano, possibilmente senza restare urticati dalla loro spiacevole peluria. Ed anche nel caso in cui ad uno di loro va male e riporta una bruciatura sul braccio, difficilmente poi rischiano di rovinarsi la giornata. Così è questa, sostanzialmente, la pericolosità della tarantola: pari più o meno allo zero. È più probabile che una persona riporti un infortunio tentando di lavare i denti a un gatto, piuttosto che andando a disturbare un grosso artropode così privo di armi di difesa davvero efficaci contro gli esseri umani.
Per quanto concerne l’origine del rumore prodotto dall’imponente Zilla, la cara amica pelosa di tarantulaguy1976 che è purtroppo venuta a mancare nel 2010, ci sono diverse teorie: lui afferma che si trattava del naturale strofinarsi tra i peli delle sue enormi zanne. Mentre la teoria più diffusa, ogni volta che il video viene ripostato online, è che si tratti di stridolamento intenzionale, un’attività condotta dalle tarantole come avviso di pericolo contro i loro disturbatori. Mentre altri affermano che possa essere il fruscio prodotto dagli uncini al termine delle zampe, che si impigliano sistematicamente nella moquette dell’appartamento. L’unico modo per saperlo con certezza, a questo punto, resta procurarsi un ragno e provare…
Che ne dite, dunque, si tratta di un compagno di vita che potrebbe interessarvi? Personalmente ne dubito. Su 2.000 proprietari di animali domestici, forse ce ne saranno si e no 50, che possano a tutti gli effetti affermare di trovarsi bene con un rettile, un aracnide o un insetto. E fra questi, soltanto una frazione saranno adeguatamente preparati per assicurare il benessere di un animale complesso e delicato come il Goliath mangiatore d’uccelli. Anche perché considerate che una femmina di questo ragno può vivere fino a 15-20 anni, continuando ad effettuare la muta e ricambiare il suo scheletro esterno man mano che si consuma. E sai quanti grilli, cavallette e topi, dovrai continuare a dargli ogni mese perché riesca a farlo senza incontrare nessun tipo di problema!

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